“La coppia felice”: questione di chimica (ma non solo)

La coppia felice, Naoise Dolan
(Atlantide, 2023)

Un esordio letterario è spesso una questione di chimica e di istinto, qualcosa che nasce in maniera spontanea dal bisogno impellente di raccontare una storia. Questa specie di incoscienza è probabilmente ciò che protegge meglio gli autori esordienti dalla paura del fallimento e dal primo contatto con la realtà letteraria, uno scudo che permette loro di non preoccuparsi troppo di cosa dirà la gente. Cosa succede però quando unə giovane autorə si confronta con le aspettative che inevitabilmente si sono create a seguito del suo esordio? 

In questo caso, Naoise Dolan è riuscita a mantenere intatta la chimica che lega i suoi personaggi e l’arguzia che la  caratterizza anche nel suo secondo romanzo. La coppia felice è infatti la naturale (ma non scontata) evoluzione di quello che avevamo visto in Tempi eccitanti. Ritroviamo infatti la prosa intelligente, le osservazioni ciniche e accuratissime sul potere, sulla monogamia, e sulle contraddizioni delle relazioni sentimentali in generale, ma questa volta l’autrice irlandese ha scelto una forma narrativa che le consente di sfruttare maggiormente la sua capacità di analisi psicologica dei personaggi. 

Tutto inizia con una proposta di matrimonio. Luke ha ventotto anni ed è un manager in una non meglio precisata azienda, mentre Celine ne ha ventisei ed è una pianista. Fin da subito si comprende quanto sia importante il lavoro che lei fa: non è semplicemente un mestiere, è qualcosa che permea completamente il suo modo di vivere e di vedere il mondo. I due stanno insieme da tre anni e vivono in un piccolo appartamento a Dublino insieme a Madmoiselle Esmeralda, una gatta che ha voluto Celine, ma di cui si prende cura Luke. 

Quando lui le chiede di sposarlo – al termine di una discussione che dice già molto della loro dinamica relazionale – la grande macchina organizzativa si mette in moto, ma durante la festa di fidanzamento accade qualcosa che metterà in crisi il già precario equilibrio di questa “coppia felice”

Apparentemente, l’imprevisto che inceppa il meccanismo della relazione è la presenza tra gli invitati di Maria e Archie, rispettivamente gli ex di Celine di Luke; in realtà ciò che rischia di impedire ai due promessi sposi di convolare finalmente a nozze non è un intervento esterno alla Don Rodrigo, ma sono piuttosto le contraddizioni della loro stessa relazione ad azionare la detonazione. 

Man mano che la vicenda va avanti, si scopre infatti che Luke ha la tendenza a evitare apertamente i conflitti ed è fondamentalmente una persona passiva, incapace di scegliere («Agli occhi di Luke, tutti gli altri arrivavano facilmente a una decisione e stavano sempre a tormentare Luke perché esprimesse un giudizio», p.110), mentre Celine nega la realtà e finge di non vedere i tradimenti di Luke pur di non far crollare l’immagine della relazione perfetta («Una volta che a Celine piace l’idea di una cosa, quella cosa può puzzare e tormentarla e fare un chiasso tremendo, e lei se ne accorgerà appena. Se le avete spacciato un concetto, le avete venduto la baracca», p.145). 

Il libro si sviluppa come una storia corale, in cui i capitoli sono narrati ognuno dal punto di vista di un personaggio diverso, tutti con un ruolo ben definito nel matrimonio (la sposa, la damigella d’onore, il testimone dello sposo, lo sposo, l’ospite). In questo senso, la coppia è sia il centro della trama, sia l’ambientazione: nella costruzione narrativa di Dolan, il matrimonio diventa un palcoscenico, un luogo simbolico in cui si esibiscono i vari personaggi. In questo modo, articolando la storia come una pièce teatrale, l’autrice riesce ad analizzare approfonditamente sia la  relazione di  Luke e Celine, sia gli effetti che questa relazione genera sugli altri. 

La capacità di analisi psicologica di Naoise Dolan e la sua attenzione per le dinamiche relazionali erano già chiare in Tempi eccitanti; in quel caso però, il triangolo amoroso si sviluppava attorno alla personalità di Ava, che era anche l’unica narratrice e quindi la depositaria della verità. Nel nuovo romanzo, invece, la verità non esiste, perché il racconto di singoli episodi viene riportato da punti di vista di volta in volta diversi, tutti ugualmente validi e condivisibili dal lettore. 

La figura di Luke è sicuramente quella che meglio rappresenta questo gioco di prospettive. Lo sposo è infatti un personaggio indirettamente molto presente nei primi tre capitoli, perché è “oggetto” della narrazione degli altri. Inizialmente, lo conosciamo tramite gli occhi di Celine, che lo ama ma che finge di non vedere i suoi tradimenti e le sue meschinità; poi lo analizziamo con l’occhio critico di Phoebe, la sorella della futura sposa – e inizia a starci inevitabilmente antipatico, questo ragazzo che sembra sempre avere qualcosa da nascondere – e infine completiamo il quadro guardandolo tramite lo sguardo ferito di Archie, che ha con lui un rapporto di dipendenza emotiva. Ecco che però – quando pensiamo di aver capito tutto di Luke – l’autrice ci mostra la bozze del suo telefono, dove sta scrivendo il discorso per il matrimonio. Da questi frammenti di pensieri – a volte lunghissimi a volte soltanto poche righe – la nostra prospettiva inizia a cambiare. 

Scopriamo per esempio che anche Celine ha le sue colpe, e che non è così facile mantenere una relazione con un “genio” della musica. Scopriamo che mentre Celine riesce  ad avere un approccio estremamente analitico e lucido alla disciplina del pianoforte, quando si tratta di guardare la sua relazione preferisce optare per la semplicità dell’astrazione, eliminando i dettagli spiacevoli o apparentemente non necessari. 

«Non è interessata a me, ma allo spettacolo pirotecnico delle sue proiezioni che la mia presenza innesca accidentalmente. Mettetelo al confronto col suo approccio alla musica. Lì viene prima la partitura. Ama il pianoforte più di quanto amerà mai me, perché si focalizza sulle note in sé, le vede per quelle che sono. Il suo ego scompare». (p.147) 

Oltre a questa capacità di analisi dei personaggi, La coppia felice si ricollega a Tempi eccitanti anche per l’attenzione che Dolan riserva al tema del potere: le dinamiche relazionali che animano il libro – non solo quelle strettamente di coppia – sono sempre sviscerate facendo attenzione a questo aspetto, che è continuamente mutevole perché è così che accade nelle relazioni reali. In Tempi eccitanti, Ava subiva il potere di Julian mentre lo esercitava su Edith, ma nella seconda parte del romanzo i ruoli iniziavano a ribaltarsi; stessa cosa accade in La coppia felice: all’inizio è Luke ad avere il potere, ma poi le cose cambiano. 

Anche il tema del patriarcato è sicuramente presente, e in tal senso è interessante la riflessione che Luke fa parlando di Orgoglio e Pregiudizio:

«Sapete che alla fine Mr Darcy si è ricreduto, e che la cosa più importante successa a Lizzie Bennet è stata sposare un uomo che un tempo l’aveva trattata male. […] è possibile che Austen sia la donna più adorata di tutti i tempi. Eppure non è riuscita ad immaginare un finale più felice di un uomo che diventa meno cattivo. […] E dato che il romanzo è stato apprezzato soprattutto dalle donne […], e considerando appieno l’orrore del personaggio di Darcy e dalla sua vita, è difficile non giungere alla conclusione che il patriarcato svilisca gli uomini molto più delle donne. Il patriarcato fa male e svilisce entrambi, ma le donne si fanno più male e gli uomini vengono sviliti di più». (p. 151)

C’è poi il discorso attorno alla lingua, quella irlandese, che è sempre molto presente nei romanzi di Dolan, ma se in Tempi eccitanti Ava veniva presa in giro per il suo accento  irlandese e per le sue forme linguistiche così lontane dall’inglese standard, nel nuovo romanzo la lingua gaelica si prende una rivincita quando Phoebe cerca di mettere in difficoltà Luke (anche lui irlandese, ma cresciuto in Inghilterra). 

Al di là di tutto questo, ciò che rende La coppia felice un romanzo moderno è anche l’utilizzo di elementi di stile che rimandano alla nostra contemporaneità: le già citate bozze del telefono, i messaggi whatsapp, le liste, le comparazioni tra i personaggi strutturate quasi come presentazioni power point, sono tutti elementi che rendono la lettura dinamica e attuale.

Dolan riesce a fare tutto questo senza alterare la chimica della sua scrittura;  non ci resta che sperare che questa combinazione di elementi rimanga inalterata anche per tutte le future prove letterarie che vorrà affrontare. 

Francesca Rossi

Immagine in evidenza: Marc Chagall, Les maries de la tour Eiffel, 1938-1939 – Flick (CC BY-NC 2.0)

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