Lo scarabocchio – Cinzia Nazzareno
(Bonfirraro Editore)
Ci sono storie che sono destinate a rimanere nell’ombra per anni, a volte per decenni. Storie che sono difficili da raccontare, perché ancora più difficile è accettarle e riconoscerle nella loro nudità, senza vestirle di eufemismi. Lo scarabocchio, romanzo di Cinzia Nazzareno a giorni in pubblicazione con Bonfirraro Editore, ha per argomento una storia così, che rimane sepolta fra i segreti familiari in bianco e nero dagli anni Settanta fino ai nostri giorni, finché la tesi di laurea di una giovane di nome Albina non la riporta casualmente alla luce.
Nella Sicilia dei piccoli borghi, d’altronde, ammettere la verità è spesso impossibile: una “cultura della vergogna” permea di sé i rapporti di vicinato e di conoscenza reciproca, spingendo le famiglie a mantenere a tutti i costi una decenza pubblica dietro cui rifugiarsi, anche quando ne crollano le fondamenta. È quello che succede a Olmo, in provincia di Palermo, a Filippo Aletta, un pater familias rispettato e conosciuto in paese, sposato eppure affascinante ancora agli occhi di tutti, padre onorato dai figli eppure destinato ad assistere insieme a loro agli eventi più inaspettati.
L’episodio che sconvolge la serenità quotidiana della ricca famiglia Aletta accade di notte, come tutti i fatti e i misfatti complessi da accettare in un contesto mosso da un distorto senso del pudore. Gianni Aletta (che preferisce farsi chiamare Genny), infatti, ha solo diciassette anni quando il padre Filippo ha l’impressione di trovarlo nel fienile di casa in una strana intimità con Ciro lo storpio. Una doppia doccia fredda, quindi, che obbliga l’uomo a prendere atto dell’omosessualità di Genny e, anzi, della sua sensazione di essere una donna capitata per sbaglio in un corpo del sesso opposto.
Casi di questa natura raramente rimangono al sicuro entro le quattro mura domestiche e, se per sbaglio raggiungono la bocca e le orecchie sbagliate, diventano in poco tempo appannaggio dell’intera comunità. Ecco perché, il padre di Genny lo obbliga ad allontanarsi dalla regione e a trasferirsi nella capitale, dove forse avrà modo di riflettere sul proprio orientamento e dove, comunque, sarà al sicuro dalle maldicenze e dall’onta che potrebbe derivarne per l’intera famiglia. Lì, però, Genny non solo ha conferma della propria identità, ma trova addirittura qualcuno in grado di ricambiare il suo amore e di intraprendere con lui una convivenza: si tratta di Riccardo, affascinante poliziotto che in realtà, nel giro di poco più di un anno, trasforma radicalmente la vita di Genny in peggio.
Ad accorgersi della situazione è Mila, la sorella di Genny e la narratrice dell’intera storia, a cui non sfuggono le abitudini, le parole e i comportamenti ambigui dell’uomo. Per convincere il fratello dell’effettiva versione dei fatti e di quello che si nasconde dietro una relazione apparentemente di coppia, sono necessari tanti silenzi, tante parole taglienti, tanti incontri e altrettanti scontri, rispetto ai quali Mila non si sottrae neanche una volta, avendo a cuore la sorta di Genny e notando con continua inquietudine i cambiamenti fisici e caratteriali che fanno di lui una persona sempre più diversa dal ragazzino di un tempo.
Il finale struggente della vicenda, descritto come l’intero romanzo attraverso uno stile incalzante e sapiente, diretto e immaginifico, conclude con un colpo di scena lo smascheramento di Riccardo e la presa di coscienza di Genny, consentendo anche per la famiglia di quest’ultimo un’opportunità di raccoglimento e di riflessione, di accettazione e di affetto profondo. Le circostanze che hanno fatto del giovane prima uno “scarabocchio” incerto e poi una persona consapevole di sé vengono quindi raccolte nella tesi di laurea in Sociologia di Albina e consegnate alle nuove generazioni con la speranza che quello di Genny diventi un caso paradigmatico e che ad Olmo, nel frattempo, i compaesani abbiano cambiato prospettive e mentalità.
Un romanzo di forte denuncia sociale, scritto e pubblicato nella stessa Sicilia di cui si leggono qua e là termini in dialetto, o forse in una terra già diversa almeno in parte, che sia nelle aspettative di personalità forte come quella dell’autrice o nei piccoli gesti quotidiani in grado già di fare la differenza.
Eva Luna Mascolino