Il giardino dei cosacchi – Jan Brokken
(Iperborea)
A Jan Brokken, già conosciuto e apprezzato dalla critica dopo la pubblicazione di Anime baltiche, bastano poche righe per fare dimenticare a chiunque il tempo e il luogo in cui si trova e per trascinarlo con sé nella Russia dell’ormai lontano 1849 senza troppi sforzi: da un attimo all’altro, infatti, si arriva inspiegabilmente a San Pietroburgo e si assiste con i propri occhi al celebre momento in cui lo scrittore Fёdor Michajlovič Dostoevskij era pronto ad essere condannato a morte sul plotone di esecuzione insieme ad altri prigionieri, con l’accusa di avere partecipato a un progetto complottistico ai danni di Alessandro II, prima che la grazia concessa dallo zar commutasse inaspettatamente la pena in una coscrizione a tempo indeterminato nella desolata Siberia.
Per secoli, ormai, si è letto di tale episodio con stupore e con interesse, ma adesso per la prima volta, grazie al personaggio del diciassettenne barone Aleksandr von Wrangel, si osserva in prima persona la scena e ci si sente attratti senza mezzi termini dalla figura pallida e incerta dello scrittore che, a distanza di qualche anno, sarebbe diventato il più apprezzato in tutto l’impero.
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