Internet è quella piattaforma imparziale attraverso cui la categoria di “scrittore” si fa volubile ed effimera, dove chiunque può pubblicare qualunque cosa ed entrare in contatto con ogni potenziale pubblico. Non ci sono filtri, non ci sono limiti, esiste solo il singolo talento che si mette in gioco e cerca di raggiungere il successo. Il risultato è un universo, quella della letteratura del web, spesso malconsiderato e sottovalutato da chi rimane fedele alla purezza delle vie tradizionali di pubblicazione. Quasi come se in Internet la letteratura non fosse più arte.
Non è mio interesse discutere ora sulla fondatezza di questa prospettiva comune, ma vi posso riconoscere un innegabile fondo di verità: la letteratura tradizionale e quella concepita per la pubblicazione in Internet sono molto diverse tra loro e il successo delle singole opere dipende da strategie e logiche talvolta opposte. La vera questione allora diventa riuscire a comprendere quali siano queste logiche, da cosa dipenda il successo di un romanzo pubblicato in Internet, e perché probabilmente la stessa opera non sarebbe nemmeno riuscita a superare il vaglio delle case editrici.
La prima questione, tanto evidente quanto scontata, riguarda il “fattore economico”. La pubblicazione tradizionale comporta un costo e un obiettivo di guadagno, quella in Internet no. Innanzi tutto, ciò vuol dire che una casa editrice ha il compito di selezionare quali opere siano meritevoli di pubblicazione: un autore che sta scrivendo un libro con il fine di pubblicarlo attraverso una casa editrice ha in mente dei criteri molto rigidi nella speranza di incontrare gli interessi del mercato. Ecco allora che un esordiente difficilmente avrà successo proponendo raccolte di racconti o urban fantasy di 800 pagine e nessun editore accetterà mai opere sgrammaticate, sintassi incoerenti o strutture bizzarre che non si possano inquadrare in generi specifici dai target immediati.
Queste però sono le regole del gioco, e lo scrittore le conosce perfettamente, al punto da darle spesso per scontate. Contemporaneamente anche il lettore deve operare una selezione: impossibilitato a leggere tutto lo scibile umano sarà indirizzato nella sua scelta dall’autorevolezza di certe recensioni, dalla conoscenza di altre opere dell’autore, magari dalla trama, dalla copertina, forse dal titolo – in sintesi, sia la pubblicazione dell’opera sia la sua lettura passano attraverso dei filtri che sono vincolati in primo luogo da logiche economiche.
Internet invece accetta tutto. Le storie possono essere composte da 40 parole o mirare all’infinitezza di un percorso letterario concepito come indeterminato; possono essere scritte in stile accademico o attraverso abbreviazioni ed emoticon; possono essere pensate e ragionate con attenzione o scritte e pubblicate di getto. Ciò perché la pubblicazione non comporta un investimento economico e non mira ad alcuna forma di guadagno.
In questo contesto, lo scrittore non ha nessun tipo di limite, può pubblicare qualsiasi idea gli venga in mente senza paura di fallire, perché ci sarà sempre qualcuno nel mondo a cui piacerà. È un rischio che le case editrici non possono correre, ma che rappresenta una delle principali forze di Internet. Siamo abituati a inquadrare la letteratura in un insieme di elementi dati per scontati e considerati imprescindibili, come la correttezza grammaticale (o una scorrettezza furba e ragionata), la completezza dell’opera o la sua maturità contenutistica, e non ci rendiamo conto che qualcun altro nel mondo può provare piacere nel leggere storie di 40 parole, con trame deboli e mettendo in secondo piano la grammatica. Su Internet vale la pena arrischiarsi a pubblicare quello che davvero si vuole scrivere, per quanto assurdo, immaturo e sbagliato possa sembrare.
D’altro canto, anche il lettore non ha nulla da perdere. In una libreria le sue decisioni sono guidate da aspettative diverse da quelle che regolano Internet, ed entrano in gioco psicologie complesse. Un libro ha una sua importanza, una sua validità intrinseca: una volta comprato o selezionato tra le varie proposte della biblioteca, si sente la necessità quasi vincolante di leggerlo. In Internet si può invece aprire una storia e chiuderla l’attimo dopo, leggere solo i primi due capitoli o saltare tre righe su cinque. È richiesta minore attenzione e soprattutto si ha la sensazione di avere tutto a portata di mano, per cui ogni storia è potenzialmente leggibile, anche quelle che non suscitano alcun vero interesse, ma a cui si desidera concedere comunque un’occhiata rapida.
In un contesto in cui chiunque può scrivere o leggere qualunque cosa, senza alcun tipo di filtro, non è più l’opera in sé a fare la differenza, ma lo scrittore. Lo scrittore smette di essere l’autorità che ha partorito un prodotto artistico e improvvisamente si trova alla stessa altezza di tutti i suoi lettori. Anzi, probabilmente lo scrittore è il lettore di un altro scrittore. Questa vicinanza ha degli effetti concreti nella questione clou della letteratura del web: il feedback immediato.
Tutti i lettori hanno la possibilità di comunicare direttamente con gli autori esprimendo il proprio parere sulle singole opere. Qualora queste siano relativamente brevi, di solito vengono pubblicate per intero, quindi i commenti positivi dei lettori aiutano a legittimare il talento dello scrittore e lo invogliano a continuare a pubblicare opere dello stesso genere, sapendo di poter contare sull’esistenza di un pubblico. Se si tratta di lavori più corposi, in generale le opere vengono pubblicate episodicamente, un capitolo alla volta. I commenti diventano quindi indicatori fondamentali, che servono a comprendere quali elementi funzionano e quali no, cosa le persone si aspettano e cosa desiderano leggere. Ricevere commenti da parte dei lettori diventa l’obiettivo di ogni scrittore, al punto che alcuni degli autori più attivi possono sviluppare una sorta di “ossessione da feedback” e pubblicare solo con lo scopo di ricevere commenti.
Forse la più grande differenza tra le due tipologie di pubblicazione risiede proprio in questo fattore: passare attraverso una casa editrice e lavorare duramente per costruire un romanzo è già di per sé una conquista; in Internet l’obiettivo è molto più tangibile, e consiste nella necessità di ottenere dei feedback sotto la forma di commenti. Sono fonti di legittimazione del valore e del talento letterario diametralmente diverse tra loro. Di fatto però i feedback dei lettori non dipendono dalla validità dell’opera, ma dall’attivismo dello scrittore. Una regola imprescindibile per garantire l’attenzione del pubblico è non far trascorrere mai troppo tempo tra la pubblicazione di un capitolo e l’altro, perché ogni lettore segue più di un’opera alla volta e di conseguenza tende a dimenticare facilmente i dettagli. Nonostante ciò, ogni capitolo deve essere “memorabile”, in modo che il lettore sia interessato a seguire gli aggiornamenti. Pubblicare capitoli brevi può quindi essere utile dal punto di vista delle tempistiche, ma rappresenta a sua volta un rischio.
L’attivismo si manifesta anche attraverso altre forme, a cominciare dalla pubblicazione di più opere a distanza ravvicinata – “scomparire” dalla scena per un periodo indefinito può essere socialmente letale — e il commentare le storie di altri scrittori in modo da creare legami di dipendenza reciproci. Ancora più importante è il rispondere personalmente a ogni singolo commento ricevuto dai lettori, soprattutto dopo la pubblicazione di un nuovo capitolo o di un nuovo progetto, così da gratificare il lettore e spingerlo a commentare nuovamente, ma anche in modo da ricordargli che la storia sta proseguendo.
Va da sé che in questo circolo vizioso la fedeltà allo scrittore conta spesso più del piacere della lettura. D’altro canto, approcciandosi a un autore specifico vi si riconosce un talento che incontra i propri gusti di lettore, e al contempo lo scrittore, ricevendo un feedback positivo, sviluppa maggiore fiducia nei confronti delle proprie scelte letterarie. Cambiare può così diventare un processo problematico: se pubblicare di quando in quando opere che esulano dai propri schemi tradizionali può essere interpretato come una parentesi apprezzabile, la radicale trasformazione rischia di far crollare l’intero sistema. Una battaglia che ricomincia quasi da capo.
Oltre a queste prime questioni superficiali, le logiche del successo per gli scrittori del web sono ben più complesse e devono rispondere di molti altri fattori. Bisognerebbe allora discutere delle differenze tra i vari siti, alcuni dei quali sono molto più “elitari” e puntuali nei giudizi rispetto alle piattaforme “di massa” che ho scelto di considerare in questa sede (come EFP o Wattpad). O ancora, una menzione speciale andrebbe concessa al ruolo dei beta reader e alle differenze tra chi ne fa uso e chi no. La partecipazione ai contest online, le storie a quattro o sei mani, i racconti interattivi in cui si richiede il coinvolgimento dei lettori nella creazione dei personaggi e dell’intreccio, il ruolo delle mode e come sfruttarle – ciascuno di questi elementi rappresenta una questione a sé che lo scrittore del web deve conoscere per raggiungere il successo.
Ricevere un feedback positivo da una casa editrice interessata a pubblicare la propria opera letteraria vuol dire aver vinto. L’importanza di quella vittoria verrà poi misurata dal prestigio della casa editrice, dalle recensioni positive e dalla partecipazione a eventuali concorsi, ma intanto il risultato più gratificante è stato raggiunto. Non c’è invece orgoglio nel pubblicare in Internet, dove l’unico parametro del successo è dato dalle risposte dei lettori. La lotta si combatte solo dopo la pubblicazione in sé, nella speranza di rendere la propria opera memorabile – sarà però sempre un successo effimero, destinato a “passare di moda” in un percorso praticamente irreversibile. Ecco perché il migliore degli scrittori del panorama letterario contemporaneo probabilmente non avrebbe altrettanto successo in Internet, e viceversa.
(di Anja Boato)