Mediterranea, Dimitri Deliolanes e Leonardo Palmisano
(Fandango, 2022)

Dimitri Deliolanes, giornalista greco, e Leonardo Palmisano, autore di inchieste nostro conterraneo, intrecciano un dialogo in italiano. I temi che affrontano dovrebbero essere l’economia, la politica e la società dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in pratica viene compiuto uno studio approfondito su queste realtà soltanto in Grecia e in Italia, attuando un paragone tra due delle nazioni più colpite dalla crisi del 2008.
Lo sguardo è sul presente: la guerra in Ucraina, l’inesistente attenzione verso i giovani, in Italia e Grecia, e il loro conseguente esodo verso il nord o gli Stati Uniti, le migrazioni, l’insorgere in tutta Europa dei sovranisti e dell’estrema destra. Nonostante ciò non manca un’attenta contestualizzazione, che si sviluppa nella descrizione delle politiche italiane e greche dell’ultimo cinquantennio, di certo utili alla decodificazione del presente. Tra questi argomenti si annoverano, per la Grecia, il regime dei colonnelli, gli scandali di corruzione della stirpe dei Mītsotakīs, il cui ultimo esponente oggi è leader del partito conservatore Nuova Democrazia e Primo ministro dal luglio 2019, l’avvilente indirizzamento dell’opinione pubblica da parte delle televisioni private.
Per quanto riguarda l’Italia, si cercano le radici della rapida ascesa dei sovranisti Salvini e Meloni nelle politiche di Berlusconi, che hanno trasformato l’ideale dell’anticomunismo in quello antieuropeistico, nonché nella sfiducia degli strati più poveri della popolazione verso le politiche attuate dall’Unione Europea. Anche in questo caso è innegabile l’esclusione dell’informazione dai canali della televisione privata in favore di programmi di puro intrattenimento, spesso svilente per i contenuti bassi e volgari.
Il volume, più un densissimo pamphlet che un libro, date le novantanove pagine, è diviso in tre macro capitoli che trattano tre tematiche: la crisi del debito, la crisi dei migranti e la crisi della politica. In particolare all’interno del primo e del terzo capitolo viene trattato il problema delle crisi economiche e politiche, da tempo irrisolte e spesso menzionate al solo fine di accendere il dibattito. Buona parte del discorso è volta alla denuncia della fragile logica tedesca nella gestione finanziaria degli Stati dell’Unione Europea. Tale logica venne spesso portata avanti da economisti miopi che trascinarono nella povertà Grecia, Italia, Spagna e Portogallo non ammettendo mai pubblicamente di avere sbagliato previsioni ma, anzi, sostenendosi su pregiudizi e affermazioni inammissibili, quale quella pronunciata dall’allora ministro delle Finanze, oggi presidente del Bundestag, Wolfang Schäuble: «I governi non devono essere espressione degli elettori ma dei “mercati”, intesi come Borse» (p.11) o, ancora: «Mai l’onesto contribuente tedesco potrebbe permettere che le sue tasse finiscano nelle tasche di poltroni greci, imbroglioni italiani, sfaticati spagnoli, lestofanti portoghesi» (p.9).
Riconoscendo che il debito ora è destinato ad ingrandirsi, data la scelta di armare l’Ucraina contro Putin, per quanto riguarda l’Italia si discute sulla necessità di riforme a favore degli strati sociali più poveri, tassati come i più ricchi e abitanti di periferie in perenne costruzione, neanche fosse in atto un boom demografico. Palmisano dialoga anche sul bassissimo tasso di natalità, collegandolo alla mancanza di lavoro e di sicurezze per i giovani e argomentando che una possibilità per arginarlo sarebbe cercare di trattenere i migranti in Italia, introducendo, ovviamente, lo ius soli. Si passa poi alla situazione del sistema sanitario greco che, dopo un lungo processo di smantellamento portato avanti dalla destra, si vide parzialmente ripristinato dal 2015 grazie a Tsipras, per poi subire di nuovo tagli dall’attuale governo di destra, per altro in momento pandemico.
Non mancano i rifermenti alla presenza delle organizzazioni neofasciste più estreme, sia in Italia che in Grecia, che hanno fatto aumentare esponenzialmente i fenomeni di violenza per cause razziali xenofobe, anti femministe e omofobe. Tali gruppi sembrano essere legittimati, oltretutto, dai politici che concentrano l’attenzione mediatica sugli stranieri, cavalcando l‘idea mussoliniana di un nemico esterno da cui difendersi, o confini da proteggere. Per quanto riguarda la Grecia, Deliolanes denuncia la brutalità della polizia greca, e i pestaggi denunciati alle magistrature dai manifestanti che sono stazionati nella questura di Atene per giorni. Ulteriore tema scottante trattato da Palmisano e Deliolanes è il legame tra Stato e mafia. Se in Italia, riporta Palmisano, purtroppo il dibattito sulla criminalità organizzata non riesce ad essere incentrato sulle risorse che essa sottrae allo Stato, in Grecia quando il governo Mītsotakīs annunciò di voler chiudere «uno dei centri più attivi nella lotta contro la tossicodipendenza, molti hanno collegato il libero mercato dell’eroina con certi interessi armatoriali» (p.40). Concludendo, Deliolanes esprime forte disappunto anche nei confronti della mala gestione delle antichità classiche: la cementificazione del Partenone, la distruzione della Salonicco tardo romana e la privatizzazione dei musei.
Il secondo capitolo è dedicato ai migranti, in entrambi gli Stati poco o per niente integrati nella società. Come sottolineato più volte da entrambi, la destra (e parte della sinistra) non coglie l’inevitabilità dello spostamento umano da un luogo all’altro del pianeta, quasi il fenomeno non esistesse da sempre. Le migrazioni non sono accettata come fenomeno naturale, mentre già alle elementari dovrebbe venirne insegnata la storia, ricordando che anche noi italiani siamo stati oggetto di razzismo nei Paesi di arrivo, quali gli Stati Uniti. Né in Grecia né in Italia si sa che in Africa la stragrande maggioranza di migrazione è interna, e che alle nostre nazioni arrivano soltanto le frange più povere o le élite più ricche.
La Grecia si dimentica di essere in primis «un paese di rifugiati» (p.50), in quanto quasi la metà della popolazione proviene dall’Asia Minore, nel momento dello scambio di popolazioni tra la Turchia musulmana e la Grecia cristiana ortodossa. La costruzione di una narrazione in cui dal sud arriva il nemico ha portato all’aumento delle spese per la sicurezza e alla destabilizzazione dei diritti umani (p.54), non mettendo in conto che, oltre che leggi inverosimili quali la Bossi Fini del 2002, che colloca l’immigrazione sul piano della sicurezza nazionale, è la posizione geografica stessa dell’Italia e della Grecia a «trasformarle in un ponte per il nord dell’Ue».
In poco meno di cento pagine gli autori costruiscono un vero e proprio reportage che, sotto forma di inchiesta, solleva le tematiche più scomode di questi anni. La densità di informazioni riportate e la lucidità nel collegare le cause della politica recente agli effetti delle crisi trattate sono sicuramente gli aspetti trainanti di questo pamphlet. Proprio per via della completezza di un libro così breve e, probabilmente, per la maggior conoscenza degli autori dei loro due Paesi di nascita, finiscono per essere trattati i problemi di Italia e Grecia, più che di tutti i Paesi del bacino mediterraneo.
Il dialogo intrecciato dai due è quasi sempre fluido, se si eccettuano alcuni passaggi in cui il cambiamento di argomento da un interlocutore all’altro è repentino, risultando stridente nel seguire il discorso. Dal punto di vista della lingua sono presenti molti tecnicismi. La forma dialogica, tuttavia, dà la possibilità agli autori di spiegarli concisamente, rendendo fruibile un pamphlet i cui temi sono prevalentemente socio-economici. Lo sguardo presentato è, ovviamente, dato il tema, pessimistico, ed entrambi gli autori sembrano sfiduciati nei confronti del futuro. Un futuro che accorderà sempre meno attenzione alle frange più povere della popolazione, disumanizzando sempre più la politica, volta al profitto economico più che al benessere degli abitanti di uno Stato. Un futuro autoritaristico che reprimerà il dissenso popolare e accentrerà le ricchezze nelle mani di pochi, oscurando le proprie malefatte. A meno che si prenda una via d’uscita. «Una via d’uscita che o è mediterranea o non è» (p.89).
Eleonora Mander
In copertina: Photo by Geralt on Pixabay.