Questo pianeta, L. Conti
( Fandango, 2022)
La terza edizione di Questo pianeta (Fandango, 2022) doveva essere pubblicata praticamente trent’anni fa, eppure, nonostante la distanza temporale, il libro di Laura Conti non è divenuto obsoleto, ma è anzi oggi ancora più attuale e urgente che negli anni Novanta. Il tema centrale di questo saggio è una critica al capitalismo, che tenta di mostrare l’incompatibilità del modello economico e sociale con l’ambiente naturale della Terra: per farlo, l’autrice ripercorre la storia della vita sul pianeta, partendo dalla comparsa dei primi organismi monocellulari, passando per le fasi più salienti dello sviluppo della civiltà terrestre e arrestandosi alla fine dello scorso millennio.
Laura Conti è stata una figura emblematica per le politiche ecologiche nell’Italia del boom economico: partigiana durante la Resistenza, medico, militante e infine deputata del partito Comunista, nonché tra i fondatori di Legambiente, ha svolto durante tutta la sua vita un’azione di divulgazione delle tematiche ambientaliste, in contrasto anche con le scelte politiche del partito d’appartenenza. In particolare, nel libro in questione, denuncia tanto l’eccessiva fiducia degli intellettuali marxisti nel credere che «tutti i bisogni umani troveranno sempre soddisfazione, indipendentemente dal numero degli esseri umani e dall’entità dei loro bisogni» (p.15) quanto la rassegnazione della sinistra italiana nell’ammettere l’ineluttabilità del capitalismo. Per Conti, le lotte sociali non possono prescindere da una lotta ecologica, poiché l’inquinamento si riversa dall’impianto produttivo all’ambiente circostante, estendendo l’idea di sfruttamento dal semplice rapporto di lavoro a un problema che riguarda tutta la popolazione («non si verifica più soltanto la compravendita della forza lavoro: si verifica anche il prelievo occulto e non remunerato della salute», p. 205).
I tre pilastri su cui si basa l’analisi ecologica di Laura Conti sono Darwin, Malthus e Marx, uniti e reinterpretati in una prospettiva che intreccia fenomeni di ordine biologico-ecologico a fenomeni d’ordine socioeconomico. Il salto ai primordi del pianeta è dunque necessario e funzionale, in quanto quella tracciata dall’autrice non è una prospettiva evoluzionistica della vita sulla Terra, ma piuttosto una storia degli scambi di energia che sono avvenuti dall’apparizione dei primi organismi e che hanno reso possibile ogni successiva fase dello sviluppo. Lo spunto di partenza, illustrato nel primo capitolo, è un’intuizione di Darwin: la materia non vivente non può più dare origine a organismi viventi, nel nostro tempo e sul nostro pianeta. Un evento possibile in date condizioni, una volta verificatosi, rende impossibile la ricostituzione di quelle stesse condizioni da cui si è originato: è sufficiente solamente eliminare o modificare una delle molteplici varianti per rendere impossibile il replicarsi o il perdurare di un fenomeno – e, come appunta l’autrice, basta una variazione minima della temperatura per rendere possibile la vita o meno e, per l’essere umano, è all’incirca un grado a segnare la distanza tra la salute e la malattia.
I primi diciotto capitoli del libro – tutti aperti da un cappello introduttivo volto a chiarire i temi e la prospettiva interdisciplinare di volta in volta adottata – sono quindi volti a ricostruire una storia degli scambi di energia, soffermandosi su temi quali la reperibilità delle risorse, la produttività dell’energia e del lavoro, il problema dei rifiuti (che si generano in ogni tipo di scambio) e del loro smaltimento e/o riciclo, intessendo un paragone con le problematiche che l’uomo si trova oggi ad affrontare a livello sistemico. Nell’ultimo capitolo, invece, l’autrice stila un elenco dei cinque problemi prioritari (l’inquinamento industriale, il degrado dei suoli, la perdita dei patrimoni genetici, l’inquinamento termico e l’aumento dell’effetto serra, la crescita del fabbisogno energetico), che oltre a fare ordine sui temi affrontati nel saggio, prova a indicare delle possibili e concrete soluzioni, ricordando – in maniera quasi disperata – che il momento migliore per intervenire è ora, in quanto «ora è più difficile di ieri, ma è più facile di domani» (p.286)
Nei quarant’anni passati dalla prima stesura di Questo Pianeta (datata 1983), le tesi di Conti sono diventate più popolari, il movimento ecologico si è ampliato, così come si è diffusa la consapevolezza che uno sviluppo sostenibile escluda una crescita illimitata. Eppure, il momento dell’intervento pratico (politico!) sembra continuamente rimandato a un futuro tanto prossimo quanto irraggiungibile. In tal senso, l’importanza di questa operazione editoriale di ripubblicazione sta nel rendere disponibile un saggio che riesce a trattare in modo approfondito e interdisciplinare, ma sempre in un linguaggio divulgativo e chiaro, le tematiche ecologiche, fornendo a lettrici e lettori una base teorica esaustiva e anche un incitamento ad agire e non rassegnarsi.
Enrico Bormida
In copertina foto di Akil Mazumder da Pexels: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-una-pianta-verde-1072824/