“Ogni uomo dev’essere di media saggezza:
non sia mai troppo sapiente;
nessuno cerchi di scrutare nel proprio destino:
meno preoccupata sarà la sua mente.”
(Hávamál, 56)

“Edda Poetica” è il titolo che è stato attribuito nel XVII secolo a una silloge di carmi di vario genere contenuti in un codice pergamenaceo della fine del sec. XIII. Il periodo cui risale quest’attribuzione è per l’Europa un’età di recupero antiquario, recupero che in area scandinava assume tratti peculiari e prende il nome di Goticismo. Tra invenzione e ricerca delle proprie radici, gli studiosi si dedicavano alla raccolta di ogni tipo di fonti (documentarie e materiali) che potessero disvelare informazioni inedite sulle proprie Antichità. È su questo sfondo storico-culturale che un vescovo islandese, Brynjólfur Sveinsson, ritrovò il manoscritto, più tardi regalato all’allora re di Danimarca Federico III e ricollocato nella Biblioteca reale di Copenaghen con la segnatura di Codex Regius 2365 4to.

“Io so che esiste un frassino chiamato Yggdrasil,
un alto albero, bagnato di bianca brina;
di là derivano le rugiade che cadono nelle valli,
e sempre verde sta presso la fonte di Urdh.
Di là vengono tre donne, molto sagge,
dalla sala che sta sotto quell’albero;
una si chiama Urdh, un’altra Verdhandi
– incidono le rune – la terza Skuld;
esse fissarono le sorti e decidono della vita
dei figli degli uomini, del destino degli eroi.”
(Völuspá, 19-20)
Brynjólfur assegnò alla silloge il nome di “Edda” pensando, in virtù della materia mitico-eroica che trasmetteva, che potesse essere una fonte della celebra Edda (in prosa) di Snorri Sturluson. In realtà si è poi appurato che il testo di Snorri è più antico, ma il titolo era ormai entrato nell’uso e lo è rimasto tuttora.
La silloge comprende 29 carmi allitteranti che ibridano elementi propri della tradizione orale con caratteristiche tipiche della cultura scritta e comprende talora brani in prosa a spiegazione o commento di sequenze oscure o nate dall’incontro di versioni differenti di una stessa storia. Il codice presenta una lacuna per la quale si ipotizza una perdita di circa 800 versi, i cui contenuti sono parzialmente ricostruiti grazie ad altre fonti (Saga dei Volsunghi, Saga di Teoderico da Verona, Racconto di Nornagestr).
I 29 carmi, scritti in un metro narrativo (principalmente il fornyrðislag, il “metro dei racconti antichi”), si dividono in due macrosezioni: 10 (o 11, a seconda di come si consideri il Carme di Völundr) poemi di argomento mitologico e 19 (o 18) poemi di argomento principalmente eroico.

I poemi mitologici sono, nell’ordine del Codex Regius 2365: Völuspá (Profezia della Veggente), Hávamál (Detti dell’Eccelso), Vafþrúðnismál (Dialoghi di Vafþrúdnir), Grímnismál (Dialoghi di Grímnir), För Skírnis (Viaggio di Skírnir), Hárbarðsljóð (Canto magico di Hárbarðr), Hymiskviða (Carme di Hymir), Lokasenna (Invettive di Loki), Þrymskviða (Carme di Þrymr), Völundarkviða (Carme di Völundr), Alvíssmál (Dialoghi di Alvíss). Protagonisti ricorrenti di questa sezione sono: Odino, impegnato spesso in certami sapienziali con diversi locutori; Thor, alle prese con ogni sorta di avventura, dal recupero del proprio martello sotto le mentite spoglie della dea Freya al viaggio intrapreso allo scopo di sottrarre al gigante Hymir il grande calderone necessario per cuocere la birra degli dei, nel corso del quale avrà l’occasione (persa) di uccidere Miðgarðsormr (il serpente che circonda la terra, uno dei figli mostruosi di Loki); Loki, il quale, oltre ad accompagnare Thor/Freya in veste di serva, coglie l’occasione di un mancato invito ad una festa per togliersi ben più che qualche sassolino dalla scarpa.
“Il frassino Yggdrasil è il migliore degli alberi,
ma Skidhbladhnir delle navi,
Odino degli Asi, ma dei cavalli Sleipnir,
Bifrost dei ponti, ma Bragi dei poeti,
Habrok dei falchi, ma dei cani Garm.”
(Grímnismál, 44)

I carmi di argomento eroico, invece, sono: Helgakviða Hundingsbana in fyrri (Primo carme di Helgi uccisore di Hundingr), Helgakviða Hjörvarðssonar (Carme di Helgi figlio di Hjörvarðr), Helgakviða Hundingsbana önnor (Secondo carme di Helgi uccisore di Hundingr), Grípisspá (Profezia di Grípir), Reginsmál (Dialoghi di Reginn), Fáfnismál (Dialoghi di Fáfnir), Sigrdrífumál (Precetti di Sigrdrífa), Brot af Sigurðarkviðu (Frammento del carme di Sigurðr), Guðdrúnarkviða in fyrsta (Primo carme di Guðdrún), Sigurðarkviða in skamma (Carme breve di Sigurðr), Helreið Brynhildar (Viaggio verso gli Inferi di Brynhildr), Guðdrúnarkviða önnor (Secondo carme di Guðrún), Guðdrúnarkviða in þriðja (Terzo carme di Guðrún), Oddrúnargrátr (Lamento di Oddrún), Atlakviða in grœnlenzka (Carme groenlandese di Attila), Atlamál in grœnlenzku (Canzone groenlandese di Attila), Guðrúnarhvöt (Istigazione di Guðdrún), Hamðdismál (Dialoghi di Hamðir). I protagonisti sono quelli del ciclo “Nibelungico-Volsungico”, noto seppur con varianti in area tedesca, e la materia epico-eroica qui presente affonda le sue radici nelle vicende storiche di alcune popolazioni germaniche (principalmente Burgundi e Franchi), avvenute tra i secc. IV-VI e rielaborate e arricchite nella leggenda. I protagonisti sono Sigurðr/Sigfrido, Brynhildr/Brunilde, Guðrún/Crimilde, oltre a figure come Reginn, fabbro e tutore di Sigurðr, o Fáfnir, fratello di Reginn e custode in forma di drago del tesoro del nano Andvari: l’oro di cui si impadronirà infine il disgraziato Sigurðr.
“… Ma questo ti consoli, o condottiero di eserciti!
Un dono felice della sorte avrai nella tua vita:
su questa terra non verrà mai più, né apparirà
sotto il cielo, un uomo nobile come te, Sigurdh!”
(Grípisspá, 52)
Le strofe dell’Edda presenti nell’articolo sono citate dall’edizione Sansoni del 1951 con prefazione di Raffaele Pettazzoni e traduzione a cura di Carlo Alberto Mastrelli.
Alessia Angelini
1 Comment