Premio Strega Europeo ’18: “La scomparsa di Josef Mengele”, di Olivier Guez

La scomparsa di Josef Mengele, di Olivier Guez
(Neri Pozza, 2018 – Trad. M. Botto)

Il mito di Josef Mengele si è diffuso nell’immaginario collettivo occidentale, assumendo le tinte di una storia al contempo macabra e affascinante, tanto riprovevole quanto seducente nelle sue sfumature più grottesche. Il Dottor Josef Mengele è l’Angelo della morte di Aushwitz: ce lo immaginiamo mentre accoglie gli ebrei alle porte dell’inferno, fischiettando arie liriche e valutando di volta in volta quali corpi umani siano utili alle sue ricerche e quali possano essere cremati senza indugi. Lo vediamo nei suoi laboratori a torturare bambini, dissezionare gemelli, recidere organi, cuocere cadaveri in acqua bollente per spogliarli della carne ed esaminare gli scheletri – tutto questo in nome di un duplice principio superiore: il Reich e la Scienza. La superiorità ariana e l’inferiorità degli ebrei, uniti all’ideale positivistico del Sapere, hanno giustificato ideologicamente un complesso di atrocità di cui Mengele ne è la degna personificazione.

9788854516571_0_0_0_75Olivier Guez ha recuperato il mito dell’Angelo della morte e l’ha spogliato della sua aura leggendaria, proponendo in forma romanzata un’accurata ricostruzione storica sulla fuga del Dottor Mengele dall’Europa e dalla Giustizia. Il rigore scientifico di questa complessa operazione letteraria è testimoniato dai rimandi bibliografici finali, una prassi tipica dei saggi che in questo caso colloca l’opera di Guez leggermente al di fuori dei parametri di un vero e proprio romanzo, sottolineando l’influenza della dimensione saggistica.

La ricostruzione della fuga di Mengele presenta delle zone d’ombra che l’autore ha potuto illuminare solo con l’aiuto della fantasia. Lo vediamo attraversare l’oceano per raggiungere l’Argentina, adattarsi alle prime incombenze dell’immigrazione e trarre vantaggio dalla politica di Juan Perón, particolarmente permissiva nei confronti degli ex-nazisti in cerca di asilo. Quando il mondo inizia a sensibilizzarsi nei confronti delle atrocità della seconda guerra mondiale e l’opinione pubblica preme per avere giustizia, la caccia a Mengele costringe l’Angelo Sterminatore a una vita di fughe frenetiche, compromessi e terrore.

Nonostante lo stile secco e asciutto dell’opera, che talvolta assume le tinte di una vera e propria cronaca giocata su dettagli di fantasia, il coinvolgimento del lettore è garantito dalla densità degli eventi e dalla personalità sempre più marcata del protagonista. Il romanzo di Guez non è di certo un capolavoro di introspezione psicologica: i personaggi che si affollano sulla scena sono ridotti a pochi tratti caratteriali, manovrati in funzione dello sviluppo narrativo dell’opera senza particolari approfondimenti.

L’unica eccezione è data proprio da Josef Mengele, un uomo megalomane e autoritario, fiero dei suoi ideali nazisti e antisemitici. Disprezza chiunque percepisca come debole e inferiore, anche coloro da cui dipende il suo benessere personale: si sente naturalmente superiore e pretende di essere trattato come tale. Il suo egocentrismo si scontra però con la realtà della fuga, che lo costringe a umilianti compromessi con le proprie aspettative di vita – il risultato è l’immagine di un lupo braccato, senza più contatti affettivi solidi, che tenta di dominare un ambiente in cui è invece ospite sgradito. Solo, lamentoso, insofferente, paranoico.

La scomparsa di Josef Mengele è la storia del declino di un uomo, da mitico Angelo della Morte a braccia per lavorare i campi, passando per una serie di umiliazioni la cui incisività è accentuata dal carattere dispotico del protagonista. La sua personalità è un tale concentrato di difetti da diventare un ottimo intrattenimento per il lettore, che si presuppone ostile all’immagine negativa di un anti-eroe nazista. È proprio questo dettaglio che solleva qualche legittima perplessità: non è forse talvolta troppo accentuata la negatività di Mengele come essere umano? L’impressione è che, partendo dalle medesime fonti consultate da Guez, uno scrittore potenzialmente filo-fascista avrebbe tracciato un’immagine ben diversa del Dottor Mengele.

Dalla letteratura non ci si deve mai attendere oggettività: ogni romanzo è l’interpretazione artistica della prospettiva del suo scrittore, e le opere storiche non costituiscono l’eccezione. D’altro canto, la prospettiva di Guez sulla figura di Josef Mengele è fin troppo lampante, una presa di posizione che priva il suo personaggio di sfumature caratteriali potenzialmente più variegate e intriganti. Guez lascia emergere unicamente l’immagine del mostro, poi la umilia. Solo il lettore può decidere se si tratta di un limite dell’opera o di un suo tratto caratteristico.

La scomparsa di Josef Mengele ha vinto il prestigioso Prix Renaudot 2017 in Francia ed è stato poi selezionato nella cinquina finalista del Premio Strega Europeo 2018, un doppio successo meritato e legittimo. Il romanzo è intelligente, ben strutturato, scritto con uno stile letterario semplice e fluido; il tema trattato insiste su una ferita storica ancora aperta: la seconda guerra mondiale, il nazifascismo e i suoi mostri. In un periodo storico in cui assistiamo al riemergere di retoriche e ideali non diversi da quelli di Mengele e dei suoi compagni, il romanzo di Olivier Guez ci pone davanti a uno specchio: l’era dei mostri è davvero finita?

(Anja Boato)

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