Vite di animali illustri, Roberto Kaz
(Quodlibet, 2022 – Trad. D. Petruccioli)
Ancor prima di scoprirsi afferente all’ordine dei Primati – e dunque animale egli stesso – l’uomo ha convissuto e gestito i suoi rapporti con le altre forme di vita presenti sul pianeta: lo sviluppo delle culture umane ha come tappa principale l’istituzione dell’agricoltura e della pastorizia, che da semplice predatore di animali lo trasformano in addomesticatore, in grado di generare legami domestici con alcune specie, legami che si perpetueranno nel corso della storia.
Lo sviluppo delle società umane è legato indissolubilmente allo sviluppo dei suoi rapporti con l’ecosistema in cui vive, e dunque gli animali, e il legame uomo-animale è testimoniato da miti, leggende e aneddoti: si pensi al Minotauro, o alla lupa che allattando Romolo e Remo portò alla fondazione di Roma; e poi, facendo un salto temporale, si pensi a San Francesco e alla sua capacità di predicare agli animali e di ammansire il lupo di Gubbio, e – ancora – all’aneddoto circa la morte di Pietro Aretino, dovuta a un colpo apoplettico causato dalla visione di una scimmia che si muoveva goffamente dopo essersi infilata gli stivali dello scrittore.
Roberto Kaz, giornalista brasiliano, raccoglie nel suo Vite di animali illustri, edito da Quodlibet e tradotto da Daniele Petruccioli, ventuno reportage usciti su riviste e quotidiani nazionali, e poi ampliati, in cui a fare da protagonisti sono proprio animali divenuti celebri dalla seconda metà del Novecento, in Brasile e nel mondo. Il libro è diviso in sei sezioni (I famosi, I lavoratori, Gli artisti, Gli sportivi, I randagi, I trapassati), che servono a raggruppare gli animali in base all’ambito in cui si sono distinti – talvolta, inconsapevolmente.
Tra I famosi ci capita dunque di imbatterci in Tiáo, scimpanzé dello zoo di Rio de Janeiro che alle elezioni del 1988 prese il 10% dei voti, come protesta contro il malfunzionamento del governo municipale: le schede per Tiáo vennero considerate nulle, ma erano sintomatiche del momento di crisi politica che il Brasile stava attraversando. Tra I lavoratori, si distingue per dedizione il toro Fajardo, che nella sua vita – svoltasi tra il 1992 e il 2009 – ha generato duecentosettantacinque mila eredi senza mai consumare un vero rapporto sessuale: considerato campione della razza e in grado di trasmettere i suoi valori genetici alla prole in modo ottimale, le sue dosi di sperma prelevate e congelate in azoto valgono migliaia di euro.
Nora, la gatta pianista – inserita nella sezione Gli artisti – è divenuta così celebre da stimolare il musicista lituano Mindaugas Piecaitis a comporre CATcerto, brano per pianoforte e orchestra, che viene eseguito da un’orchestra umana con l’aggiunta di un video della solista Nora proiettato alle spalle dei musicisti. A chiudere la serie di reportage, con una prospettiva storica sull’evoluzione delle specie, vi è la storia del fossile di Archaeopteryx meglio conservato e più completo, conservato nella città di Thermopolis, in Wyoming.
Nel raccontare le storie di questi e altri animali illustri, Roberto Kaz riesce a inserire e a stimolare riflessioni importanti e necessarie circa il rapporto tra l’essere umano e gli altri esseri viventi, e in particolare del ruolo dominante del primo rispetto ai secondi. Ne sono un esempio la storia del toro Fajardo, che muore solo dopo essere stato a lungo spremuto nei centri di raccoglimento sperma e senza mai aver avuto rapporti di socializzazione con altri bovini; oppure quella di Major Tom, uno dei topolini mandati in orbita per studiare gli effetti della gravità sugli organi interni – sebbene il roditore sia sopravvissuto alla missione e trionfalmente rientrato sulla Terra, il suo destino di martire altro non era che la sua dissezione. E anche nelle storie più sentimentali, come quella dell’amore di Adevaldo Castilho per il suo esemplare di beccogrosso, Máquina Viva, campione delle gare di canto, si può rilevare una visione antropocentrica che lascia al lettore un retrogusto amaro: la celebrità di un animale può derivare solo dal contributo dato alla storia e alle gesta umane?
E, anche – come ci porta a domandarci la storia dell’ara Spix Presley –, può la cattività essere l’unica soluzione per salvare una specie animale dall’estinzione (per mano umana e non)? Queste domande rendono Vite di animali illustri non solo un libro di divertenti aneddoti, ma anche un’occasione per dirigere il nostro sguardo al di là dei limiti della nostra specie.
Enrico Bormida
Immagine di copertina: Illustrazione di Elia Sampo’