L’enigma di Clare Sestanovich

Chiedimelo ancora, Clare Sestanovich 
(NN Editore, 2025 – Trad. Chiara Mancini)


La prosopagnosia è un disturbo neurologico che rende impossibile riconoscere i volti delle persone
. A un certo punto di Chiedimelo ancora, primo romanzo di Clare Sestanovich, uscito negli Stati Uniti nel 2024 e approdato in Italia grazie a NN Editore e alla traduzione di Chiara Mancini nel marzo 2025, un personaggio ammette di esserne affetto. Non si tratta del protagonista, anzi, è una delle numerose figure senza nome che appaiono e scompaiono tra le pagine, come luce che per un attimo penetra attraverso i rami degli alberi – e l’attimo dopo è già ombra. Il racconto della sua malattia si consuma in una manciata di parole.
Tuttavia, questa condizione patologica che rende indecifrabili i volti degli altri gioca un ruolo simbolico significativo in Chiedimelo ancora: pone, infatti, in modo estremo l’interrogativo su cui più di ogni altro si arrovella Eva, la protagonista del romanzo: «“Quanto hai bisogno di sapere di una persona per poterla conoscere?”» (p. 56).

Moltissime altre domande la assillano, e affollano le pagine del libro, strutturandolo. La formazione di Eva, che incontriamo adolescente e salutiamo agli sgoccioli dei vent’anni, infatti, è scandita da una serie di interrogativi – i titoli dei ventitré capitoli: L’hai visto? Riesci a sentirlo? Dove sei? (…). Tra i destinatari dei quesiti spicca – enigma prediletto – Jamie, suo coetaneo, che Eva conosce, sedicenne, nella sala d’attesa di un pronto soccorso a New York, nel dicembre del 2006. Jamie ha il suo stesso sguardo interrogante sul mondo, ma, a differenza di Eva, non sembra vedere le forme della realtà come lucchetti da forzare, anzi, appare a suo agio con i misteri insondabili: se Eva legge poesie per carpirne il senso, lui lo fa per godersi il suono delle parole. Nonostante queste posture differenti, e malgrado il divario sociale che li separa, trascorrono insieme i fine settimana della tarda adolescenza, stringendo un’amicizia singolare, dove le confidenze sono bandite e le zone d’ombra molte più estese di quelle illuminate.

Capitolo dopo capitolo seguiamo le traiettorie esistenziali di Eva e Jamie. Ma attenzione: questa non è una storia d’amore che matura e conflagra negli anni come One day di David Nicholls, o l’evoluzione di un’amicizia pirotecnica come quella narrata da Gabrielle Zevin in Tomorrow, and Tomorrow, and Tomorrow. Con l’inizio del college, Eva si allontana sempre di più da Jamie, e noi con lei. Infatti, la voce narrante in terza persona è focalizzata solo su Eva, che affronta un percorso di vita lineare (università prestigiosa grazie a un’eredità, avvio di una carriera nel giornalismo). Tutto quello che accade a Jamie, che esplora forme sempre più estreme di radicalità, invece, lo apprendiamo soprattutto tramite altri personaggi. Jamie rimane in Eva quasi più come un fantasma, una proiezione, un interlocutore sempre evocato ma solo immaginato. Il nucleo del libro sono le intense campagne di osservazione delle realtà che poco per volta Eva impara (o non impara) ad abitare, il resoconto dei suoi rapporti con le persone amiche, amanti, mentori, sconosciute che incontra (o sfiora) al college, in redazione, per strada. Relazioni che durano anni o una frazione di secondo. La penna di Sestanovich le ritrae limpidamente:

«Il nome si posò su di lui, lo cambiò, anche se Eva non avrebbe saputo dire in che modo. Era come se si fosse tolto gli occhiali, o avesse indossato un’altra camicia» (p. 85).

I ventitré capitoli che compongono il coming of age di Eva sono talmente rifiniti da poter essere apprezzati anche come miniature a sé stanti, nei quali si avverte tutta la vocazione di Sestanovich per il racconto. Difatti, la sua raccolta Objects of Desire, pubblicata negli Stati Uniti nel 2021, è stata molto apprezzata dalla critica e dai lettori.

La protagonista di Chiedimelo ancora, dunque, modula la propria voce e tenta di definire i propri valori e desideri attraverso l’osservazione attenta e ravvicinata degli altri. In questo senso, seppur con grandi differenze di tono e di impianto enunciativo, ricorda L’idiota di Elif Batuman. Tuttavia, la particolarità del romanzo di Sestanovich risiede in una sorta di paradosso insito nella postura osservativa di Eva: se nelle prime battute del romanzo leggiamo che Eva «di recente aveva adottato un’etica nuova […]: doveva sentire tutto», man mano che la narrazione avanza è come se questo proposito, perseguito in maniera scrupolosissima, le si ritorcesse contro. Il suo lavorìo iper-razionale finisce per oggettivare – e distanziare – quello che la circonda. Di riflesso, leggendo, più che sentire tutto quello che Eva deve sentire, si percepisce il distacco tra lei e gli altri. E l’impressione – a tratti straniante – è di avere tra le mani una sorta di diario antropologico in terza persona in cui la realtà è descritta così minuziosamente da risultare raffreddata. Questa rarefazione si riverbera anche nel modo obliquo in cui nel romanzo si fa riferimento al divenire storico degli Stati Uniti: i fatti politici che permettono di collocare temporalmente il racconto non vengono nominati direttamente, ma interpellati nella loro complessità attraverso le domande e i dubbi della protagonista, che evolvono insieme a lei.

Eva, per lunga parte del libro, appare talmente intenta a rendere conto di quello che osserva che sembra non assorbirlo. Crescere, per lei, significherà farsi porosa, impercettibilmente, e scoprire che sono gli interrogativi – soprattutto quelli senza soluzione – e non le risposte, ad accomunarci. Le domande possono essere non solo enigmi, ma antidoti alla solitudine.

Ginevra Portalupi Papa

(immagine in evidenza di Felix Mittermeier da Pexels)

Lascia un commento