Il poeta muto e altro, Vittorio Parpaglioni
(I Quaderni del Battello Ebbro, 2019)

Il poeta muto e altro è il libro di esordio di Vittorio Parpaglioni, giovane poeta proveniente dalla Capitale. Molte sono le tematiche che vengono toccate all’interno del libro, tra cui spicca il tema dalla giovinezza di memoria rimbaudiana, evidente dagli stilemi che palesano questo substrato. Il libro si divide in due sezioni: la prima delle prose poetiche, il poeta muto, e la seconda di poesie.
La prima parte dell’opera si apre con un richiamo generazionale, un appello alla figura del padre come passaggio di testimone. Ma il singolo, in questo caso il nostro poeta, diventa un narratore, testimone, appunto, di quell’avvenire di figure indistinte. Il “loro”. Un pronome indefinito che racchiude infinite storie da punti dislocati dello spaziotempo. In queste prose la volontà di dire supera la mutezza del poeta; mutezza che è dovuta al dover guardare per prendere nota; mutezza condensata nelle battute che intervallano il ritmo della narrazione, in questo caso vicina anche al copione teatrale.
Le influenze che caratterizzano questa parte sembrano venire da un tempo ulteriore, dai resti delle poesie di Baudelaire, in qualche modo dediti ad una presa diretta del decadentismo misto ad un sentimento di spleen. La forza con cui Parpaglioni si esprime ricorda quella di Rimbaud a volte, per la sfacciataggine, per il tirare alto. A ciò aggiunge temi ricorrenti nell’opera che riguardano il rapporto dell’uomo con il proprio presente, sfociando a volte in velleitari inviti ad un abbandono zen. Inoltre, la sua voce contemporanea si cimenta con il tema uomo-macchina intriso di uno spiritualismo che reca con sé una pacatezza mediorientale, nonché strumento che porta il poeta a distanziarsi e ad invitare di distanziarsi dalle cose attraverso la formula dell’amicizia.
Certo non è facile gestire questo melting pot di altezze tonali così diverse e così vicine insieme a tutti questi temi e la pretesa di saziarli. Infatti, a volte Parpaglioni sembra, purtroppo, ingabbiarsi da solo stilisticamente, non rimanendo chiarissimo sul come voler affrontare un tema e con quale taglio, perché vuole dare una descrizione completa di tutto. Questo è, però, lo spirito della giovinezza ed il libro ne scoppia.
La seconda sezione del libro, le poesie, presentano meglio quanto sopra accennato, essendo una condensazione delle prose poetiche. Se già prima era presente la dimensione del viaggio, ad esempio, ora nelle poesie questa componente si carica anche dell’invito alla comunione dell’esperienza dell’umanità.
La nostra ragazzaggine
Verranno
gli angeli del gioco verranno
vestiti sudici
sporchi e malati.
Verranno ubriachi;
le vecchie si scanseranno
gli ignavi fuggiranno.
Le parole
non avranno più valore,
passeremo vagando
tutte le ore,
andremo urlando
tutte le verità.
Berlino Parigi Roma
tutte
mani di bambina
fiori senza nome
cantanti senza sguardi
lupi e lune!
I vecchi non parleranno più.
Le autorità
saranno baci sulle nostre mani.
Cadrà il Colosseo,
cadrà l’Empire,
cadrà il Taj Mahal.
Accoglieranno il mio pianto;
non diranno alle televisioni.
Accoglierete il mio pianto
e direte che domani
sulle nostre labbra,
nei nostri pensieri
sarà ancora.
Durerà oggi
questo via vai di pensieri.
Durerete oggi
angeli schiavi
di quest’orologio.
Michele Joshua Maggini
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