“A un passo dalla vita”, Thomas Melis

L’OPERA

Pochi sono i libri a cui mi capita di continuare a pensare, una volta conclusi. Quel che di norma accade è che, finito e chiuso il libro, la storia smette di solleticarti, di bussare ai tuoi pensieri, di trasmetterti qualcosa. Capita in rare occasioni che, terminato un romanzo, ti ci ritrovi a pensare senza capire come, nei momenti più insoliti, mentre sei intento a fare tutt’altro e i pensieri erano diretti altrove. Eppure – cosa che non mi sarei mai aspettata – A un passo dalla vita è riuscito in questo arduo compito. Ancora non ho ben chiaro come sia potuto accadere, come il suo autore, un esordiente, sia stato capace di questo.

Gli elementi per trarre un giudizio ci sono, e per l’appunto li sto per esporre, ma laCover - A un passo dalla vita - Thomas Melis sorpresa resta, a maggior ragione se si mette in conto che il noir e l’hard boiled non rientrano esattamente tra i miei generi preferiti.

Callisto è uno studente universitario di economia, giunto a Firenze dal meridione.
Nella città toscana si dedica – non troppo – agli studi, ma soprattutto s’occupa dello spaccio di droga. Intorno a lui girano, si intrecciano, vorticano, come personaggi di una giostra, tanti, diversi, particolari individui. Tamagotchi, il Secco, Liggio, Maganza, il Principe, Beltran, gli Albanesi – ingenui o spietati, cinici o deboli, ambigui o grotteschi – si muovono tra rave party, privè di discoteche, auto di lusso e felicità effimere. Sono proprio queste felicità effimere, questo caduco e artificiale sentirsi vivo, questa gioia artefatta e innaturale, che Callisto brama e di cui Callisto si nutre. Feste, musica, sesso, abiti griffati, droga sono il suo pane quotidiano, surrogati di quel che prima era la vita mediocre e semplice di uno studente fuori sede. A tutto ciò s’aggiunge la menzogna, il dover mascherare alla società quel ch’è diventato, l’essere costretto a costruirsi l’identità di un agente immobiliare che lavora per pagarsi gli studi.
In questo mondo Callisto si tuffa perché non vede una prospettiva al suo futuro di laureato, non accetta i compromessi che la società impone, non vuol cedere a un futuro precario e vede nello spaccio e nel suo ambiente una possibilità: far soldi, uscire dalla mediocrità, avere rispetto, tutte cose che ‘con le buone’ e con lo studio è convinto di non poter trovare.
Callisto rischia, osa, si sballa e lo vediamo compiere avventure, bravate, ingenuità, dividendosi tra la nuova vita e quella di uno studente fuori corso che sta preparando gli ultimi esami, che si barcamena tra avventure e speranze d’amore. Mentre il lettore viene risucchiato in un turbine di eventi, capitolo dopo capitolo, vedremo crescere Callisto, prendere sempre più coscienza della realtà, maturare, responsabilizzarsi, cambiare idea e punto di vista, ricredersi, complici forse le conoscenze che fa: due in particolare sono i personaggi che più sono a Callisto d’aiuto: Holli per prima e da ultimo, in sordina, Cattani, quasi che la loro comparsa vada a rimpinguare due posti liberi, due vuoti all’interno della vita di Callisto: una figura femminile e una figura paterna.

E qui sorge una questione, che a mio parere è un difetto ma non escludo che rientri nelle chiare intenzioni dell’autore. Il personaggio di Callisto inizia ad emergere solo dalla metà del romanzo in poi, e lo fa poi esponenzialmente, sempre più. Inizia a prendere colore solo quando smette di essere passivo e inizia ad agire e a reagire. Si potrebbe dire che questo mette in evidenza l’evoluzione del personaggio, il distacco da un prima e un poi: in realtà per metà romanzo Callisto resta un punto interrogativo, paradossalmente per quanto sia lui stesso a narrare la vicenda. Non sembra vivo, non trasmette molto di sé al lettore, ci si chiede che fa, che pensa, che prova, ma non si avverte nulla. Il risultato è una prima parte un po’ lenta e la sensazione di avere a che fare con un personaggio poco caratterizzato, che per fortuna, però, si riprende il giusto ruolo nella storia, giustifica di essere il protagonista e smette di sembrare una macchia da presa, che presta i suoi occhi come mera inquadratura e prospettiva. Il risultato, stavolta, non può che essere piacevole e finisce per compensare l’ingenuità iniziale.

Eppure sembra un paradosso, questa osservazione, perché tutti i personaggi della storia, dalla prima all’ultima pagina, sono doviziosamente articolati e caratterizzati, pulsano e vivono, al punto da riuscirne ad avvertire inganni e contraddizioni. Qui è evidente la capacità notevole e lodevole dell’Autore di gestire riuscire a gestire numerosi personaggi e svariate situazioni che si intrecciano e sembrano perdersi ma si ritrovano, che passano e poi ritornano. Davvero, questo non è esattamente cosa da tutti, tra gli esordienti. Ma ancor di più, la bravura dell’Autore è evidente dalla cura maniacale e precisa dei particolari. Nulla è lasciato al caso, trascurato. Dal linguaggio che rispecchia gli idiomi, i dialetti e i gerghi tipici di chi parla (vero segno di realismo e coerenza in una storia, il linguaggio!), alle descrizioni di ambienti, spazi, abiti, musica ecc ecc. La ricerca condotta dall’Autore per ricamare questo ottimo ghirigori di particolari e descrizioni è evidente e merita un plauso. Non c’è oggetto che appare sulla scena, da una canzone in sottofondo, a un paio di jeans, a una bottiglia di vino che non sia caratterizzata. E cosa più incredibile è che tutti questi particolari non risultano mai eccessivi, pedanti, ridondanti e fuori luogo, ma anzi contribuiscono a creare una immagine d’insieme che proietta il lettore nella storia.

Conseguenza necessaria e voluta di questo accurato riguardo è il riuscire a dipingere una società, un tempo preciso, e le ansie, i timori, i sogni, le angosce di una generazione, con la sua genuinità e i suoi fantasmi. La penna di Melis è una lente puntata sul presente, su una generazione, di cui indaga ogni aspetto. Il nostro presente, gli anni duemiladieci, gli effetti della crisi globale sulla società appaiono nudi e crudi, reali, sinceri, anche un po’ cinici.

A un passo dalla vita è un romanzo che stupisce con i suoi colpi di scena e intrattiene con la sua azione, che sa anche emozionare; un romanzo che se fosse stato pubblicato da una casa editrice più grande, non avrebbe fatto torto a nessuno. Per fortuna il tempo è della parte dell’autore. Il mio consiglio è di osare.

L’AUTORE
Chi è? 
Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo. Ha collaborato con diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna. “A un passo dalla vita” è il romanzo con il quale esordisce per Lettere Animate Editore.

Cosa rappresenta per te questo romanzo?  Prima di tutto la fine di un percorso. Scrivere “A un passo dalla vita” è stata una scelta, la scelta di mettermi alla prova per capire se veramente avevo le capacità necessarie a portare a termine la missione. Vederlo pubblicato ha quindi cambiato molto. Mi ha dimostrato, ancora una volta, che con l’impegno gli obiettivi si possono raggiungere e che per ottenere un risultato bisogna fare un passo alla volta. Senza arrendersi mai.

Due aggettivi per descriverlo?
 Nichilista e spietato.

Il tuo scrittore preferito?
 Giancarlo De Cataldo, per tutto: dallo stile di scrittura alla scelta degli argomenti, dalle tecniche utilizzate all’innovatività della sua opera.

L’EDIZIONE

Editore: Lettere Animate
Anno di pubblicazione:  2014
Pagine: 320
Versioni: cartaceo ed ebook

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