Vanishing World, Murata Sayaka
(edizioni e/o, 2025 — Trad. A. Specchio)

Esiste una sola realtà? Forse sì, ma di certo esistono tanti modi diversi di interpretarla. È quello che accade con il genere distopico, che ci offre letture alternative del mondo in cui viviamo, nemmeno troppo futuristiche o impossibili, solo più ciniche, oscure, visionarie. Molte degenerazioni ipotizzate nei libri, nei film, nelle serie TV appartenenti a questo genere sono già in atto, solo che noi non le vediamo. Vanishing World di Murata Sayaka, edito da edizioni e/o e tradotto dal giapponese da Anna Specchio, parte dalle storture di una società in cui la famiglia tradizionale è una convenzione superata, il sesso un rito arcaico e animalesco, l’amore una parola svuotata di qualsiasi emozione. Non a caso Murata Sayaka è considerata una delle più brillanti croniste delle stranezze della società.
«Mi venne voglia di avere figli, così a venticinque anni mi sposai con un uomo conosciuto a una serata di dating».
Al centro dell’opera c’è la procreazione, un tempo delegata ai rapporti sessuali, oggi portata avanti solo attraverso l’inseminazione artificiale. Sono pochi gli individui ancora legati all’antico concetto di coppia: un uomo e una donna si innamorano, si sposano e copulano con l’obiettivo di dare alla luce dei figli. Tra loro c’è la madre della protagonista. Amane cresce con una donna che prova in ogni maniera a inculcarle l’immagine tradizionale della famiglia, il nucleo da cui la stessa Amane è nata, circostanza che fa di lei una delle ultime persone a essere stata concepita tramite un amplesso.
«Amane, quando sarai grande anche tu ti sposerai con la persona che amerai alla follia. E partorirai figli nati dal vostro amore».
Peccato che non ci sia nulla di più anacronistico nel mondo in cui Amane è cresciuta. Non solo: a essere incoraggiato è l’amore verso i personaggi dei cartoni animati, più che quello per le persone in carne e ossa. E laddove sbocci quest’ultima tipologia di amore, deve in ogni caso consumarsi fuori dalla famiglia, sia sul piano dei sentimenti sia sul piano del sesso. O si verrebbe accusati di incesto.
«Ho come l’impressione che ci costringano a innamorarci di quei personaggi, e a volte mi stanco. […] Li creano apposta per farci vivere uno pseudo-amore o farci eccitare, e senza che ce ne accorgiamo ci spremono il portafogli».
Il tutto è raccontato con un linguaggio asettico, sterile, che altro non è se non lo specchio del Giappone distopico sullo sfondo: un Paese privo di emozioni, secco e spoglio come un albero in inverno, ben lontano dai rami ricoperti di fiori di ciliegio in primavera. Ma siamo sicuri che quanto descritto da Murata Sayaka non sia già sotto i nostri occhi, sebbene in una veste diversa, forse non ancora compiuta?
L’ultimo romanzo della scrittrice giapponese, autrice anche de La ragazza del convenience store, la sua opera più famosa, I terrestri, La cerimonia della vita e Parti e omicidi, appare da un lato come la denuncia a un sistema ormai vecchio, stantio, incentrato sulla famiglia eterosessuale e patriarcale, tenuta insieme più dalla necessità di tramandare la specie che dall’amore, dall’altro come la proposta di un modello alternativo, basato su elementi a noi non del tutto sconosciuti, già presenti, anche se in forma embrionale. Si accenna a coppie omosessuali, all’ossessione nei confronti di personaggi di finzione, a uomini che rimangono incinti, a un microcosmo patinato in cui tutti sono Mamme e i bambini crescono felici e contenti, allevati come fossero cuccioli. Ed ecco che viene introdotto l’Eden, la città sperimentale in cui alla fine Amane accetta di trasferirsi insieme al marito, una prospettiva destinata anch’essa a fallire.
«Nel sistema Eden, tutti sono Mamme e figli di esseri umani. […] I Centri forniscono mangime e un nido per la crescita dei cuccioli di essere umano. […] Nella città Paradiso (Eden) gli adulti devono assolvere a due obblighi. Il primo è quello di contribuire fisicamente alla riproduzione sottoponendosi all’inseminazione artificiale, indipendentemente dal sesso e dall’età anagrafica, quando si riceve la cartolina di convocazione. Il secondo è quello di collaborare spiritualmente alla crescita dei bambini. Nel concreto, tutti gli adulti sono incaricati di inondare i bambini di affetto».
Amane è «inorridita» di fronte a quella «fabbrica per produrre esseri umani conformi e omologati», l’ennesimo deterioramento di una società, la nostra, che parte bene e finisce male, incapace di mutare in positivo, indirizzata a guastarsi sempre e comunque. Vanishing World è un libro che racconta la sensazione di non sentirsi a proprio agio da nessuna parte, la condanna di coloro che non riescono a conformarsi, il continuo chiederci chi siamo quando tutto intorno a noi corre troppo veloce in una direzione che non ci appartiene.
«Non credi anche tu che, in fondo, vada bene così? Qualsiasi sistema adotti il mondo, ci sarà sempre un po’ di gente che si sentirà a disagio, e io ho l’impressione che la percentuale sarà grossomodo sempre la stessa».
Marta Grima
(immagine in evidenza di khairul nizam da Pexels)
