Quando la letteratura abbatte confini: “Più silenzioso dell’acqua”

Più silenzioso dell’acqua, di Berislav Blagojević
(2019, Stilo Editrice – trad. D. Capasso)

Guardammo in silenzio il pavimento fino alla fine della canzone. Quindi mi raccontò che era figlio di un serbo e di una croata, che i genitori avevano divorziato e che si erano battuti con tutte le forze per avere l’affidamento su di lui. Ridendo mi disse che per merito della sentenza del giudice si trovava lì insieme con noi, da questa parte della trincea. Perché se per caso il giudice lo avesse affidato alla madre, probabilmente ora ci staremmo guardando attraverso il mirino del fucile. [p. 70]

acqua stiloStilo editrice è una delle tre case editrici italiane vincitrici del bando di Europa Creativa finanziato dal programma di Traduzioni Letterarie della Comunità Europea con il progetto Voices from European peripheries. Literature, lost and rediscovered identity, che consiste nella traduzione di sei opere narrative di autori residenti in Stati a margine della comunità europea  o con essa confinanti.

I temi fondamentali che legano insieme le opere scelte sono le fratture che caratterizzano l’Occidente, la ricerca di un’identità forte e coesa per l’Europa, i problemi della periferia che tendono a ripercuotersi al centro e ad alimentare nazionalismi e populismi.

In questo contesto si inserisce Più silenzioso dell’acqua, romanzo di Berislav Blagojević tradotto da Danilo Capasso e rappresentativo, nell’ambito del progetto, della letteratura della Bosnia Erzegovina.

Dominante è qui lo spettro del conflitto serbo-bosniaco con le sue ineluttabili conseguenze sulla gente comune. Il protagonista, Danilo Misič, vive dalla fine della guerra in uno stato di totale distacco dalla realtà a causa di un pesante stress post traumatico. Il suo unico canale di comunicazione con il mondo esterno sono dei criptici appunti che scrive nella sua casa di cura e che contengono dei dialoghi tra lui e il poeta russo Daniil Charms, ponte tra la situazione di straniamento che il giovane uomo sperimenta (Charms è morto sotto regime totalitario) e il suo passato ricco di speranza, cultura, musica e letteratura.

Attorno a Danilo orbitano la moglie Radmila, determinata a salvare suo marito dall’indifferenza dei medici che lo considerano un caso perso sulla cui guarigione non è necessario investire energie e risorse, e il dottor Berkovič, il quale attraverso la singolare vicenda del giovane intraprende un percorso di crescita personale che lo porterà a ritrovare la sua umanità in un ambiente che lo spingerebbe invece a trattare gli esseri umani come fossero numeri.

Radmila non ha combattuto la guerra, non ne parla e non può ricordarla, ma ne sconta le conseguenze quando cerca di ottenere le migliori cure possibili per suo marito: il divario sociale tra i ceti più abbienti, che possono permettersi di vivere una vita tutto sommato normale nonostante la devastazione post bellica, e la povera gente comune è evidente soprattutto nel tentativo di espatriare. L’Europa civilizzata non ne può più di profughi traumatizzati da curare, è sorda alle richieste di aiuto della gente comune ed esser nata nei Balcani viene vissuto da lei come un handicap tangibile e irrimediabile.

Le difficoltà di  Radmila nell’ottenere la giusta attenzione per Danilo riflette in realtà, come sottolinea l’autore stesso in un’intervista, una tendenza più generale della società bosniaca post bellica, e cioè la scarsa attenzione nei confronti dello stress post traumatico degli ex soldati, che spesso faticano a farsi ascoltare e convivono con una vergogna silenziosa.

I punti di vista del dottore, di Radmila e di Danilo si alternano in una struttura frammentaria, a volte al punto da essere difficile da seguire, in cui tutti i personaggi risultano accomunati dalla difficoltosa ricerca di una via d’uscita non solo dal dramma del dopoguerra, ma anche dai muri invisibili di una società che è ancora chiusa, muta e sorda alle esigenze della gente comune e trincerata in un sistema corrotto e complesso.

Il romanzo di Blagojević  non si limita quindi a raccontare una storia, ma dà voce ad un’intera comunità, la cui storia tristemente recente è ancora troppo poco raccontata e diffusa, e in questo incarna appieno il progetto promosso da Stilo editrice: raccontare le fratture dell’Europa per costruirle un’identità precisa, accogliente e poliedrica.

Loreta Minutilli

1 Comment

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...