Gender. Una storia per immagini, Meg-John Barker e Jules Scheele
(Fandango Libri, 2022 – Trad. di Rita Brancato, Lorenza Entili, Aurelio Castro)

Quali agenti culturali e sociali hanno caratterizzato le nostre identità di genere? Perché determinati aspetti sono attribuiti a generi specifici? Da quale narrative provengono le norme comportamentali assegnate rispettivamente all’immaginario della femminilità e della mascolinità?
Le opinioni a riguardo sono varie, appartenenti a studi diversi e non mancano di essere discordanti tra loro. Gender. Una storia per immagini raccoglie questa moltitudine di voci in un libro illustrato, edito in Italia da Fandango, con testi dellə scrittorə, studiosə indipendente e psicologə Meg-John Barker e disegni dell’illustratorə e graphic scribe Jules Scheele.
Per spiegare nel modo più semplice e immediato possibile teorie femministe e transfemministe, studi sociali e movimenti di attivismo di genere, è stato scelto il format fumetto “per dummies”, sintetico, divertente e piacevole alla lettura, che ha già riscosso successo con il precedente Queer. Una storia per immagini (Fandango 2021), concentrato invece sul concetto di sessualità e identità queer.
Gender racchiude quindi una panoramica dettagliata delle teorie di genere (“gender studies” in inglese), tanto spesso mistificate dai media come teorie complottiste (“teorie gender”), con l’accusa di voler soppiantare i valori della modernità attraverso il lavaggio del cervello ai nostri bambini, quando ad esempio si spiega loro che un maschietto può anche giocare con le bambole e una femminuccia può anche giocare con le costruzioni.
In realtà, quello che rivela il libro è che sui bambini è già compiuto fin dalla nascita un grande e interminabile lavaggio del cervello, una continua centrifuga di norme da rispettare, aspettative da soddisfare, ruoli da seguire. Già dalla scelta del nome e del genere assegnato alla nascita inizia un processo di costruzione dell’identità, che continua attraverso l’educazione, il controllo e la repressione di caratteri identitari non idonei al genere imposto. Nello spettacolo performativo del binarismo di genere, i genitori guardano i figli, e col loro sguardo ne scolpiscono le forme.
Per approfondire in maniera efficace il concetto di genere, il libro passa in rassegna le diverse ondate del femminismo, l’attivismo trans, il femminismo nero e il transfemminismo, raccontando una breve storia del genere per tentare di spiegare da dove proviene la distinzione binaria e la forte discriminazione sociale che ne è alla base. Per arrivare fin qui, da qualche parte dobbiamo pur essere partiti: scopriamo quindi che la radice del patriarcato risiede nel passato remoto.
Lə autorə ci suggeriscono di guardare specialmente alla mentalità egemone dell’epoca moderna, che ha visto pian piano accrescere e consolidare stereotipi di genere dettati da un unico, miope, punto di vista: ancora una volta quello del maschio cisessuale, eterosessuale, colonialista e suprematista bianco.
Le distinzioni e discriminazioni di genere infatti sono intrinseche alle questioni di razza, classe sociale, identità e orientamento sessuale. Le più recenti riflessioni sul femminismo hanno messo sempre più in luce questa realtà, ovvero che non si può più pensare al genere se non in maniera intersezionale. Una donna nera è socialmente caratterizzata in maniera differente rispetto a una donna bianca, o da un uomo nero, o da una donna trans nera.
L’intersezionalità, di rilevanza più che attuale, è un argomento centrale nel libro e viene affrontata in maniera strutturale ed esaustiva. Come altre teorie e informazioni raccolte all’interno, l’argomento viene farcito da citazioni stimolanti e illuminanti di attivisti, pensatori ed esperti sul tema accompagnati dal loro ritratto.
Con intelligenza, un ottimo storytelling e la sensibilità giusta per adoperarlo, Gender ci invita a pensare e identificarci in maniera complessa, ad abbracciare ed esprimere le parti di noi che non si iscrivono a un sistema normato e immaginare una società che contempli le nostre diversità. «Invece di ideare e occupare il nostro mondo», recita una parte del testo, «come se tutti fossero – o dovessero essere- magri, bianchi, abili, ricchi e maschi, dobbiamo essere coscienti dei bisogni di una moltitudine di persone e corpi differenti.»
Gender può essere una guida per esplorare alternative e possibilità di genere di cui abbiamo poco sentito parlare, incoraggiando l’esplorazione e la conoscenza di noi stessi, ma non può e non vuole somministrare definizioni sul genere che siano statiche e uguali per tutti, da imparare a memoria una volta per poter essere valide e applicabili sempre; non è quindi da considerarsi alla stregua di un manuale scientifico, essendo l’idea di genere fluida e mutevole nello spazio e nel tempo. L’unica certezza che ci viene offerta è che il primo passo verso il cambiamento è sempre la consapevolezza e lo studio degli errori del presente.
Davide Lunerti