Qualche anno fa, al secondo anno di università, il mio professore di Filosofia Medievale assegnò, assieme ad altri testi, la lettura di un libro che mi avrebbe toccata nel profondo: la Consolazione della Filosofia, di Boezio.
A dire il vero, ero scettica: non amavo la filosofia medievale, ero sinceramente convinta che tutti quegli uomini avessero passato la loro vita a pregare e a lodare Dio in maniera spicciola, bigotta e scialba. Cosa mi potevo aspettare da dei religiosi così fanatici, mi dicevo. Ovviamente, mi sbagliavo. Mi sbagliavo non tanto perché poi mi sia convertita, ma sicuramente perché ho scoperto che esistono uomini (o sono esistiti) in grado di pensare grandi cose attraversando le spalle di Dio.
Ma tutto questo con Boezio c’entra fino a un certo punto. È vero che è stato il primo dei filosofi medievali (o l’ultimo degli antichi, se vogliamo fare un po’ di storia della filosofia), ma il libro che lessi non accennava neanche una volta a Dio. Per lo meno, così pensavo. E quindi che c’entra lui con Dio? Adesso ve lo spiego.
La Consolazione della Filosofia è un’opera autobiografica: è Boezio che, in punto di morte, incontra la Filosofia che gli parla affinché possa consolarsi della sua fine attraverso di Lei. Boezio ha davvero trascorso i suoi ultimi giorni in carcere, davvero era stato condannato a morte; infatti, l’opera è incompiuta. Ora, io non credo che Boezio abbia effettivamente incontrato una donna di nome Filosofia che lo abbia consolato della sua imminente morte. Allora voi mi direte: non è un’opera autobiografica. Invece secondo me lo è: io credo davvero che Boezio abbia parlato con la Filosofia in punto di morte, come due buoni amici che si parlano e si dicono addio affettuosamente. Forse Lei non era lì, ma lui l’ha sentita; ne sono sicura.
A volte me lo immagino, ci ho pensato spesso, a lui che si dispera su un lettino squallido di legno e paglia e che, improvvisamente, vede davanti a sé questa donna meravigliosa e spaventosa, alta e maestosa, che gli accarezza una guancia e gli dice, come una madre: non ti preoccupare, ora torniamo a casa. E parlandogli tranquillamente e fermamente, spiegandogli le ultime cose che Boezio non conosceva, si allontana con lui, accompagnandolo nel suo ultimo viaggio. Tutto ciò mi ha sempre commossa tanto, perché sento che questa visione è un po’ un pensiero comune a tutti i Filosofi (quelli veri), specialmente quelli medievali. Tutti questi uomini pii e devoti che si accostano alla scienza che hanno imparato a padroneggiare, e lo fanno talmente bene da riuscire a usarla per dimostrare Dio, pur di dimostrare Dio. E Boezio è la prima prova di questo modo di pensare: la più poetica, e la più bella: una Filosofia che consola, che accudisce, che insegna e parla all’uomo a lei più devoto.
Quindi, cosa c’entra Boezio con Dio? Perché, se era un uomo convertito, non ha invocato Dio per consolarlo? E soprattutto: perché ho cambiato idea sui filosofi medievali?
Boezio ci insegna che c’è una conoscenza per ogni esigenza, un tempo per ogni cosa: la Filosofia serve per consolare, per insegnare, per ripotarci sulla via corretta. Neanche Dio può. Anzi, Dio può eccome: ma lo fa attraverso la maestosità e grandiosità della Filosofia. Se leggeste la Consolazione della Filosofia, e vi consiglio davvero di farlo, vi rendereste conto che tra le righe vi sono diretti rimandi biblici, parole che parlano di Dio, a Dio, per Dio. È questa la grandiosità di un’opera in apparenza così semplice: Dio ci parla (secondo Boezio) attraverso tutte le scienze che conosciamo, e la Filosofia è il miglior messaggero che ha per insegnarci a ragionare, a vivere, anche a morire. Ecco perché Boezio non poteva che incontrare Filosofia in punto di morte.
Infine, voglio parlarvi di cosa mi ha fatto cambiare idea sulla filosofia medievale. Io sono sempre stata una donna curiosa, ho sempre amato il processo che porta alla conoscenza di cose nuove, alla creazione di concetti originali; non credevo che, affidandosi a qualcosa che non si vede, si potessero produrre concetti originali, pensieri profondi e visioni critiche sul mondo circostante. Mi sbagliavo: quando ho letto Boezio, e ho scoperto che era capace di parlare di Dio e di Filosofia contemporaneamente non sminuendo nessuna delle due cose, ho compreso che potevo cogliere tanta bellezza da quell’epoca così controversa. Non mi sono convertita, non ho cambiato le mie idee in merito a Dio, ma questo forse mi concede una visione privilegiata su alcuni testi che leggo: io ci vedo un tentativo umano, bellissimo e sacrificato, di dimostrare Dio attraverso la ragione, anche se nessuno di loro avrebbe mai ammesso una cosa simile.
In fondo, Boezio è stato solo il primo di una lunga serie di uomini curiosi in cerca di qualcosa di ulteriore, esattamente come me: ecco cosa mi ha commossa, mi ha cambiato la vita e mi ha fatto cambiare idea.