“A Bloomsbury”: la Lost Generation nei racconti di Mary Butts

A Bloomsbury, di Mary Butts
(2019, Safarà Editore – trad. G. Betti e C. Pascotto)

8921414_3754810Non c’è da sorprendersi se nell’ambito del modernismo inglese il nome di Mary Butts risuona oscuro: questa eccentrica scrittrice dalla biografia tempestosa – matrimoni burrascosi, relazioni omosessuali, interesse per l’occulto fra Londra e Parigi negli anni ’20 e ’30, non è mai stata pubblicata in italiano prima della comparsa di A Bloomsbury e altri racconti per Safarà Editore nella traduzione di Giulia Betti e Cristina Pascotto. Mary Butts era in relazione con alcuni dei più grandi artisti della sua epoca, tra cui gli scrittori Evelyn Waugh, Ezra Pound, Katherine Mansfield e Virginia Woolf, il pittore Cedric Morris e Jean Cocteau, che illustrò uno dei suoi libri. La scrittrice incarna pienamente quindi lo spirito della Lost Generation e per chi è affascinato da quel mondo e da quel periodo storico la pubblicazione dei suoi scritti è un’occasione imperdibile.

I racconti che compongono A Bloomsbury sfuggono ad ogni classificazione di genere: criptici, freschi eppure contorti, insomma altamente sperimentali, ricreano la Parigi e la Londra degli anni ’20 e ’30 filtrandole attraverso il vissuto e il punto di vista particolare dell’autrice.

Un elemento comune ad ogni storia è il ruolo centrale dell’occulto, o comunque un oscuro sospetto che getta un’ombra di mistero sui personaggi.

In A Bloomsbury, che apre la raccolta, l’elemento di mistero si incarna in due parenti lontani dei protagonisti (provenienti nientemeno che dal lontano e selvaggio Sudafrica) che vengono percepiti come un’inevitabile minaccia: quali segreti nasconderanno, quali nefandezze avranno compiuto nella loro terra d’origine per decidere di recarsi a Londra? Un’ambiguità di fondo pervade tutto il racconto: non sapremo mai se i due sudafricani sono colpevoli di ciò di cui i parenti li accusano, o se questi hanno fatto lavorare eccessivamente la fantasia per distrarsi dalla monotonia delle loro vite votate all’ozio.

La stessa ambiguità si ritrova in A Bayswater, dove seguiamo le vicende del giovane aspirante letterato Charles dal punto di vista del suo amico Alec. Charles è un ubriacone e un depravato o è vittima di una famiglia e di un sistema opprimente che non gli lasciano alternativa se non quella di recitare la triste parte del figlio degenere? Alec cambia spesso idea a riguardo, e anche per i lettori è difficile stabilire quel che è vero.

Anche il punto di vista dell’autrice rimane di conseguenza irrisolto: crede davvero nel mistero che ha creato o lo sta raccontando con ironia, cercando di gettar scompiglio nelle vite tranquille e ordinate dei suoi lettori?

Il racconto che secondo me permette di avvicinarsi di più all’approccio dell’autrice nella creazione dei suoi mondi è Con e senza bottoni: qui le due protagoniste architettano uno scherzo complesso per far credere al loro vicino che la sua casa sia posseduta da una strana presenza, ma si rendono conto ben presto di aver davvero risvegliato qualcosa di misterioso che abita quelle mura. Allo stesso modo è possibile che Mary Butts, che fu allieva dell’occultista Aleister Crowley, scrivesse per esorcizzare qualcosa in cui lei stessa credeva.

Mi aspettavo di trovare in A Bloomsbury e altri racconti un ritratto della Lost Generation nella sua veste più pop, con riferimenti alle figure artistiche che hanno costellato la vita dell’autrice: la raccolta invece racconta un lato molto più quotidiano e misero di quegli anni, i personaggi sono fondamentalmente soli e alla disperata ricerca di un modo per vivere bene.

In Dall’altare al soprammobile del camino, ad esempio, il protagonista Vincent è un reduce della Prima Guerra Mondiale che spera, come tanti nella sua condizione, di riprendere una vita normale a Parigi, un luogo che si presta ad essere soluzione di ogni problema: le sue illusioni sono però destinate a infrangersi davanti ad una realtà molto più insidiosa, oscura e sfaccettata.

Un’autrice da riscoprire, in definitiva, e dei racconti che sono delle preziose lenti di ingrandimento per un mondo noto e già molto decantato, ma visto da una prospettiva completamente inedita.

Loreta Minutilli

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