Anno naturale, Luca Baldoni
(Passigli, 2021)
Poco tempo fa scrivevo una recensione al libro Lo spettro visibile di Antonio Francesco Perozzi e, citando la prefazione di Pasquale Pietro Del Giudice, concordavo sul termine “pre-umano” per definire, in parte, la sua poesia. Nel caso di Anno naturale di Luca Baldoni una definizione simile non sarebbe errata, anzi.
Come potrebbe suggerire il titolo, il nuovo libro di Luca Baldoni è un attraversamento in versi del mondo vegetale e animale, ma sarebbe riduttivo dire che è solo questo. Con una ammirevole cultura etologica, Baldoni ci descrive un mondo presentissimo e assolutamente vivo che, tuttavia, a volte non riusciamo proprio a percepire durante la nostra quotidianità, e nonostante ciò è un mondo che appunto vive, si riproduce, muore, si evolve.
Citando un’amica: sempre più spesso il mondo naturale in cui siamo immersi rischia di essere banalmente uno sfondo noioso e ovvio. Durante la lettura delle poesie di Baldoni mi è venuto in mente un esperimento che questa amica mi ha raccontato, ovvero l’idea di un professore di mostrare a degli studenti la foto di un tigre, rarefatta, poco visibile di primo acchito, immersa tra le piante. Alla domanda “cosa vedete?” la risposta spontanea era: “una tigre”. Il professore, consapevole a priori dell’esito, ribadiva che sì, la tigre è presente nell’immagine, ma le piante lo sono altrettanto.
Il lavoro di Luca Baldoni in questa silloge poetica ci permette di scoprire ciò che quotidianamente abbiamo intorno, ciò che percepiamo come uno sfondo, quando in realtà è parte essenziale della nostra esistenza: il mondo naturale, focalizzandosi in particolare su quello vegetale.
Con una notevole capacità descrittiva, Baldoni ci porta a scoprire le abitudini di alcune piante raccontandoci le loro particolarità, spaziando dalla riproduzione al modo in cui si nutrono. In questo senso Baldoni ci racconta di “un’esistenza pre-umana”, dove, al contrario, è l’essere umano che fa da sfondo a appare come studioso ineluttabile di un pianeta in continua evoluzione e scoperta.
Citando la prima poesia del libro, dal titolo omonimo: «In spazio limitato mirare l’universo/semplice programma di quest’anno naturale:/ […]»
L’avvicinamento a questo mondo è raccontato da Baldoni in modo estremamente umano. Con ciò voglio dire che il lettore, almeno nel mio caso, riconosce nelle abitudini vegetali e animali anche delle particolarità umane. In tal modo – essendo forse inevitabile – lo stupore nella lettura è molteplice, poiché non ci si limita a osservare qualcosa che esiste ed è distante, bensì a trovarcisi dentro durante ogni storia di ogni pianta o animale, come se, in fondo, non ci fosse poi tanta differenza.
Le poesie di Baldoni appaiono allora come brevi racconti, le quali hanno la stessa offerta di immedesimazione delle storie che hanno come protagonisti gli esseri umani.
Una delle grandi capacità di Luca Baldoni come poeta è proprio questa: l’abilità di descrivere nella poesia una curiosità metaforica, un punto di interesse. In questo senso la narrazione è colma di una passione che è scritta con forma e stile.
La forma, infatti, è di una consapevolezza che ha radici antiche. La scrittura di Baldoni è una scrittura controllata, anche anacronistica, si può dire, poiché è ricca di arcaismi e, soprattutto, di un ritmo “anti-pop”, ovvero risiede in una poesia inizio-novecentesca, dove il tono è piuttosto aulico, privo di suggestioni “dal basso” ma, piuttosto, di ascolto quasi onirico di un qualcosa di divino. Forse proprio questa è una piccola pecca della silloge, dal momento in cui rischia, a volte, di essere ridondante e fuori dal tempo.
Nonostante ciò, il ritmo – che è preciso, spesso simile tra una poesia e un’altra – e lo stile fanno da piatto a un modello narrativo che necessariamente richiede un ritmo e uno stile simili. Infatti il modo in cui le poesie si raccontano è un modo anch’esso anacronistico, volendo, per cui si attinge all’oggetto visitato come se se ne fosse invasi, e l’invasione è sempre un’invasione celestiale, felice, poiché porta a una tranquillità interiore.
Sembra che conoscere il mondo naturale, allora, sia anche una possibilità per una vita pacifica. Quello che forse Baldoni vuole suggerirci è di riavvicinarci a questi luoghi che sono così vicini ma anche così difficilmente comprensibili, a volte. E con maestria e passione, appunto, Baldoni ci offre uno spunto per ricrederli, rivederli e rifonderci con questi.
«In tarda primavera perfetti vi sfogate
eretti sugli steli scrollate i vostri falli
corolle così piene, sagome festanti,
sbocciate in neroviola di tumido splendore
l’ho scelto per l’aspetto profondo e innaturale
mi satura il suo acme, amplesso di colore.»
Anno naturale è una dichiarazione d’amore alla natura. E tutto questo amore trasuda tra le pagine scritte da Luca Baldoni.
Vittorio Parpaglioni
Immagine di copertina: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-che-cammina-tra-gli-alberi-della-foresta-verde-15286/