L’assemblea degli animali, Filelfo
(Einaudi, 2020)
Un grande evento scombussola il delicato equilibrio tra essere umano e natura: i rappresentanti di tutti gli animali si sono riuniti con grande urgenza in un’assemblea per poter finalmente prendere una decisione su come reagire alla presenza invasiva e distruttiva dell’uomo. C’è chi sostiene che in fondo noi Sapiens Sapiens siamo solo predatori più forti di altri, quindi la nostra supremazia è tanto inevitabile quanto effimera (giungerà un giorno un predatore più forte, come sempre è stato); c’è anche chi sostiene che con l’uomo si possa trattare e imparare a convivere: lo ricordano per esempio le api, che hanno saputo creare un legame equilibrato con noi umani più di ogni altra specie della Terra. Eppure, la maggioranza delle creature desidera la nostra estinzione, o quantomeno una pena severa che ci permetta di comprendere gli errori commessi e ritrovare un contatto con la natura e la sua sensibilità universale.
I sovrani della terra, del cielo e del mare decidono a nome di tutti che qualcosa va fatto, che non possono continuare a veder perire le loro creature sotto le grinfie dell’uomo. Per questo scelgono di adottare l’unica arma da guerra che in passato ha permesso loro di riprendersi parte della propria libertà: la peste. La porteranno i pipistrelli, infetterà gli uomini, le donne e i loro figli, non farà distinzione tra peccatori e innocenti, condurrà alla morte e quindi forse al pentimento. Gli esseri umani la chiameranno COVID-19.
I periodi di crisi in campo sociale, politico e umano stimolano anche una risposta nel mondo delle arti, è un processo tanto prevedibile quanto positivo. D’altro canto, devo ammettere che personalmente mal sopporto molte delle interpretazioni più serie e riflessive su questo 2020: aspetto di veder passare l’emergenza, prima di aver voglia di sentirne parlare nei romanzi o nei film. Non credo di essere la sola e non vi è ragione di vergognarsene, in fondo anche durante tragedie storiche del calibro della Seconda Guerra Mondiale le persone non amavano sentir parlare solo di fame e di guerra. Pensiamo al rapporto tra gli italiani e il cinema: sotto la dittatura, si andava nelle sale cinematografiche da una parte per vedere i film promossi dal fascismo sulla vita della gente comune, opere storiche dalla forte impronta ideologica o i celebri cinegiornali dell’Istituto Luce, ma dall’altra anche per distrarsi con spettacoli di evasione, come i lungometraggi hollywoodiani o i cosiddetti film “dei telefoni bianchi”, commedie ambientate in un’elitaria società borghese dove i problemi erano talmente insignificanti da permettere per un attimo di fuggire dalla realtà. Si cercava sempre un equilibrio tra l’aderenza al presente storico e la speranza di una fuga almeno temporanea in mondi alternativi. Io forse non amo troppo le commedie borghesi, ma mi riconosco abbastanza nella voglia di evasione.
Sono quindi consapevole di aver sottovalutato cortometraggi e narrazioni di grande valore artistico che negli ultimi mesi hanno cercato di raccontarmi la tragedia umana della quarantena e la frenesia del “fronte” ospedaliero, ma prometto che rimedierò in futuro. L’assemblea degli animali, in ogni caso, è un’eccezione. Chiunque si celi sotto lo pseudonimo di Filelfo ha saputo narrare una favola affascinante, fingendo di spiegare un presente incerto nel modo più assurdo, spettacolare e leggero possibile. Sullo sfondo, come in ogni vera favola, non può mancare una morale chiara ed esplicita: rispetta la natura, non crederti superiore, siamo tutti esseri viventi e apparteniamo allo stesso cosmo. Una nota vagamente religioso-spirituale si respira solo nel finale, ma in generale l’autore (o l’autrice) fa leva su un principio semplice, senza particolari connotazioni ideologiche, per raccontare quello che nessuno si aspetta, e che proprio per questo ci fa sorridere: che la più incombente tragedia contemporanea è in realtà una vendetta degli animali. Eppure, anche noi abbiamo i nostri alleati, disposti a tutto pur di salvarci.
Non esiste un altro momento storico in cui un esperimento letterario di questo tipo avrebbe potuto avere più fortuna. L’assemblea degli animali è un romanzo fortemente ancorato al nostro presente, al punto da costruire una meta-narrazione legata alla figura oscura dell’autore, che finge di aver assistito agli eventi nascondendosi dietro un’identità quasi mitica. Proprio per questo Filelfo può ignorare i risvolti futuri della pandemia, chiudendo la storia in un grande finale che lascia spazio al messaggio etico attorno a cui ruota l’intera narrazione, senza che ciò corrisponda alla sconfitta del virus. Sarà una lettura piacevole per chi vorrà recuperarla fra anni, ma è un’esperienza completamente diversa approcciarvisi oggi, in un contesto pieno di incertezze.
È poi vero che l’atmosfera quasi fatata del romanzo talvolta dà vita a riferimenti un po’ incoerenti. Gli animali guardano agli uomini come creature che non conoscono più la natura e le sue bestie, eppure il modo in cui vengono descritti è semplicemente umano: il topo viscido, il cane fedele, l’aquila fiera, il leone regale, tutto richiama gli stereotipi classici delle favole. In questo modo risalta ancora di più la finzione, contro la pretesa di voler narrare una verità nascosta. Al tempo stesso la prevedibilità di alcuni passaggi fa sorridere e intenerire il lettore, complici anche le delicate illustrazioni di Riccardo Mannelli, capaci di rievocare a modo loro i libri per bambini adottando comunque un tratto molto adulto.
È chiaro che L’assemblea degli animali non chiede di diventare un grande romanzo, ma di essere un affascinante esperimento. Non ha le caratteristiche per resistere al tempo in quanto prodotto artistico autonomo, ma quelle per essere ricordato, forse, quando si tornerà con la memoria ai nostri giorni e ci si domanderà se dalla solitudine della pandemia è nato qualcosa di bello.
Anja Boato
Una storia davvero molto interessante. Sembra effettivamente una favola sulla natura che si ribella all’uomo e che spiega in maniera molto fantasiosa perché è arrivata questa pandemia. Mi ha incuriosito!
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Ho letto il libro . Lo attendevo. Avendo iniziato la lettura di poche pagine iniziali su Robinson, a maggio, ne ero rimasta affascinata. E le mie aspettative sono state premiate. È una lettura semplice ma si intuisce che nasconde alta letteratura. E difatti il misterioso autore dice di aver usato parole antiche di Maestri del passato. Subito l’ho regalato ai miei nipoti. Sono loro che capteranno meglio di noi adulti, la morale. È la loro generazione che potrà salvare la Terra, salvando animali e piante e dunque anche l’umanità. Sono affascinata dal nome nuovo col quale sono chiamati gli animali: Animandri o Filelfi. Fa sognare
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