Mio padre, il pornografo: lo specchio della genitorialità

Mio padre, il pornografo, Chris Offutt
(2019, minimum fax – trad. R. Serrai)

C’è un luogo in cui le persone riversano tutti i rimpianti e le ambizioni, le promesse e le paure: i loro rapporti coi genitori.

Spesso, più di quanto ci faccia piacere ammettere con noi stessi, i genitori sono il mito da abbattere e l’ambizione da raggiungere: viviamo nell’eterna dicotomia di emanciparci da loro – dicendo a noi stessi: Io non sono come Te – e di renderli orgogliosi, facendo ciò che hanno fatto loro, magari meglio.

Chris Offutt, in questa biografia che però ha i colori di un’autobiografia, tratteggia perfettamente questa incolmabile distanza tra chi siamo, chi sono i nostri genitori, chi avremmo voluto essere e chi avremmo voluto fossero i nostri genitori.

C’è sempre un momento dell’esistenza in cui ci accorgiamo che i nostri genitori sono esseri umani, con difetti e lati oscuri che fatichiamo a digerire, e quello è l’istante in cui si hanno solo due possibilità: accettare l’umanità di chi ci ha cresciuto – e che solo per questo motivo noi credevamo essere oltre-umani – oppure non perdonarli per l’incommensurabile colpa di essere come noi (a volte, anche peggio). A seconda di cosa scegliamo, diventiamo adulti, genitori, figli e umani.

Chris Offutt tenta di perdonare il padre, riattraversando il ricordo di un’infanzia e una giovinezza fatta di distanze e silenzi, scherzi di cattivo gusto e regole in continuo mutamento, volubilità paterna e incapacità comunicative.

Il padre di Chris Offutt è personaggio che, si intuisce sin dalle prime pagine, ha fatto più errori che cose sensate: è stato padre a intuito, non si è programmato nulla, ha preferito essere sé stesso nel modo più sconsiderato possibile, ma ha anche celato lati di sé stesso per non doversi mai confrontare davvero coi figli.

Nonostante questo, è chiaro che in Chris Offutt da giovane vi fosse l’ambizione di poter essere apprezzato e stimato dal padre: forse proprio in virtù di quella distanza che pareva incolmabile, Andrew Offutt era riuscito a creare nel figlio un mito inarrivabile. Questo perché Andrew Offutt non aveva mai permesso al figlio di vederlo come la persona che era, ma sempre e comunque come uno scrittore pazzo e geniale.

Quando Andrew Offutt muore, Chris eredita dal padre una grandissima – troppo grande – quantità di romanzi pornografici, contenti le più grandi varietà di perversioni e fantasie sessuali. Il sesso è l’argomento tabù per eccellenza tra genitori e figli, e la pornografia del padre diviene per Chris la dimostrazione dell’umanità, forse non così piacevole, che il padre gli aveva sempre tenuto nascosta.

La prima reazione di Chris Offutt è un rifiuto totale, tanto netta che perde l’appetito sessuale: l’eredità del padre al figlio diviene simbolo di una lotta interiore dello scrittore, che per tutta la vita ha sempre cercato di essere accettato da un padre dal quale avrebbe anche voluto emanciparsi. Come ci si emancipa da un padre scrittore? Divenendo scrittore, scrivendo meglio di lui, avendo più successo, avendo cose più interessanti e belle da dire.

La Natura, come in ogni altro scritto di Offutt, fa da sfondo all’intera vicenda: la casa dei genitori dello scrittore è immersa nella natura, isolata dal mondo, e funge da simbolo non solo all’ostinato isolamento di Anderw Offutt, ma anche alla lotta interiore dello scrittore, che si ritrova a fronteggiare una selvaggia eredità e un dolore inaspettato.

In questo romanzo biografico Chris Offutt cura sé stesso dall’immensa perdita che ha subìto, perdona il padre per essere stato un uomo e uno scrittore come lo è lui stesso, e perdona sé stesso.

Il romanzo in sé e per sé è dimenticabile, non ha slanci né tantomeno ha ambizioni stilistiche, ma contiene una forte profondità emotiva, fatta di parole taglienti e nette. Per certi versi, sembra di leggere un lungo racconto di Carver, soprattutto perché la vicenda ha inizio alla fine: alla morte di Andrew Offutt. Questo conferma Chris Offutt come un narratore profondissimo e denso, seppur forse sopravvalutato nella forma.

È come se la morte del padre sia servita a Chris Offutt per dare un senso a quel rapporto tanto travagliato e incisivo, e poter finalmente dare una risposta ai mille interrogativi che la figura paterna gli ha suscitato in una vita intera. Finalmente, con questo romanzo intimo e così poco necessario, Chris Offutt ha potuto emanciparsi dal padre, divenendo la versione migliore di Andrew Offutt.

Clelia Attanasio

2 Comments

  1. Una precisazione: si tratta di un romanzo autobiografico o di un’autobiografia?
    Sono due cose piuttosto diverse, ecco.

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