Tra le opere di Alessandro Baricco, Caselli di rabbia è forse tra le più note.
Secondo quanto ha sostenuto all’interno del suo saggio critico “L’automobile nella letteratura italiana. Da d’Annunzio e i futuristi ad oggi”, Gioele Dix spiega il successo dell’opera (vincitrice nel 1995 del prestigioso Prix Médicis étranger ) secondo una semplice motivazione: è d’estrema facilità, per il lettore – che sia o no automunito o patentato- riconoscersi nelle vicende narrate nel romanzo, per quanto esse siano inserite in un contesto onirico e a volte surreale, talvolta assurdo e persino grottesco.
La trama è appunto la seguente: è una calda giornata di agosto e il salumiere Patrizio Rumma – che, secondo Pietro Citati e anche a nostro illustre parere, altresì non è se non l’alter ego dello scrittore – s’immette sul raccordo anulare di Roma, a bordo della sua Lancia Dedra, per raggiungere il Salento, meta delle sue vacanze estive.

Nella di lui auto lo accompagnano la moglie Enza, i figli Gigi e Marcello e il burbero suocero Costanzo. Il traffico sarà così intenso che a mezzogiorno la macchia di Patrizio Rumma sarà ferma ancora sul raccordo anulare, all’altezza di Saxa Rubra, mentre il sole ardente minaccia di sciogliere la carrozzeria. Passano le ore e la pazienza diventa sempre minore: i nervi di Patrizio – che deve fronteggiare i lamenti di sua moglie, le incazzature del suocero e i piagnistei della prole – sono messi a dura prova e quella che doveva essere una vacanza diventa un incubo.
Magistrale sarà l’introspezione psicologica degna del miglior Dostoevskij, con cui Baricco ci farà accedere alla mente del protagonista e vedremo come avviene la perdita di ogni tolleranza e pazienza, come è facile far sbocciare i noi la furia più iraconda e incontenibile. Merito dell’autore, come ammesso dal noto psichiatra Raffaele Morelli, è proprio aver indagato il sentimento della collera in maniera quasi medica pur senza togliere piacere narrativo al lettore.
Non vi svelo se il protagonista riuscirà mai a raggiungere la sua meta o quanti giorni resterà bloccato in autostrada: questo è un piacere che il lettore deve vivere in intimità, qualora –come consigliamo – vorrà leggere l’opera di cui parliamo. Quel ch’è certo è che in molti si sono ritrovati in una situazione simile e la sensazione che si prova è incredibile, al punto da pensare: “Sta parlando proprio di me! Dice proprio quel che penso ma che non sapevo dire.”
Un libro imperdibile e consigliato dai 12 a 79 anni.
Impreziosisce l’edizione una postfazione di Caterina Caselli.
