Oliver Sacks non era solo uno scrittore e non era solo un neurologo: come una sintesi hegeliana, Sacks era lo scrittore della medicina, il medico della letteratura.
Si è spento ieri, all’età di 82 anni, dopo una lunga malattia.
I suoi scritti veleggiano tra la divulgazione saggistica e l’intrattenimento romanzesco, e attingevano direttamente all’esperienza di Sacks con i suoi pazienti.
La letteratura, al pari della scienza, era per Sacks un’occasione, un strumento nobile per indagare la mente umana; quasi che la letteratura fosse un prolungamento, un estensione della scienza stessa.
Ecco l’aspetto davvero interessante di Sacks, che fa di lui più d’un medico e più d’uno scrittore: l’aver fatto convivere la medicina e la scienza con l’arte letteraria, l’aver dimostrato che l’esatto empirismo scientifico possa sussistere in comunione con il sentimento, l’invenzione e la creatività artistica.
Di lui rimarranno vivi capolavori come L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Risvegli, Un antropologo su marte.