Se ormai The Young Pope è sulla bocca di tutti, in pochi conosceranno il romanzo del 1973 che con la serie di Sorrentino ha numerose analogie.
Roma senza Papa fu scritto nel 1967 e pubblicato postumo tra il 1973 e il 1974. Il suo autore, Guido Morselli, s’era da poco suicidato senza aver mai pubblicato nulla. Quando Adelphi propose questo suo romanzo, si verificò un turbolento ciclone nel panorama editoriale e culturale. Divenne un classico in poco tempo, malgrado oggi resti tendenzialmente di nicchia, poco ricordato, certamente non quanto merita.
Se già The Young Pope, la straordinaria serie di Paolo Sorrentino, appare geniale e rivoluzionaria, provocatoria inoltre, si pensi allora ai meriti dell’intuizione di Morselli quasi mezzo secolo prima.
A chi veda il film dopo aver già letto questo romanzo, com’è capitato a noi, o a chi, già visto il film, voglia seguire il nostro consiglio, sarà comunque evidente la comune brillantezza dell’idea di fondo e le numerose analogia tra le due opere.
Quella di Morselli è un ucronia (una storia ambientata in un futuro alternativo), tanto quanto la storia di Sorrentino, che in verità assume spesso i tratti di una distopia. Entrambe rasentano i generi della fantapolitica e della satira.
In un futuro non proprio lontano, viene eletto Papa un personaggio fuori dagli schemi, come pochi se ne sono visti primi, che ha scelto per sé il nome evocativo e abbastanza emblematico di un pontefice del Novecento: questo è vero per entrambi, Pio XIII in Sorrentino, Giovanni XXIV in Morselli. Anglosassoni ambedue, americano l’uno e irlandese l’altro, i due papi vogliono rivoluzionare e stravolgere la Chiesa, fino quasi a metterne a repentaglio l’esistenza. Eppure, se il ben noto Pio XIII, proprio alla stregua del precedente Pio, fa tutto questo sotto una matrice fortemente conservatrice, quasi anzi fondamentalista, restauratrice, al contrario il papa di Morselli, Giovanni XXIV, come il suo omonimo Papa Buono, intraprende una strada progressista. Questa la differenza sostanziale alla base.

Eppure, malgrado i poli opposti su cui si stabiliscono i papi di Morselli e Sorrentino, la comunanza delle due idee si riflette nell’attento riflesso che entrambe hanno nei confronti della situazione sociale, politica ed economica delle rispettive epoche.
È chiaro come il Papa di Sorrentino sia un riflesso negativo dell’attuale Francesco, d’altro canto invece Giovanni XXIV si colloca in stretta continuità i papi attuali a Morselli, Paolo VI e soprattutto, come ovvio, Giovanni XXIII.
Sono papi che incarnano una satira profonda alla rispettiva società attuale: Giovanni XXIV divide in due la luna tra USA e URSS facendo da pacere nella Guerra Fredda; propone inoltre il mandato papale a tempo (profetico se si pensa a Benedetto XVI); si dice inoltre che sia fidanzato e tra le sue riforme c’è l’abolizione del celibato ecclesiastico. Lenny invece, il Pio XIII di Sorrentino, mette in mostra tutte le contraddizioni non solo della Chiesa Cattolica ma anche della nostra società; inoltre vuol ripristinare lo Stato Pontificio, il potere temporale e politico della Chiesa, ha mire espansionistiche – un evidente gioco di specchi col tema religioso così attuale oggi.
Entrambi sono invisibili, anche se in maniera diversa: Pio si nasconde, non vuol mostrare la sua immagine; Giovanni arriva persino ad abbandonare il Vaticano per trasferire la sede papale a Zagarolo, ‘una villeggiatura’ in pratica.
Ma al di là delle principali analogie che abbiamo riportato, è chiaro che ognuna ha delle caratteristiche e peculiarità precise e distinte – non si pensi che siano sovrapponibili o che si ripetano a vicenda. Le due opere, pur da un linea identica di partenza, arrivano a traguardi vicini ma diversi, con mezzi e per strade differenti, merito dell’estro peculiare e proprio dei due autori, come ovvio che fosse.
Due opere così vicine e così lontane, così affascinanti eppure così distanti nel tempo. Entrambe frutto del genio di due autori a loro modo rivoluzionari, non solo per quello che dicono, bensì per le strategie innovative e stranianti che utilizzano per farlo.
Non credo che Sorrentino si sia ispirato a Morselli. Mettere in luce la corrispondenza tra queste due opere italiane, sebbene l’una cinematografica e l’altra romanzesca, serve ad apprezzare più l’una e a riscoprire l’altra, a mostrare come due genialità distanti nel tempo e diverse per biografia (agricoltore era Morselli), abbiano avuto una intuizione così simile, che rivela una certa necessità ( a livello culturale e sociale) che a distanza di cinquant’anni non è mutata.
– Giuseppe Rizzi –
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