Costruire un climax efficace: “Il nuotatore” di Cheever

La gazza ladra è una rubrica curata da Francesca Rossi. Ogni episodio analizza un racconto e suggerisce le tecniche narrative da “rubare” per costruire storie efficaci.

Il nuotatore, John Cheever
(dalla raccolta I racconti, Feltrinelli; traduzione del racconto di Marco Papi)

Il nuotatore è apparso per la prima volta sulla rivista “The New Yorker” il 16 luglio 1964. In Italia è stato pubblicato da Fandango nel luglio del 2008 e successivamente da Feltrinelli. La versione a cui faccio riferimento in questo articolo è quella tradotta da Marco Papi e inserita nella raccolta I racconti, edita da Feltrinelli. 

Ho scelto di analizzare Il nuotatore perché, tra le altre cose, è l’esempio perfetto di come si costruisce un climax. La storia inizia con una scena piuttosto tipica dell’immaginario di Cheever: un gruppo di coppie a bordo piscina, in ripresa da un hangover, che continuano a ripetere di aver bevuto troppo la sera prima. È piena estate, e una sensazione di benessere languido pervade Ned Merril, il protagonista di questa storia. Si tratta di uomo non più giovane – probabilmente di mezz’età – che tuttavia conserva in sé una buona dose di vitalità giovanile, sia fisica che spirituale. In uno slancio di originalità, Ned decide di compiere in un’impresa epica: tornerà a casa a nuoto, attraversando il “fiume Lucinda” (chiamato così in onore di sua moglie), che altro non è che una serie di piscine disseminate nei giardini dei suoi vicini. Durante la traversata la realtà di Ned inizierà a cambiare; Cheever ci mostrerà come è possibile stravolgere la vita di un personaggio nel lasso di tempo che serve per fare poche bracciate. 

Seminare elementi anticipatori 

All’inizio del racconto, Ned viene caratterizzato con parole che rimandano a immagini di benessere e giovinezza («con quella particolare snellezza della gioventù»; «gioventù sportiva»), nonostante Cheever ci dica subito che Merril «è tutt’altro che giovane». Tutto ciò che lo riguarda è pervaso da un alone di prosperità e forza, come ad esempio le sue figlie, che sono appunto giovani e «splendide». Non solo: accanto alla prestanza fisica di Ned – sottolineata tramite l’uso di azioni specifiche («si issò sul bordo della piscina, lui che non usava mai la scaletta») – viene subito messa in evidenza la sua personalità. Ned è infatti un uomo  «volutamente originale»«un personaggio leggendario», ben inserito nel proprio ambiente sociale («sapeva che sul percorso avrebbe incontrato molti amici, tutti amici assiepati lungo le rive del fiume Lucinda»).

Quando decide di intraprendere la traversata a nuoto, il protagonista è in una condizione psicologica positiva, che si riflette anche in una serie di elementi esterni al personaggio, come ad esempio quelli atmosferici. È infatti una soleggiata domenica d’estate, una bella giornata; tuttavia Cheever ci dà subito un indizio: «A occidente si vedeva una massiccia formazione di nuvole cumuliformi, ed era così simile a una città vista in lontananza dalla prua di una nave che s’avvicina, che si sarebbe potuto darle un nome». Cheever inizia quindi a seminare un elemento di contrasto, una lieve minaccia che lascia intuire qualcosa. Questo presagio non è però ancora sufficientemente forte da turbare lo stato d’animo e la sicurezza di Ned. Non appena inizia a nuotare ecco che tornano ai riferimenti al senso di benessere e salute: 

«Oh com’erano incantevoli e lussureggianti le rive del fiume Lucinda! Uomini e donne prosperi erano riuniti intorno alle sue acque color zaffiro, mentre i camerieri in giacca bianca servivano loro bicchieri di gin gelato»

In questa fase del racconto ogni cosa è condizionata dallo sguardo positivo di Ned. Persino un aereo d’addestramento che sorvola le piscine – e che potrebbe essere associato al concetto di guerra – è «gioioso come un bambino». 

Un primo elemento di rottura  – che si ricollega a ciò che Cheever ha seminato qualche paragrafo prima  –  arriva proprio nel bel mezzo di una descrizione idilliaca e quasi sentimentale. Dopo aver nuotato nelle piscine dei Graham, degli Hammer e dei Lear (che lo hanno accolto con grande calore) Ned è pieno di sentimenti di affetto e tenerezza. Subito dopo, però, sentiamo che la minaccia delle nuvole – prima solo accennata – inizia a diventare qualcosa di più concreto («In lontananza, udiva il brontolio del tuono». Le nuvole sono ancora in lontananza, ma stavolta si aggiunge l’elemento sonoro e minaccioso del tuono. 

La crescita progressiva di intensità 

La piscina dei Levy è la prima in cui Ned trova un’atmosfera di quiete e quasi di abbandono («le porte e le finestre della grande casa erano aperte, ma non c’erano segni di vita»). L’umore di Ned non sembra essere guastato da questo particolare, e anzi, è forse addirittura contento di un po’ di tranquillità dopo i chiassosi incontri delle piscine precedenti. Ecco però che rispunta il temporale, questa volta con un’intensità maggiore:

«Stava per arrivare un temporale. La formazione di nuvole cumuliformi si era alzata ed era divenuta più scura, e mentre era lì seduto udì ancora il rombo sordo del tuono»

Questa progressiva insistenza sul clima non è casuale, e segue la tecnica del climax: all’inizio del racconto Cheever ci fa solo vedere le nuvole in lontananza, utilizzando una metafora che richiama un senso di avventura (le nuvole cumuliformi vengono paragonate a «una città in lontananza vista da una nave», proprio come se Ned fosse un esploratore pronto a partire per una destinazione esotica); poco dopo ci fa sentire il «brontolio del tuono» (un suono comunque ancora non eccessivamente minaccioso, e pur sempre in lontananza), per poi arrivare al «rombo del tuono» che preannuncia un temporale imminente. 

Nonostante questo, Ned mantiene una buona predisposizione d’animo; il cambiamento atmosferico non sembra turbarlo più di tanto, anzi, sente una malinconia piacevole: 

«Ma perché amava tanto i temporali, perché lo eccitava il rumore delle porte spalancate dal vento e dalle folate di pioggia che spazzavano violentemente le scale di casa […] perché  le prime note cristalline di un vento in tempesta avevano per lui il suono inconfondibile delle buone notizie, dell’allegria della lieta novella?» 

Dopo aver nuotato nella piscina dei Levy, il temporale si scatena definitivamente, e Ned si ferma in uno spogliatoio ad aspettare che passi. È in questo momento che qualcosa in lui inizia sottilmente a cambiare, soprattutto per quanto riguarda la percezione del tempo. Mentre osserva la pioggia cadere sui lampioncini giapponesi nel giardino dei Levy, Ned si chiede quand’è che la coppia di amici ha comprato quelle esotiche decorazioni  (era stato due anni prima, o solo l’anno scorso?), e subito dopo la sua attenzione è attratta da un acero, le cui foglie gialle e rosse sono state spazzate via dal vento («Essendo mezza estate, l’albero doveva essere malato, ma quel primo segnale dell’autunno gli diede una peculiare malinconia»). 

La piscina successiva è quella dei Welcher, ma Ned la trova prosciugata. Per la prima volta è «deluso e sconcertato». A questo punto del racconto iniziano a crescere gli indizi sulla percezione della realtà del protagonista, e sul suo vizio di rimuovere i ricordi spiacevoli. 

«Quando aveva sentito l’ultima volta i Welcher, quando era stato, cioè, che lui e Lucinda avevano ricevuto uno sgradito invito a cena in casa loro?  Era la sua memoria che vacillava, o era il fatto che avendola esercitata a rimuovere i ricordi sgradevoli, il suo senso della realtà era ora offuscato?»

Ma Cheever sa che non è ancora il momento giusto per far crollare il suo eroe, e con una frase dai toni entusiastici ristabilisce il tono dell’inizio: «Quello era il giorno in cui Neddy Merril aveva attraversato a nuoto tutta la contea, che giornata! E così si avviò a compiere il suo trasbordo più difficile». 

La svolta 

Il trasbordo più difficile consiste nell’attraversare la statale per raggiungere la piscina comunale. Ned è in costume, scalzo, e appare totalmente ridicolo a chi lo osserva da fuori. Con un repentino ribaltamento di prospettiva, Cheever distrugge in poche righe la figura di Ned: 

«Lì, a piedi scalzi tra le immondizie dell’autostrada, tra lattine di birra, stracci e pezzi di pneumatici scoppiati, esposto a ogni sorta di ridicolo, Ned era una figura patetica».

Non più un «personaggio leggendario», come veniva descritto a inizio racconto, ma una figura patetica ed esposta al disprezzo e al ridicolo.

Ned si trova completamente impreparato a questa situazione, ma è comunque convinto di dover portare a termine la sua impresa eroica («Nello spazio di un’ora, più o meno, aveva percorso una distanza che rendeva impossibile il suo ritorno»)

Finalmente riesce ad attraversare la strada, grazie a «un vecchio che arrancava sull’autostrada a venti all’ora» che lo lascia passare (e su questo punto non credo ci sia bisogno di aggiungere altro). Arriva così alla piscina comunale, che gli appare sporca, puzzolente come una fogna. Non c’è più nessuna traccia del languido benessere della casa dei Westerhazy, né dei coctkail sofisticati, né dell’ «acqua color zaffiro della casa dei Bunker». Questo è anche il primo momento in cui il protagonista – invece che essere accolto come un eroe originale – viene trattato come un rifiuto. È infatti costretto a farsi una doccia prima di poter nuotare la sua vasca, e viene cacciato in malo modo da un bagnino quando si accorge che Ned non ha addosso la medaglietta di riconoscimento. 

Per arrivare alla piscina degli Halloran –  due anziani «immensamente ricchi» che si compiacciono di avere idee sovversive –  Ned attraversa un bosco in cui camminare è «difficile e insidioso» (un richiamo che sembra dantesco). Anche qui Merril trova un segnale d’autunno, come gli era capitato a casa dei Levy («la siepe di faggi era ingiallita»), e ancora una volta persiste nel credere che sia un fatto isolato, piuttosto che l’indizio di una sua percezione errata («Ned pensò che anch’essi fossero malati»). 

A questo punto, agli elementi puramente simbolici si aggiungono quelli di dialogo che vanno a rafforzare il climax e a rendere più esplicita la trasformazione del personaggio: la signora Halloran si rivolge a Ned dicendo: «Ci è dispiaciuto immensamente sapere di tutte le tue disgrazie, Neddy». Lui risponde con stupore, come se non sapesse di cosa lei stia parlando; poi dopo essersi tolto il costume per nuotare nudo (come gli Halloran erano soliti fare), Neddy prova a indossarlo di nuovo ma lo trova largo, come se fosse di colpo fosse dimagrito. 

«Aveva freddo e si sentiva stanco (…) Era una nuotata troppo lunga per le sue forze, ma come avrebbe potuto prevederlo quel mattino, mentre scivolava già per la ringhiera e quando stava disteso al sole in casa dei Westerhazy? Sentiva le braccia fiacche, le gambe molli, le giunture gli dolevano»). 

A casa dei Sachs, Ned si sente infreddolito e chiede qualcosa da bere, ma la sua amica Helen gli dice che in quella casa non c’è più alcol da quando Eric, il marito, è stato operato tre anni prima. Qui torna con più insistenza il senso di straniamento di Ned, che non ha memoria dell’operazione subita dal suo amico. 

«Ned si domandò se stava perdendo la memoria, se quella sua capacità di rimuovere i fatti spiacevoli gli aveva fatto dimenticare che aveva venduto la casa, che le sue figlie erano in difficoltà, che quel suo amico era stato malato»

Anche la nuotata di Ned inizia a perdere vigore, tanto che percorre la piscina dei Sachs «annaspando» e addirittura  «correndo il rischio di annegare». 

Il punto che precede la disfatta finale è la nuotata a casa dei Biswagner. Fino a questo momento del racconto abbiamo visto il declino del protagonista attraverso il progressivo decadimento della sua condizione fisica e mentale, ma è solo quando arriva dai Biswagner che lo vediamo rovinosamente cadere anche dal punto di vista dello status sociale. Il narratore spiega subito che i Biswagner non appartenevano all’ambiente di Neddy, e anzi, i loro inviti erano sempre stati snobbati senza troppi complimenti. Ned si sente nettamente superiore a loro, ed è convinto che considereranno  la sua visita come un grande onore. Ma così non è: Grace Biswagner lo accoglie con disprezzo, e voltandogli le spalle dice ai suoi ospiti che Ned e sua moglie sono andati in bancarotta da un giorno all’altro. 

«Sono andati in bancarotta da un giorno all’altro, ora non hanno altro che il reddito, e lui è arrivato qui una domenica, ubriaco, e ci ha chiesto di prestargli cinquemila dollari…»

Il picco finale 

La prossima tappa dell’impresa di Ned è la piscina di Shirley Adams, una donna che è stata sua amante in passato. Anche qui la memoria del protagonista sembra vacillare: non riesce a ricordare di preciso se quella storia è finita da poco o da molto tempo, ma comunque è sicuro di essere stato lui ad averla chiusa. L’accoglienza di Shirley è però apertamente ostile e quando Neddy le spiega che sta attraversando la contea a nuoto lei lo rimprovera aspramente, dicendogli che non gli presterà più un centesimo. Anche qui, come a casa dei Biswanger, Cheever combina elementi di dialogo esplicito («Se sei venuto per soldi non ti darò nemmeno un centesimo») ad elementi simbolici, che si collegano al climax costruito in precedenza  («Si tuffò nella piscina e l’attraversò a nuoto, ma quando tentò di issarsi sul bordo, si accorse che non aveva più forza nelle braccia»). 

Anche gli elementi atmosferici continuano a seguire la traccia che ha percorso tutto il racconto, e – dopo l’acero e i faggi ingialliti – Ned coglie di nuovo i segni di un improvviso autunno: 

«Alzando lo sguardo, vide che le stelle erano già spuntate, ma perché gli sembrava di vedere Andromeda, Cefeo e Cassiopea? Dov’erano finite le costellazioni di mezza estate?»

Le ultime due piscine (quella dei Gilmartin e quella dei Clyde) segnano il declino definitivo di Ned, e Cheever completa il climax che ha costruito raccontando la difficoltà di nuotare del protagonista. 

«Per la prima volta in vita sua, non si tuffò in acqua, ma scese la scaletta nell’acqua gelida»

Se analizziamo solo l’atto di nuotare, Cheever ha disegnato una parabola perfetta: all’inizio Ned esce dalla piscina issandosi sul bordo, perché lui non usa mai la scaletta, mentre alla fine del racconto è talmente indebolito che è costretto a farlo. 

Quando compie le ultime bracciate, Ned è ormai un uomo stanco, vecchio, finito. Per riuscire a completare quella vasca è costretto a fermarsi continuamente. 

Infine, «curvo, aggrappandosi ai paletti del cancello per sostenersi» arriva a casa, ma solo per trovarla vuota, abbandonata. La rivelazione finale arriva con una semplice frase senza fronzoli. Ned ricorda tutto insieme e in pochissime righe le disgrazie che gli sono capitate addosso, e il racconto si chiude con lui che, urlante, batte i pugni sulla porta di una casa ormai non più abitata.  

Punti forti del racconto in breve: 

Come al solito, ecco una lista (non esaustiva) di cosa possiamo “rubare” da questo racconto:

  1. La tecnica del climax. Cheever riesce a combinare elementi simbolici che dialogano tra di loro, intrecciandoli con il piano delle azioni, in modo tale che il lettore venga progressivamente guidato dalle premesse iniziali del racconto alle sue estreme conclusioni. 
  2. L’utilizzo di diversi livelli simbolici per far crescere il climax. Possiamo distinguere almeno tre diversi livelli che seguono la logica del climax: elementi atmosferici (le nuvole, che diventano poi un temporale; i vari richiami all’autunno, dall’acero fino alle costellazioni autunnali), elementi che definiscono l’aspetto e il carattere del personaggio, e che si riflettono anche nel suo modo di nuotare (all’inizio Ned è «un personaggio leggendario» che rappresenta un’immagine di «gioventù sportiva» e che non usa mai la scaletta;  alla fine è un uomo stanco e curvo che non riesce a finire una vasca senza appoggiarsi di tanto in tanto al bordo) ed elementi che rimandano alla condizione sociale di Ned (si passa da l’immagine di un fiume Lucinda le cui coste sono costellate da amici, a quella di Ned come oggetto di disprezzo da parte di una coppia al di sotto del suo rango sociale). Per ognuno di questi livelli Cheever compie una scelta di lingua e di azioni estremamente accurata per far crescere di intensità il racconto. 
  3. L’utilizzo di un linguaggio a tratti lirico ed enfatico per accompagnare il climax e creare un effetto di straniamento. In diversi passaggi in cui iniziamo a intuire che qualcosa sta cambiando, Cheever ci riporta lo sguardo ingenuo di Ned con frasi che hanno un registro e un tono sempre più stridente con la realtà dei fatti («Quello era il giorno in cui Neddy Merril aveva attraversato a nuoto tutta la contea, che giornata!»)

Francesca Rossi

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