La gazza ladra: la rubrica che ti suggerisce cosa “rubare” per scrivere bene

Ogni aspirante scrittore di racconti si trova davanti a una domanda: cos’è che fa funzionare una storia? Se quasi tutti sono concordi nel dire che non c’è un’unica ricetta per scrivere un racconto di successo, è altrettanto vero che esistono alcuni ingredienti in grado di trasformare un piatto scialbo in una pietanza prelibata. E come in ogni campo del sapere umano, per orientarsi nella difficile pratica della scrittura è prima di tutto importante osservare chi quegli ingredienti li sa maneggiare con abilità
La scrittura è – dopotutto – un’attività che presuppone un’ attenta capacità di osservazione e di selezione. Nella rubrica “La gazza ladra” ci occuperemo proprio di questo: prenderemo in prestito racconto di grand* scrittor* per analizzarli e cercare di comprendere cosa li rende dei racconti riusciti. Proprio come John – il protagonista di Oggetti solidi, di Virginia Woolf di cui parleremo  in questo primo articolo – ci trasformeremo in abili cercatori di oggetti preziosi, e proveremo a svelarne i segreti nascosti. 

Buona lettura!

P.S.:  la scelta dei racconti si basa sulla nostra esperienza di lettori, e non intende essere esaustiva. Siamo ben aperti a suggerimenti sui prossimi racconti da analizzare! 

Oggetti solidi, Virginia Woolf 
(dalla raccolta Oggetti solidi, Racconti edizioni, curata da Liliana Rampello e con le traduzioni di Adriana Bottini e Francesca Duranti ) 

Il racconto Oggetti solidi è stato pubblicato per la prima volta sulla rivista inglese “The Atheneaum”, il 22 ottobre del 1920 ed è stato successivamente inserito nella raccolta Una casa infestata e altre storie (titolo originale A Haunted House and Other Short Stories). Nel 2016 è stato inserito nella raccolta di Racconti Edizioni curata da Liliana Rampello, che presenta i racconti in ordine cronologico, ricalcando quanto fatto nell’edizione inglese The complete shorter fiction curata da Susan Dick. Il protagonista del racconto è John, un giovane ambizioso che aspira alla carriera politica; un giorno però, mentre si trova sulla spiaggia con il suo amico e collega Charles, si imbatte in un piccolo oggetto di vetro levigato dal vento. L’incontro con quell’insignificante pezzo di materia solida sarà solo l’inizio di una nuova e particolare ossessione: quella di collezionare oggetti dalle forme sempre più strane. Progressivamente, John abbandonerà le sue ambizioni e si dedicherà esclusivamente ad allargare la sua collezione, diventando di fatto un emarginato agli occhi dei suoi ex colleghi e amici. 

Dal “grande” al “piccolo”  l’inquadratura della narrazione 

Il racconto inizia con una descrizione molto accurata, che assomiglia a una tecnica cinematografica. Woolf infatti inizia a descrivere la prima ambientazione del racconto (una semplice spiaggia) come se il suo occhio fosse una telecamera che passa da un’inquadratura a campo largo ad una a campo ristretto.  

«Solo un piccolo punto nero si muoveva nel vasto semicerchio della spiaggia. Via via che si avvicinava allo scheletro arenato di una barca per la pesca delle sardelle, apparve chiaro, per una certa inconsistenza del suo nero, che questo punto possedeva quattro gambe; a ogni istante diventava evidente che era formato dalla figura di due giovanotti (…) “accidenti alla politica!” scaturì chiaramente dal corpo sulla sinistra, e non appena queste parole furono pronunciate le bocche, i nasi, i menti, i baffetti, i berretti di tweed, gli stivali, le giacche da caccia e i calzettoni a quadretti si fecero sempre più nitidi».  

In questo modo, Woolf riesce a conferire fin da subito una grana molto concreta e “solida” al racconto. Man mano che la narrazione va avanti, lo “zoom” dell’autrice procede ad ingrandire sempre di più la figura di John, il protagonista. Questo spostarsi dal grande al piccolo non è solo una questione di stile, ma si riflette anche nel contenuto del racconto. Il cambiamento interiore di John è infatti strettamente legato ai piccoli oggetti “solidi” che nel corso del racconto inizia a collezionare come un’ossessione. 

La trasformazione del personaggio: la scelta delle parole

Il passaggio dall’essere un giovane aspirante parlamentare ad essere un “non più tanto giovane” collezionista di oggetti bizzarri è accompagnato da una costante attenzione per la scelta delle parole. Woolf fa in modo che la progressiva perdita di “consistenza” di John emerga non solo dalle sue azioni, ma anche e soprattutto dalle parole scelte per raccontare quelle azioni. In questo modo, l’autrice riesce anche a condensare efficacemente in poche pagine il racconto di una vita intera (o buona parte di essa). Fin da subito quindi Woolf non “spreca” tempo: ogni parola è accuratamente scelta per far percepire al lettore la trasformazione del personaggio. 

Quando incontriamo John e Charles per la prima volta, i due giovanotti sono descritti come due personaggi pieni di vitalità e attivi nella vita politica (“non c’era niente di più solido, vitale, rosso, irsuto e virile di quei due corpi per miglia e miglia di mare e dune”). Proprio mentre sono seduti sulla spiaggia a discutere di politica, John inizia a scavare nella sabbia, distrattamente. Il semplice atto di scavare nella sabbia inizia però a far perdere consistenza a John, e a riconnetterlo con qualcosa di meno concreto, probabilmente appartenente alla sfera dell’infanzia (“mentre la mano penetrava giù dentro fino a oltre il polso così che dovetta rimboccare ancora la manica, i suoi occhi persero d’intensità o piuttosto scomparve lo strato più interno di pensiero e d’esperienza che dà agli occhi degli adulti una imperscrutabile profondità, lasciando soltanto la chiara superficie trasparente, l’espressione di stupore che si trova negli occhi dei bambini. Non c’è dubbio che l’atto stesso di scavare nella sabbia aveva qualcosa a che fare con questo.” ) 

Subito dopo aver raccontato questa azione, Woolf ci regala un primo esempio di efficacissima metafora: “era solo un pezzo di vetro; era quasi una pietra preziosa”. Con queste due semplici frasi, Woolf ci fa percepire che qualcosa nel punto di vista di John è cambiato per sempre. 
John inizia a guardare quel pezzo di vetro con occhi diversi: non più con gli occhi dell’utilità, ma piuttosto con quelli dell’immaginazione. Questa nuova consapevolezza viene ulteriormente messa in evidenza per contrapposizione tramite la figura di  Charles,  il suo amico e collega. Per lui, quel pezzo di vetro rimane inutile, perché non essendo piatto non può essere lanciato sulla superficie del mare (“Anche Charles lo guardò. Ma vide subito che non era piatto e riempiendo la pipa disse con una vivacità che voleva scacciare un inutile seguito di pensieri: “per tornare a quello che stavo dicendo…”). La personalità di Charles rimane invariata per tutta la narrazione; lo ritroviamo infatti a fine racconto mentre solleva e rimette a posto con forza gli oggetti che John colleziona, con il solo scopo di dare maggiore enfasi al suo discorso: 

«[John] guardava Charles sollevare le pietre sul caminetto una dozzina di volte e rimetterle giù con vigore per sottolineare quel che diceva del comportamento del governo, senza nemmeno accorgersi della loro esistenza».

La progressiva perdita di consistenza del protagonista è disseminata nel racconto. Dopo il primo incontro con il pezzo di vetro, John trova pezzo di porcellana che si è spezzato in modo assolutamente originale. Nel tentativo di recuperarlo, farà tardi ad una riunione importante:  “La riunione si tenne senza di lui. Ma come poteva essersi rotto in una forma così originale quel pezzo di porcellana”. Il fatto che la riunione si tenne senza di lui dovrebbe essere un’informazione rilevante, qualcosa a cui dedicare più di una semplice frase. Woolf invece, passando subito alla considerazione successiva sulla modalità di rottura del pezzo di porcellana, ci riporta in maniera esemplare il cambio di prospettiva di John: la cosa più importante per lui non è più occuparsi di politica, ma bensì collezionare oggetti originale. E tutto questo avviene nello spazio di due frasi. 

La gestione del tempo narrativo  

Anche il modo in cui viene gestito il tempo della narrazione è strettamente collegato alla densità del lessico di Woolf. L’autrice riesce infatti a condensare in un racconto relativamente breve un arco di vita piuttosto lungo. All’inizio del racconto, Woolf ci fa vedere la scrivania di John che è piena di documenti importanti e inviti a cena (“Erano anche utili, perché un candidato al Parlamento, agli inizi di una brillante carriera, ha un gran numero di carte da tenere in ordine”), mentre solo qualche pagina dopo gli oggetti collezionati da John diventano i veri protagonisti dello spazio in cui si collocano, perché le carte e gli inviti importanto si fanno sempre più rari (“Portava a casa gli esemplari più belli e li metteva sul caminetto, dove, tuttavia, la loro funzione era sempre più decorativa, dal momento che le carte da tenere in ordine diventavano sempre più rare”). Woolf non ha bisogno di dirci esplicitamente che John ha perso interesse per la carriera politica in nome di quella sua nuova ossessione: le basta farci “vedere” la scrivania del suo protagonista. 

Punti forti del racconto in breve

E quindi, cosa “rubare” a questo racconto? Abbiamo provato a stilare un piccolo elenco (certamente non esaustivo) dei punti di forza di Oggetti solidi, che possono essere d’ispirazione a chi intende scrivere un racconto: 

  1. Le descrizioni. Woolf utilizza una scrittura sensoriale che rende solidissima la materia di cui parla e fa percepire perfettamente al lettore lo spazio e la consistenza della narrazione 
  2. La stretta correlazione tra la trasformazione del personaggio e il lessico utilizzato per raccontarla. La sua trasformazione è graduale e costante, in ogni momento della narrazione ci sono riferimenti precisi che ci fanno percepire il cambiamento senza mai scadere nel didascalismo 
  3. La capacità di creare immagini e metafore efficaci nello spazio di pochissime parole 

Ci vediamo alla prossima!

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