Minimo strutturale, Eda Özbakay
(pièdimosca edizioni)
Di cosa tratta la teoria del minimo strutturale? È stata sviluppata in ambito architettonico dall’ingegnere romano Sergio Musmeci (1926-1981), noto strutturista, e indica la quantità più esigua di una sostanza utile a dar forma a una struttura specifica. Seguendo questa prospettiva, la scrittrice turco-tedesca Eda Özbakay ha dato vita a “forme testuali minime scomponibili e spazi narrativi mutevoli”.
Minimo strutturale, uscito a ottobre 2024 per pièdimosca edizioni, si inserisce nel percorso intrapreso dalla casa editrice con la collana glossa, curata da Carlo Sperduti. Una selezione di libri “a margine della letteratura e dell’editoria attuali” che contempla solo prose brevi: un campo letterario dove a far da padrone sono “ricerca, sospensione e deragliamento”, mediante testi votati alla “sperimentazione, alla scrittura pura e alla eterogeneità”.
Al di là delle definizioni, la prosa che compone Minimo strutturale è un ardito collage di testi sfaccettati: poesia, narrazioni brevi, aforismi, i quali creano un delicato equilibrio di finzioni. Quella di Özbakay è una scrittura disarcionata, sempre in procinto di cadere, di trasformarsi in qualcos’altro. Al posto dei capitoli, il lettore è introdotto in veri e propri spazi: sette frontiere, segnalate da altrettante lettere (A, B, C, D, E, F, G), dentro le quali ritrovarsi in altre stanze. Ma non è un gioco di scatole cinesi, bensì l’esatto opposto.
La frontiera – A
sempre diritto! mi risposero mentre oltrepassavo la frontiera, salutandomi con un battito di ciglia di pelle nera e penzolante.
Aperture letterarie che come stargate testuali (esterni, esterni/interni, interni) conducono a luoghi reali e fantasmatici: l’aquarium, le file, gli uffici sulla collina, i cinque piani del parlamento finlandese e così via, in un crescendo di sfumature mitopoietiche che creano mondi fantasiosi, crudi e contradditori. Così, l’esperienza umana viene vivisezionata, la poesia diventa politica e viceversa, in un processo di scomposizione e ricomposizione che lascia spazio al ripensamento delle forme.
file
ultimamente le file sui marciapiedi sono diventate più lunghe, rigorosamente diritte, di moto uniforme lungo tutta la linea, spesso non se ne vede l’inizio, motivo per cui la maggior parte delle volte non si sa per cosa si è in fila prima di arrivare al suo termine. La probabilità di trovarsi nella fila giusta, visto il loro costante allungarsi, si riduce di giorno in giorno.
Irrequieto è anche il tono della composizione, che mescola umorismo, grottesco e perturbante dentro una manciata di righe e figure. Strani e normalissimi esseri umani ricorrono nelle pagine di Minimo strutturale: la nonna, i bambini, alcune signore e signori anch’essi identificati con lettere (la signora M., la signora E., la signora B. e così via). Sono spesso le vittime di una burocrazia insensata, veri e propri avatar nei quali immedesimarsi e mediante cui vivere le follie del nostro tempo.
Da notare il gusto per le definizioni che, riportate seguendo il dizionario Treccani, spalancano ulteriori vertigini di senso.
pulizie
…la signora E. impiega sempre un bel po’, a scendere, perché scende in ginocchio. dice che i proprietari l’hanno scelta per fare le pulizie proprio perché cammina in ginocchio. dicono che così si pulisce meglio.
breakfast
colazióne s. f. [dal lat. collatio -onis “il mettere insieme”]
di questo si tratta: di mia madre che finisce di preparare la colazione, riempiendo i buchi del formaggio con pezzi di formaggio. di mio padre che si siede e inizia mordendo un buco ripieno di formaggio sopra una riga di giornale. di come cadono le briciole di vacca sui trattati multilaterali.
La ricerca di Özbakay coinvolge anche la pagina del testo, con la distruzione dell’ordine delle frasi e delle parole: a recare senso sono i vuoti, le assenze, gli spazi senza i caratteri. Una dislocazione avanguardistica del periodo che va al di là della grammatica per costringere i lettori a farsi spettatori della parola, costantemente in movimento.
leggere
qui
qui
qui
qui no
qui sì ——– (ricerca dell’equilibrio) ——- qui sì
qui no
qui sì
anche qui
e qui
qui no
qui no
e neanche qui
Domenico Ippolito
(immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/photos/cubi-di-legno-abc-cubi-lettere-473703/)

