“Libri liberi”: la libreria dove tutto è gratuito

C’è un posto dove i libri non si vendono e non si comprano. Il suo aspetto è quello di una libreria, e i libri effettivamente ci sono, i più belli sono anche esposti in vetrina, ma non c’è nessun registratore di cassa, perché quei libri sono a disposizione di chi vuole. Ma non come una biblioteca: il libro, se vuoi, rimane a te. È a tutti gli effetti una libreria – piccola, per la verità, solo una stanza – dove i libri non si vendono: circolano, liberamente. Da qui il nome di questo posto magico: LIBRI LIBERI.
Siamo nel centro di Bologna, ma in una zona tranquilla, un po’ defilata, accanto alla casa del pittore Giorgio Morandi e ad un antico convento oggi utilizzato dall’Università.

Anna Hilbe, l’ideatrice di questa preziosa iniziativa, che mette a disposizione il suo spazio e il suo tempo per tenere aperta la libreria, è riuscita a creare una zona franca, dove la letteratura e il sapere sono privati del costo monetario, svincolati da ogni freno, e sono lasciati liberi completamente. Ecco cosa differenza la sua idea da ogni altra, anche dalla forma nota del bookcrossing: i libri sono liberi anche dal vincolo dello scambio. Sì, sono in molti a preferire il portare qualcosa da casa, dopo aver preso un libro da lì, ma nulla è obbligatorio, e ognuno è libero di fare come più si sente.

D’altronde tutti a casa hanno dei libri che non hanno amato, altri da cui non dispiacerebbe separarsi, magari un regalo sbagliato. Ecco, libri liberi è il posto adatto per loro. Qui, i libri trovano finalmente il loro lettore ideale, e una volta entrati in libreria, alla prima pagina viene apposto loro un timbro, che attesta che quei libri sono definitivamente fuori dalle logiche del mercato: “Questo libro non si compra e non si vende”. E il lettore trova libri inaspettati, edizioni antiche così come quelle appena uscite, e s’è fortunato persino delle prime edizioni.

I frequentatori sono i più disparati: giovani studenti; mamme con bambini; gente che preferisce portare e basta, senza prendere altro, come un dono offerto; persone del quartiere che probabilmente non sono mai stati accaniti lettori, ma si approcciano finalmente alla lettura proprio grazie a libri liberi.

Libri liberi, la signora Anna e le altre gentili signore che la aiutano rappresentano una speranza, un’isola felice, che riporta il libro alla sua essenza originale e più profonda.

Ci sarebbe da prendere esempio. Sarebbe bello se in molti seguissero questo prezioso insegnamento

Giuseppe Rizzi

13 Comments

  1. io lavoro in ospedale e nella sala d’attesa ho creato una libreria simile, c’è chi li prende e chi li porta, sono quasi tre anni ormai che l’ho creata, gli scaffali si svuotano e si riempiono.

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  2. ciao sono paola chifari vi contatto x che ho bisogno di libri in dono x il mio progetto x favore mi potete aiutare ? sarebbe bello visto che parla di questo !””

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  3. Alla biblioteca di acqui terme, per qualche sabato hanno dato , prima 4 e poi 5 libri in regalo a scelta ai cittadini che volevano. E stato un successo io sono andata e dalla gente che ci era non riuscivo quasi nemmeno a vedere i libri che erano su grandi tavoloni. Alla fine sono uscita con 5 bei libri , soddisfatta,

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    1. Queste iniziative sono importanti perché liberano la cultura e la rendono accessibile. Possedere un libro in casa è ancora più gratificante del leggerlo soltanto ed è un monito inaspettato nel continuare a leggere e amare i libri.
      Purtroppo c’è sempre una controparte, rappresentata da chi fraintende e vede nel “libro gratis” una svalutazione, piuttosto che una rivalutazione. Le iniziative di questo tipo restituiscono nobiltà al libro, ma il rischio è che molti al contrario ci vedano l’esatto opposto e pensano che se un qualcosa è gratis allora non ha valore, travalicando la bontà di questi progetti.

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  4. Iniziativa interessantissima. Mi chiedo: come sostengono le spese di gestione dei locali, bollette, ecc.? Quale modello di business ha adottato Libri Liberi?

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    1. Non si può parlare di business per una iniziativa di questo tipo, dal momento che non prevede entrate finanziarie. Premettendo che non amo rispondere in vece altrui, quel che sappiamo, stando anche ad altre interviste lasciate dalla signora Anna, è che le sole spese sono per l’affitto del locale e per la luce: dacché si tratta di una sola stanza, per altro non grande, l’ammontare mensile, a detta dell’ideatrice, è esiguo e lo copre lei stessa di tasca propria. Poiché ci sono varie persone del quartiere che aiutano la signora Anna nella gestione (si intende pulizie e turni di apertura), probabilmente queste stesse persone collaborano anche alle spese, per quel che penso. Gli stessi scaffali sono stati a lei donati, ad esempio. Informazioni più articolate e precise è impossibile darne.

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