Sistema nervoso, Lina Meruane
(La Nuova Frontiera, 2021 – Trad. Elisa Tramontin)
Per la maggior parte del tempo tendiamo a dare per scontato il nostro corpo, presupposto di ogni azione. C’è però un momento ben preciso in cui ricordiamo di esserne dotati: quando proviamo dolore. A segnalarcelo è il sistema nervoso, che non a caso è il titolo del romanzo di Lina Meruane, recentemente pubblicato da La Nuova Frontiera e tradotto da Elisa Tramontin. Un’opera sperimentale e al tempo stesso rigorosissima in cui la scrittrice cilena “mette in scrittura” il dolore del corpo, ponendolo in relazione con l’intero Universo.
La protagonista – una donna alle soglie dei quarant’anni chiamata semplicemente ‹‹Lei›› – è un’astrofisica alle prese con una tesi di dottorato che non riesce a completare perché vittima via di una sorta di “blocco del ricercatore”. Per scrivere in tutta tranquillità decide così di inventarsi una malattia, in modo che possa mettersi in aspettativa dall’insegnamento. Ma accade un imprevisto: da quel momento inizia a sentire un formicolio al braccio che sembra segnalare che una malattia stia arrivando per davvero. Attraverserà così un travaglio diagnostico che è raccontato nel primo capitolo del libro.
Il romanzo prosegue con altre quattro sezioni, ognuna dedicata alla storia clinica delle patologie dei componenti della famiglia di Lei, anch’essi senza nomi: Lui (il compagno di Lei), la Madre (che però non è la sua madre biologica, morta dandola alla luce), il Primogenito (il fratello) ed il Padre, brillante medico in pensione. Questi personaggi non sono descritti mai in modo diretto, eppure Meruane riesce a mostrarci tutto di loro attraverso un processo ellittico. Da brevi frasi rivelatrici riusciamo così a comprendere che le loro relazioni sono totalmente prive di affetto: il rapporto tra Lui e Lei è ad esempio violento e in crisi, il Primogenito colpevolizza il Padre della morte di parto della madre biologica, mentre Lei è insofferente nei confronti dei Gemelli, suoi fratellastri. L’unica relazione non fondata sul rancore è quella tra Lei ed il Padre, scandagliata nell’ultimo capitolo: tra i due percepiamo un senso di calore e umanità, una sorta di telepatica affinità elettiva dovuta probabilmente alle loro estreme intelligenze.
La tensione tra i personaggi confluisce tutta in una scrittura monocorde e densa, che racchiude in sé una serie di implicazioni che il lettore deve ricostruire con un lavoro inferenziale, come ad esempio nei dialoghi, in cui l’autrice omette l’uso delle virgolette. Viene inoltre spezzato l’ordine cronologico degli eventi a favore di un tempo quasi “quantistico”: si balza di continuo tra un passato e un presente che si richiamano reciprocamente. Ad essere frammentaria – ma mai disorganica – è anche la varietà del materiale di cui Sistema Nervoso è composto: appunti, frasi fulminee (‹‹Qualsiasi dolore del presente era sempre il peggior dolore immaginabile››[1]), espressioni poetiche, spiegazioni etimologiche di termini medici, o gelide descrizioni di parti del corpo da libro di anatomia, come:
‹‹Ritratto osseo. Tessuto vivo composto da calcio gesso fosfato polvere di stelle materializzati sulle lastre della radiografia. Quel tessuto grigiastro si indurisce con gli anni, si devitalizza, diventa fragile come un guscio di un uovo con il suo albume midollo all’interno.››[2]
Queste liste di parole in corsivo non separate da virgole ricorrono molto di frequente nel corso del romanzo; irrompono come scariche elettriche che permettono di spostarsi da una parte all’altra dell’Universo, legando tra loro elementi molto diversi ma in qualche modo connessi. Esse emergono dal tutto omogeneo della narrazione per mostrarci l’intrinseca unità di un Cosmo in cui tutto si tiene ed in cui il corpo umano non è che uno dei tanti oggetti presenti. Il corpo – forse il vero protagonista del romanzo – viene trattato in modo spietato, come fosse cosa inorganica. Questa crudeltà è ben rappresentata dalle immagini ricorrenti di frammenti organici nell’immondizia: il tumore della madre, una bambina nata prematura, un pezzo di mascella.
La reificazione del corpo avviene anche a causa di un sistema sanitario che è macchina burocratica, un affastellarsi di voci da call-center, in cui chi non può pagare non ha diritto ad un intervento con anestesia, ma deve sopportare il dolore. Questo motivo politico è nel romanzo come una radiazione di fondo, che rimane sempre sullo sfondo ma che in realtà è essenziale. Lei è immigrata da un Paese che chiama “del passato” ad uno “del presente”, forse il Cile e gli Stati Uniti. In entrambi i Paesi il corpo e la sua vitalità vengono screditati: nelle passate torture atroci della dittatura cilena, ma anche nella ‘cultura’ dell’oblio del Paese del presente, in cui Lui cerca di identificare gli scheletri senza nome di immigrati clandestini finiti in fosse comuni.
Per un gioco di specchi e paradossi, Meruane racconta non a caso anche le manifestazioni degli immigrati vivi per le strade del Paese del presente, legando così ancora una volta passato e presente, morto e vivo, i quali si parlano continuamente e permeano il doloroso meccanismo dell’Universo.
Giacomo De Rinaldis
[1] p. 59
[2] p. 159
magnifico!
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