La zecca e la rosa – Maurizio Maggiani
(Feltrinelli)
“Sono nato in un paese di campagna nel cuore della miseria degli anni cinquanta, sono stato cresciuto alla confidenza con tutto ciò che ha vita e va bene per la vita, chi mi ha educato aveva più parole per le piante e le bestie che per i cristiani”, racconta Maurizio Maggiani nel booktrailer di presentazione del suo ultimo libro, La zecca e la rosa, edito da Feltrinelli nel 2016. Proprio partendo dalla sua esperienza personale dell’infanzia, in effetti, l’autore crea un vero e proprio dizionario della campagna, che dalla A alla Z raccoglie tutti i termini legati alla terra in cui ha vissuto: dal caco alle rose cingalesi, passando per parole apparentemente più generiche come inverno a personaggi di fantasia come i folletti.
Ogni definizione è l’occasione per raccontare una breve storia in prima persona, legata alla famiglia d’origine e agli elementi naturali in senso stretto, fra un volo e l’altro della vespa muratore e in mezzo all’odore del basilico. “Mi è stato insegnato a guardare e ascoltare e odorare e toccare ogni creatura e capire cosa ne veniva di buono e cosa di cattivo, evitando con cura di disturbare Creato e Creatore”, spiega l’autore, aiutando i suoi lettori a toccare con mano ogni singolo elemento del volume attraverso una serie di delicate illustrazioni a cura di Gianluca Folì, che in un abbraccio di colori e di forme rievocano la meraviglia di un bambino davanti a un mondo sterminato e tutto da scoprire.
“Niente era mio, ma sono stato principe degli orti e barone dell’uva fragola, re dei fossi e granduca dei pesciolini che ci nuotavano dentro” – ed ecco che queste poche righe prendono vita in centinaia di pagine eleganti e spontanee, scritte con la semplicità dei più piccoli e circondate dalle riflessioni dei più grandi, a tratti esistenziali in maniera sfuggente e altre volte umilmente filosofiche. Nel frattempo, cicalecci, profumi, terreni, impronte e colori si fanno largo riga dopo rigo nell’immaginazione e diventano tangibili, vicinissimi a chi sfoglia questa insolita enciclopedia.
L’occhio scrutatore e curioso di Maggiani diventa, così, la matita di Folì e i polpastrelli del loro pubblico, guidati da un’atmosfera poetica e bucolica, che però non nasconde le asperità e i giorni neri legati alla vita dei campi e che parla della campagna come di un microcosmo immutabile, sempre simile a sé stesso, eppure cangiante con le stagioni e in base all’umore di chi lo abita. Il profondo attaccamento dell’autore per i luoghi della sua gioventù, peraltro, è rimasto tale anche dopo decenni: “sono tornato a vivere nella campagna”, fa sapere non a caso, “i miei vicini sono tutti quanti contadini e continuano a parlare più volentieri con le creature che con i cristiani, a parte la miseria è tutto quanto rimasto più o meno allo stesso modo. E allo stesso modo prendo e vado per fossi e orti a toccare, ascoltare, guardare e odorare, considerare l’infinito universo di ciò che vive, evitando di disturbare”.
L’intimità dello scrittore con l’esistenza a stretto contatto con flora e fauna è quindi autentica e duratura, e gli permette di intravvedere l’essenza di numerosi misteri naturali e di gustarne la manifestazione più concreta e spogliata di sovrastrutture. È questo l’approccio che sta alla base della relazione alla pari fra Maggiani e il mondo, nella cui ottica non esistono lo sfruttamento, la prevaricazione o le razzie. Ogni rapporto è regolato da leggi non scritte di rispetto reciproco, di “convivenza” pacifica e, soprattutto, di meraviglia di fronte al creato, di stupore per la sua varietà, di ammirazione per la sua bellezza gratuita e silenziosa.
Eva Luna Mascolino