Quello che non sapevo sul Conte Dracula

“Dracula”, di Bram Stoker

POSTILLA INIZIALE D’AVVERTIMENTO A CHI STA O NO PER LEGGERE LA RECENSIONE:
Se non ami il genere, se l’horror e il gotico non ti vanno a genio, se sei facilmente suscettibile e impressionabile, se pensi che leggere questa recensione (?) possa essere una perdita di tempo perché tanto Dracula non potrà mai fare al caso tuo, allora, TU, prima di chiunque altro, concedimi pochi minuti e capirai che quanto credi e sei convinto/a di sapere su quest’opera, non è altro che un errore e nulla v’è di più sbagliato.

ORA S’INIZIA PER DAVVERO
Purtroppo non so da dove incominciare: incomincio allora dalla mia incapacità di incominciare – non che le mie inettitudini siano una degna premessa o un meritevole esordio, ma d’altronde mi risulta in ogni caso difficile trovare una giusta introduzione, e quindi tanto vale fare un po’ quel che mi pare.

Prima edizione del 1897
Prima edizione del 1897

Mi sono avvicinato a questo libro quasi per caso o meglio per gioco, affascinato un po’ dalla fama  dell’opera, ed è forse per la leggerezza con cui mi sono approcciato, per la mancanza di eccessive speranze che il romanzo mi ha sconvolto.

“Sconvolto” lo dico non a caso, ma con assoluta cognizione di causa: ogni pagina, ogni capitolo mi hanno dato emozioni e sorprese che mai mi sarei aspettato, al punto da sconvolgermi. Ero convinto di star per leggere una cosa (che m’illudevo già di conoscere) ed invece reggevo tra le mani tutt’altro, ben più lodevole e grandioso di ogni mia aspettativa, di ogni luogo comune.

Il problema di fondo è forse proprio questo: il Dracula (uso il corsivo per distinguere l’opera dal personaggio) di Bram Stoker è un romanzo offuscato da una nebbia fitta di pregiudizi. “ Ah ciao, cosa leggi?” “Be’, per la verità sto leggendo Dracula” e il nostro interlocutore si farà perplesso e “Dracula?!” ripeterà attonito e interdetto, mentre alla mente gli verranno tutti i luoghi comuni del caso: [provo a elencarli con ordine]

Transilvania oscura, eppure l’opera, per circa l’80%, è ambientata a Londra e dintorni.
Succhiasangue, senza sapere che il personaggio di Dracula va ben oltre la banalità del vampiro medio. Per causa degli innumerevoli film e per gli indegni successori letterari del genere, il vampiro ha perso tutto il fascino, il mistero e la psicologia del Dracula di Stoker (l’unico vampiro!), fino a sfiorare il ridicolo e il grottesco.
Macabro horror, ignorando che nulla è più sbagliato per catalogare l’opera. C’è del psicologico, più che dell’orrore.
La solita tiritera, sottovalutando che Stoker abbia impiegato sette anni a scriverla, ponderando con arguzia ogni particolare, e che l’opera va ben oltre quello che ci aspetteremmo dall’idea che ognuno di noi, per un’esperienza od un’altra,  ha del conte Dracula.

Il celebre conte Dracula interpretato dall'attore ungherese Bela Lugosi nel storico film 'Dracula' del 1931
Il celebre conte Dracula interpretato dall’attore ungherese Bela Lugosi nel storico film ‘Dracula’ del 1931

C’è un altro problema intorno a quest’opera, oltre a quello appena esposto, e tale problema affligge e soprattutto conduce all’oblio il suo autore (il cui nome, affinché sia bene impresso nella memoria,oltre che per dargli il rispetto e l’encomio che merita, ripeterò ogni volta ne capiti occasione), Bram Stoker.

Supponendo un altro non tanto improbabile dialogo:
“…Bram Stoker”
“ Momento, momento, momento: Bram chi? Chi era costui?”
“ Bram Stoker, quello di Dracula”
“ Aaaaah, Dracula!! E di’ Dracula!, no? È tanto più facile!”
( Piccola parentesi: tutto ciò non avverrebbe mai con un altro importante scrittore del genere:
“…Edgar Allan Poe”
“ Momento, momento, momento: Edgar chi? Chi era costui?”
“ Edgar Allan Poe, quello di Auguste Dupin”
“Aaaaah, Auguste Dupin!! E di’ Auguste Dupin!, no? È tanto più facile!”)

Il fatto di quanto il primo dialogo sia possibile e al tempo stesso di quanto il secondo, identico, sia assurdo e impossibile, rende chiaro ciò ch’è successo a Stoker e al suo personaggio Dracula.

La fama del libro, negli anni, ha corso più veloce della fama del suo autore, tant’è che, ad oggi, in questa ipotetica ed eterna gara di velocità, Dracula è infinitamente più avanti, ormai anni luce, rispetto al suo creatore, rimasto in fondo chissà dove, al punto che guardando dietro di sé, il Dracula corridore non riesce più a vedere il suo sfidante. È così che Dracula, sfuggendo al suo creatore, ha smesso di essere un personaggio di Stoker ed è diventato il personaggio di nessuno. E di conseguenza Stoker, obnubilato dalla fama della sua creatura, rimane celato in una nebbia d’oblio ed è ormai il creatore di nessuno.

QUALCOS’ALTRO SU BRAM STOKER: Nato nel 1849, Irlandese con il look che, per via della barba, oggi non esiteremmo a definire Hipster, Stoker, se pensiamo alBram_Stoker_CLAIMA20121224_0113_14 già citato Poe, ha vissuto una vita completamente diversa, differente anche da quel che ci potremmo aspettare.
Se Poe ha avuto una vita travagliata, colma di lutti, disperazioni, povertà e inquietudini, al contrario Stoker ha vissuto come qualunque altro rispettabile scrittore (rispettabile perché s’è sempre convinti che se uno scrittore crea un personaggio malvagio e contorto, egli stesso è malvagio e contorto): laureato in matematica, critico letterario per il The Evening Mail, amico di Conan Doyle e dell’attore Henry Irving e direttore del teatro londinese Lyceum Theatre. Vita, la sua, abbastanza comune, senza l’ombra di omicidi o crimini efferati come qualcuno ancora crede.

MA PASSIAMO ALL’OPERA: “DRACULA”:
Dracula rappresenta e incarna l’eterna lotta tra il bene e il male (solo il finale saprà dire quale tra le due fazioni vincerà e quindi se la visione di Stoker sia ottimista o pessimista).
Da una parte abbiamo il conte Dracula e la sua schiera di alleati – le tre mogli e le bestie demoniache che rispondono ai suoi ordini.
Dall’altra cinque nobiluomini (nobili d’animo, non di sangue – tranne uno) e due giovani donne: Jonathan Harker, il dottor Seward, il professor Van Helsing, Lord Arthur Holmwood, Quincey P. Morris, Mina Murray e Lucy Westenra.

Sono questi sette personaggi gli eroi che si mettono in gioco per combattere il male. Ma non sono i classici e banali eroi delle fiabe o dei poemi epici e cavallereschi: sono eroi a modo loro, senza orgoglio né pretese di gloria; eroi non attraverso la forza, come le Chanson de geste, bensì attraverso l’arguzia della mente e la nobiltà d’animo; sono intelligenza e sagacia le loro armi, i sentimenti e i buoni intenti il combustibile che alimenta il loro coraggio. Sono personaggi caratterizzati dalla semplicità, e, si noti bene!, la semplicità non è mai banalità, bensì, in questo caso, naturalezza, veridicità.

È a questi cinque nobiluomini, eleganti e cortesi per valori ormai perduti, e a queste due dolci donne che Stoker, facendosi da parte, lascia raccontare la storia. Sì, perché lo stile del romanzo è quello epistolare: i protagonisti scrivono il loro diario, perché consapevoli dell’unicità delle loro vicende; e oltre alle pagine dei loro diari troviamo articoli di giornale, l’analisi psichiatrica del paziente Renfield (intrigante, affascinante e di cui parlerò meglio tra poco), lettere, telegrammi e quant’altro. (Se state pensando: “Ah, no, s’è così allora non lo leggerò. Non mi piace il romanzo epistolare,” allora smettete subito di pensarlo. Io stesso, approcciandomi a quest’opera, ho pensato la stessa identica cosa, perché mal sopporto il romanzo epistolare. Ma Dracula fa eccezione, e scoprirete, leggendolo, che davvero è lo stile migliore possibile per questa storia, e capirete che scelta geniale sia stata per Stoker.)

Questa tecnica da la possibilità di ampliare incredibilmente gli orizzonti della storia, che non verte esclusivamente sul Conte Dracula, ma narra tantissime altre vicende interessanti (che capitolo dopo capitolo si scoprirà come siano magistralmente collegate):
– la pazzia del paziente Renfield, zoofago in cura presso il dottor Seward, il quale si nutre di uccelli a cui ha dato in pasto ragni a cui, a loro volta, ha dato in pasto un esercito di mosche catturate con lo zucchero, perché, per vivere, deve nutrirsi di vita;
– il mistero di una goletta, che viene ritrovata dopo un naufragio priva di equipaggio e con il capitano legato al timone, morto, e, grazie al giornale di bordo postumo dello stesso capitano, si scopre come durante il viaggio, giorno dopo giorno, ad uno ad uno, svanivano misteriosamente i membri dell’equipaggio;
– la vicenda dei bambini che scomparivano e venivano dopo giorni ritrovati tra i campi, e ciascuno diceva di essere stato da “una bella signora”;
– l’enigmatico sonnambulismo di Lucy Westenra e la sua amicizia fraterna con Mina Murray;
– l’oscura fuga delle bestie dallo zoo;
Tutte queste vicende a contorno della vicenda cardine del conte Dracula.

Il castello di Bran al confine tra Transilvania e Valacchia, in Romania. Ad esso s'ispirò Stoker per la descrizione della residenza di Dracula. Ma non è il vero castello di Vlad III
Il castello di Bran al confine tra Transilvania e Valacchia, in Romania. Ad esso s’ispirò Stoker per la descrizione della residenza di Dracula. Ma non è il vero castello di Vlad III

I PERSONAGGI FEMMINILI: i personaggi femminili sono nettamente inferiori in numero rispetto a quelli maschili, ma la loro importanza è fondamentale. Alle due donne, Lucy e Mina, Stoker attribuisce sagacia e genialità in contrasto con i valori dell’epoca, al punto che sono esse a muovere le vicende dei personaggi maschili più di quanto siano costretti a fare per causa del Conte Dracula, finanche a divenire, in molte parti del libro, grazie alla loro intelligenza, vere deus ex machina.

Mina Murray interpretata da Helen Chandler (1931)
Mina Murray interpretata da Helen Chandler (1931)

A volte, nei confronti delle donne, Stoker preannuncia già, profeticamente, la rivoluzione emancipatrice che avranno solo nei decenni a venire. Faccio solo un esempio:
Capitolo 8. “Ritengo che la donna moderna del futuro non sarà disposta ad aspettare una proposta, preferirà farla lei stessa. Se la caverà bene,  ne sono sicura.” Tutto questo in un libro pubblicato nel 1897!
Che visionario, Stoker!

CONCLUDO:  Sono orgoglioso di dire che questo romanzo, a cui, ripeto, mi sono approcciato per gioco e senza aspettative, sia stato tra quelli –pochi!- che mi ha entusiasmato ed emozionato di più, al punto che terminando l’ultima pagina, i peli mi si rizzavano. Ecco, aggiungo questo tra i numerosi meriti di Stoker: è capace di emozionare senza alcun parossismo di sentimentalismo. Si viene coinvolti nei drammi di questi personaggi, che man mano diventano amici nostri e nei quali nutriamo profonda stima e ammirazione, come travolti da una tempesta, e si provano quasi le stesse emozioni, gli stessi timori che provano loro. E ripeto, senza alcun sentimentalismo o parossistici sensazionalismi. È un romanzo che sono certo mi resterà dentro per tantissimo tempo, e difficilmente mi scrollerò di dosso quello che ho vissuto leggendolo.

Mi si conceda, allora, un ultimo elogio di Bram Stoker, fin troppo bistrattato e sottovalutato dalla critica, altrettanto troppo obliato dai lettori: se proverbialmente è vero che si debba dare a Cesare quel che gli appartiene, allora sia diano a Stoker i meriti sacrosanti che gli sono dovuti: prima ancora del merito d’aver creato Dracula, quello più importante d’essere stato un grandissimo ed eccellente scrittore.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...