Tra le righe dell’aurora boreale

Breve storia della letteratura finlandese

Immaginate una gelida sera invernale e, nel mezzo della tundra, un casolare; una grande stanza le cui pareti proteggono appena i convitati dagli spifferi esterni. Al centro della stanza, un falò scoppiettante. Gli occhi di uomini, donne e bambini sono puntati su un vecchio scaldo, un cantore infagottato nelle pellicce.

Dalla sua bocca vizza provengono suoni evocativi e mistici: racconta di eroi, di fanciulle rapite, di matrimoni, di battaglie; lo racconta con il ritmo cadenzato e costante del tetrametro trocaico e intanto batte il tempo su un tamburo di pelle di renna, con il bordo di betulla. Ci si dimentica del freddo, della fame, del sonno, mentre dalle vecchie labbra vecchie storie si fanno strada nel gelo della notte.

Siamo in Carelia, regione al confine tra Russia e Finlandia, e stiamo probabilmente ascoltando parte delle storie che compongono il Kalevala, summa del patrimonio epico e mitologico del popolo finlandese redatta negli anni Cinquanta dell’Ottocento dal filologo Elias Lönnrot.

Il kantele è lo strumento musicale tradizionale finlandese, con cui spesso gli scaldi accompagnavano i racconti mitici
Il kantele è lo strumento musicale tradizionale finlandese, con cui spesso gli scaldi accompagnavano i racconti mitici

La prima metà dell’Ottocento è proprio il periodo in cui la Finlandia, reduce dal distacco dalla Svezia avvenuto nel 1809 e soggetta alla dominazione russa, comincia a cercare una propria identità nazionale: tale processo di emancipazione parte proprio dalla lingua e dalla letteratura.

Per capire fino a che punto la cultura svedese e quella finlandese siano state intimamente legate, basti pensare che l’intera produzione letteraria di Johan Runeberg (1804-1877), tuttora considerato il Poeta Nazionale finlandese, è scritta in lingua svedese. L’opera più famosa di Runeberg, il poema epico The tales of Ensign Stål, capolavoro del nazionalismo Romantico, narra appunto gli avvenimenti della guerra di Finlandia del 1808-09, e fu decisivo per dare forma all’identità nazionale finlandese, tanto che i soldati che combatterono la Guerra d’Inverno, conflitto russo-finlandese del 1939-40, ne cantavano alcuni stralci per sollevare il proprio spirito patriottico. Il prologo dell’opera è diventato l’inno nazionale finlandese sotto il titolo di Maamme (La nostra terra, in finlandese).

Artista contemporaneo a Runeberg fu Zachris Topelius (1818-1898), autore di fiabe, romanzi storici e poeta romantico, anch’egli in lingua svedese. Si deve a lui la paternità del libretto della prima Opera finnica, La caccia di re Carlo, scritto in collaborazione con il compositore Friedrich Pacius. Il re Carlo del titolo è Carlo XI, tanto per cambiare, re di Svezia nella seconda metà del Seicento, epoca in cui l’opera è ambientata.Topelius espresse il suo amore per la Finlandia in particolare con le splendide descrizioni paesaggistiche di boschi, laghi, distese naturali.

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“Paesaggio fluviale”, di Fanny Churberg, prima pittrice finlandese, contemporanea di Topelius

Come già accennato all’inizio dell’articolo, l’unificazione del patrimonio mitologico finlandese ebbe luogo ad opera di Lönnrot, che dedicò la sua vita a raccogliere miti, canti, vecchie storie che poi confluirono nei 50 runi (canti) del Kalevala. A differenza di poemi epici quali l’Iliade e l’Odissea, per il Kalevala è impossibile identificare una trama unitaria: ogni sezione di canti ruota attorno ad un particolare personaggio e alle vicende che lo concernono; tutti i personaggi interagiscono tra loro e sono accomunati dall’essere discendenti del mitico Kaleva, progenitore del popolo finnico, e abitano le lande norrene di Kalevala. I principali sono Vänämöinen, vecchio e saggio cantore che piega la natura alla sua volontà con la forza del suo canto, Ilmarinen, il fabbro dalla cui forgia escono oggetti magici e miracolosi, e Lemminkäinen, giovane rissoso amante dell’avventura e delle belle donne.

“Trittico di Aino”, di Akseli Gallen-Kallela (1865 – 1931), pittore finlandese conosciuto per le sue illustrazioni del Kalevala: il trittico raffigura appunto una delle scene dell’opera, il rapimento della vergine Aino da parte di Vänämöinen

Come in ogni tradizione mitologica che si rispetti, le avventure di questi personaggi si intrecciano tra loro in trame intricatissime, tra cui un mito della creazione, gelosie, duelli, magie, vergini contese, metamorfosi, matrimoni; e soprattutto una natura travolgente e selvaggia che fa da padrona sulla scena.

Si deve a Lönnrot anche la raccolta di poesie Kantelatar, che racchiude le circa 652 liriche tradizionali che egli raccolse nei suoi peregrinaggi per la Finlandia alla ricerca di materiale per il Kalevala. Il titolo è tradotto in Italia come Figlia della Finlandia o Silfide del kantele: il suffisso -tar, infatti, indica un’essenza femminile, e infatti buona parte della raccolta è dedicata a varie figure femminili, offrendo uno spaccato piuttosto realistico di quella che era la condizione della donna nella Finlandia premoderna.

L’importanza che per la letteratura finlandese ebbero, in poesia, il Kalevala e il Kantelatar, ebbe il suo corrispettivo in prosa nell’opera di Aleksis Kivi (1834-1872), I sette fratelli, classico della letteratura nazionale.

Se la vita del suo autore fu travagliata e breve – Kivi, figlio di un sarto, fu

Statua di Aleksis Kivi ad Helsinki
Statua di Aleksis Kivi ad Helsinki

attanagliato dalla malattia, dai debiti e dalle feroci critiche letterarie per tutta la sua esistenza -, lo stesso non si può certo dire dell’opera, che porta in sé tutte le caratteristiche della finlandesità: il rapporto stretto dei protagonisti con la natura, il vizio del bere, l’importanza secondaria che assume la trama di fronte alla necessità di un’allegria scanzonata e spensierata, tipicamente norrena, il senso dell’onore e la malinconia appena tratteggiata.

La trama è presto riassunta: sette fratelli, ragazzini all’inizio della storia e ormai adulti alla fine, scappano dalla finestra dell’oratorio, terrorizzati dal sagrestano che tenta d’insegnar loro a leggere e scrivere. Da quel momento in poi vivranno tra i boschi, affronteranno varie rocambolesche avventure e si costruiranno lentamente una fortuna fino al trionfale ritorno nel paese d’origine.

I sette fratelli presenta i tratti fondamentali del romanzo picaresco, anche se, mentre in tale genere la catarsi sociale avviene per mezzo di un viaggio, i sette fratelli di Kivi non si sposteranno mai dai boschi circostanti il loro paese d’origine. A muovere gli eventi picareschi non è quindi la scoperta di nuovi luoghi, ma il rapporto a tratti grottesco e a tratti realistici tra i fratelli, il dialogo ha infatti un ruolo particolarmente rilevante nel romanzo. Proprio nella grande importanza data alla caratterizzazione dei personaggi e alla rappresentazione dei vizi umani come loro peggiori nemici si coglie l’influenza shakspeariana sul lavoro dello scrittore finlandese.

La seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento sono testimoni delle più grandi rivoluzioni letterarie europee, e la Finlandia non fa eccezione. Si afferma in questo periodo come genere dominante il realismo. Predominante in tal senso fu la prodigiosa figura di Minna Canth (1844 – 1890), una donna la cui stessa vita Canthpare un romanzo: testarda, combattiva e tenace, perennemente controcorrente, la Canth iniziò a scrivere dopo la morte del marito, che la lasciò con sette figli da crescere, e nel contempo gestiva il negozio di stoffe di famiglia. I temi principali delle sue opere sono i diritti delle donne, tema controverso e poco gradito alla classe dirigente finlandese, tant’è che molti dei suoi drammi furono banditi dai teatri dopo la prima. Scrisse tragedie, novelle e articoli di giornale, fu traduttrice e promotrice della lingua finlandese e divenne il fulcro di un vero e proprio salotto letterario. Come esempio della sua vasta produzione, si pensi al dramma Anna Liisa, una delle sue opere più famose e più forti, in cui una ragazzina vive con lo spettro di una gravidanza finita in tragedia ed è infine costretta a scontare da sola una colpa causata dagli uomini.

La battaglia di Minna Canth sembra essere ancora lontana da una conclusione: la sua vasta e pregevole produzione, infatti, stenta ad essere tradotta ed esportata al di fuori della Finlandia, a differenza di quella dei colleghi uomini.

Scena di una rappresentazione di
Scena di una rappresentazione di “Anna Liisa”

A partire dalla fine dell’Ottocento e dall’inizio del Novecento, la letteratura finlandese e quella svedese si distinguono sempre più l’una dall’altra: una minoranza nazionalista svedese cerca di preservare la sua cultura anche in ambito letterario; la sua produzione sarà particolarmente incentrata sulla lirica. La letteratura finlandese in senso stretto, invece, su cui questo articolo si focalizzerà, imbocca un sentiero  a sé stante, che è quello del romanzo.

Ricordiamo Johannes Linnankoski (1869 – 1913), autore di opere che descrivono la vita contadina e di quello che in Finlandia diventò un vero e proprio best seller: La canzone del fiore dal sangue rosso, storia dai risvolti fantasy di un dongiovanni finnico, e Teuvo Pakkala (1862 – 1925), esponente del realismo e autore di numerose opere per l’infanzia.

Un discorso a parte merita Eino Leino (1878 – 1926), amatissimo poeta d’avanguardia nel cui lavoro si mescolano elementi folkloristici propri del Kalevala e i temi della natura, dell’amore e della disperazione. Leino pubblicò la sua prima poesia all’età di dodici anni e non smise di scrivere per tutta la vita. Fu inoltre il primo a tradurre in finlandese la Divina Commedia di Dante.

Ritratto di Eino Leino, di Heino Aspelin
Ritratto di Eino Leino, di Heino Aspelin

L’atteggiamento generale dei letterati finlandesi cambiò dopo gli eventi del 1917 e de 1918, ossia l’indipendenza della Finlandia e la guerra civile.

La nuova generazione di autori mostra una attitudine spiccata all’autocritica e alla riflessione: ne è un esempio il lavoro di Joel Lehtonen (1881 – 1934), che dopo una spensierata fase giovanile si concentra su gli eventi della guerra civile ne Gli alberi di mele morti (1918) e sui temi del nichilismo e del pessimismo culturale nel suo capolavoro Putkinotko e nelle poesie scritte poco prima del suo suicidio.

Su un versante diametralmente opposto si colloca Volter Kilpi (1874 – 1939), la cui opera si inserisce nel contesto europeo delle avanguardie e del modernismo: il suo capolavoro, In the Parlour at Alastalo, è un tomo lungo più di 900 pagine in cui si condensano gli avvenimenti di sole sei ore, in cui l’autore fa largo uso di tecniche joyceane quali il  monologo interiore, il flashback e la ricchezza di dettagli. Il suo interesse per il tema nel tempo permette di accostare la sua poetica anche a quella di Marcel Proust.

Opera in questi anni anche il primo ed unico premio Nobel finlandese per la letteratura, Frans Eemil Sillanpää (1888 – 1939), premiato nel 1939 “per la sua profonda comprensione dei contadini del proprio paese e la squisita arte con la quale ha ritratto il loro modo di vivere e la relazione con la natura”.

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Il profondo rapporto con la natura dell’uomo finlandese, fulcro di tutta la letteratura nazionale, raggiunge in Sillanpää il suo apice massimo: l’autore descrive i suoi personaggi come parte biologica dell’ambiente in cui sono immersi: tale approccio pone le basi negli studi di scienze naturali portati che egli portò a termine prima di dedicarsi totalmente alla scrittura.

Scrisse la sua opera di maggior fama, Santa miseria, nel 1919, sotto l’influsso degli eventi della guerra civile del 1918: si tratta di un’opera cupa e pessimista, i cui protagonisti – tratto comune a tutte le opere di Sillampää – sono persone semplici, di campagna, ignoranti, oppresse e schiacciate dalla forza di un destino che non possono in alcun modo controllare.

Dal punto di vista poetico, negli anni ’20 si distingue un movimento d’avanguardia di giovani che si fanno chiamare Tulenkantajat, “Portatori di torce”. Il loro slogan era “Apriamo le porte all’Europa!”, e infatti uno dei punti cardine della loro poetica era il cosmopolitismo: il loro leader, Olavi Paavolainen, viaggiò molto, in particolare in Francia, meta dei principali artisti dell’epoca, e raccolse le sue impressioni in vari diari di viaggio. I Portatori di torce erano romantici, idealisti, bohémiens attirati dalle mille possibilità dell’Europa ma allo stesso tempo affascinati dalle zone più esotiche e spirituali della Finlandia stessa; e così i frequenti incontri dei membri del gruppo avvenivano in un’atmosfera indefinita ed eccentrica, tra danze in costume, candele, incensi, versi di poesie attaccati sulle pareti.

Il
Il “Tulenkantajat”, pubblicazione dei Portatori di Torce, del 1933

All’interno di questo movimento, si ricorda in particolare il lavoro della poetessa katri valaKatri Vala (1901 – 1944). Nonostante la sua vita sia stata ricca di viaggi in tutta Europa, lo stile di vita semplice e attaccato alla natura della Finlandia rurale in cui era nata e cresciuta resta un tema cardine della sua poetica: ciò traspare nella sua raccolta On the Earth’s jetty (1930) e in Il ritorno (1934), che affronta temi sociali quali il pacifismo, la difesa dei diritti delle donne e la lotta contro la pena di morte. Katri Vala si schierò per tutta la vita contro i fascismi e i totalitarismi e riassunse i suoi ideali riguardo al ruolo delle donne nel futuro del mondo in Utopia from a woman’s world (1938).

D’altra parte l’impegno sociale e la propensione al pacifismo furono caratteristiche comuni a tutti i Portatori di torce: Paavolainen stesso nel suo Ospite nel Terzo Reich espresse tutto il suo profetico allarme davanti agli sviluppi della politica tedesca.

Simile al loro, seppur più politicizzato, fu il movimento conosciuto come Kiila, “Il Cuneo”, formato da intellettuali schierati a sinistra che guardavano con preoccupazione l’ascesa dei fascismi in Europa.

Per la Finlandia, la Seconda Guerra Mondiale consistette in un conflitto di due anni con l’Unione Sovietica conosciuto come la Guerra d’Inverno (1939-1940), e nella Guerra di Continuazione (1941 – 1944), in cui combatté a fianco della Germania. Il conflitto si chiuse solo nel ’45 con la Guerra Lappone, in cui i finlandesi dovettero scacciare con la forza gli ex alleati tedeschi dai territori a nord del Circolo Polare.

La letteratura del dopoguerra fu dominata da una nuova generazione di poeti le cui opere si astenevano dai temi della politica e della religione e si concentravano sulla nuova struttura ritmica della poesia, privata della rima e dominata del verso libero, fondando un nuovo movimento modernista e sperimentale. Ne furono i principali esponenti la poetessa e drammaturga Eeva Liisa Manner, che guardava alla filosofia orientale e all’innocenza primitiva come uniche possibili fonti di riscatto per l’uomo moderno, e Paavo Haviikko (1931 – 2008).

L’autore più amato e venduto dell’epoca fu tuttavia Mika Waltari (1908 – 1979),waltari tuttora uno degli autori finlandesi più conosciuti all’estero. Negli anni ’20, Waltari fu per un certo periodo membro dei Portatori di Torce, ma fu il suo lavoro come autore di romanzi storici a renderlo famoso. Il suo Sinuhe l’Egiziano (1945) divenne un best-seller, da cui fu anche tratta una versione cinematografica hollywoodiana.

Il romanziere Väinö Linna (1920 – 1992) fu, al contrario, uno dei pochi intellettuali finlandesi ad affrontare esplicitamente nelle sue opere il tema della guerra. L’opera a cui deve la fama, Il milite ignoto, è ambientata durante la Guerra di Continuazione ed è caratterizzata da uno schietto realismo e da un linguaggio tuttavia piacevole e umoristico. La pubblicazione del romanzo fu fonte di numerose polemiche, ma si affermò presto come un best – seller. La sua seconda opera più conosciuta, la saga familiare in tre volumi Qui, sotto la stella polare, narra la vita di tre generazioni di fattori finlandesi davanti ai quali si susseguono gli eventi della storia, con particolare attenzione alla Guerra d’Indipendenza.

Dagli anni ’70 in poi, la letteratura finlandese si arricchisce ininterrottamente di autori, stimoli, contributi, tanto che diventa difficile darne un quadro completo ed esaustivo: si ricorda Tove Jansson (1914 – 2001), autrice di lingua svedese della celeberrima saga dei Mumin, da cui sono stati tratti vari cartoni animati; l’eclettico guardaboschi Arto Paasilinna, che ha inaugurato il genere del romanzo umoristico – ecologico con il suo L’anno della lepre; gli autori di crime fiction come l’amatissima Leena Lehtolainen, le cui opere sono tradotte in più di 20 lingue; Bo Carpelan (1926 – 2011), autore in lingua svedese de Il libro di Benjamin; e le nuove promesse quali Riika Pulkinen.

I Mumin nella Valle dei Mumin
I Mumin nella Valle dei Mumin

Questo articolo non si propone di dare un quadro totale di ciò che è stata ed è la letteratura finlandese, sarebbe una pretesa assurda e impossibile riassumere la cultura di un popolo in poche righe: vuole piuttosto essere uno spunto per scoprire sempre di più sugli sviluppi recenti e passati della cultura letteraria di questo popolo prodigioso e magico, con un piede nel mondo reale e l’altro in magiche terre leggendarie, popolate da creature quasi umane e rischiarate da immaginifiche aurore boreali.

Se non sapete da dove cominciare, iniziate a sfogliare un libro di Arto Paasilinna: non ve ne pentirete!

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