E se domani vincesse Claudio Magris? E se a vent’anni esatti dall’ultima volta, il Nobel tornasse (finalmente!) in Italia? Ho questa sensazione, chissà. Ed è anche una eventualità che mi renderebbe estremamente felice.
Ma perché? Ci sono basi reali e sostanziali che possono rendere plausibile la mia sensazione? La risposta è sì. E anzi, vi dirò sette validissimi motivi perché secondo me può accadere davvero.
1. Il momento di premiare l’Italia è scattato già da tempo
Carducci, 1906; Deledda, 1926; Pirandello, 1934; Quasimodo, 1959; Montale, 1975; Fo, 1997. In media 18 anni separano la vittoria di un Nobel italiano da un’altra e dal 1997 a oggi sono già 20 anni.
Anche allora, alla fine del millennio, era atteso il ritorno del Nobel in Italia, a 22 anni da Montale, tuttavia non era Fo il favorito, tutti si attendevano che, qualora fosse stata premiata l’Italia, a essere insignito sarebbe stato Mario Luzi. Al nome di Fo la società italiana si spaccò: Rita Levi Montalcini asserì di non conoscerlo, per Carlo Bo la scelta era incomprensibile, per Albertazzi il teatro non è letteratura e per lo stesso Luzi la sua vittoria era uno schiaffo alla cultura italiana.
Beh, sono passati vent’anni, e oggi, come allora, ci attendiamo che finalmente il momento sia giunto. I tempi ormai sono maturi, e anzi, stando alla statistica, siamo anche in ritardo di due anni.
2. Ci siamo già andati vicini
Non ci sono ancora conferme per l’impossibilità di accedere agli archivi delle recenti annate, ma voci accreditate e autorevoli ammettono che negli ultimissimi anni il Nobel per la Letteratura stava per tornare in Italia. Nel 2015, sin dalla primavera, si parlava di un italiano favoritissimo, il grande Sebastiano Vassalli. C’era notizia che il romanziere eccelso e prolifico, attento all’attualità italiana e storica, molto apprezzato in Svezia, fosse il prescelto per vincere il Nobel ad ottobre. Tristemente accadde che nell’estate del 2015 Sebastiano Vassalli venne a mancare. Forse, sarebbe stato lui e non Svjatlana Aleksievic a vincere, ma questo non possiamo saperlo. L’anno successivo a lasciarci è stato Umberto Eco, il più grande intellettuale italiano allora vivente, il più accreditato e meritevole a vincere il premio.
3. La tendenza degli 8 paesi ricorrenti
Ci sono una serie di paesi che dall’anno di istituzione del Nobel vengono periodicamente premiati: Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Svezia, Italia, Spagna e Russia. Sono otto nazioni che l’Accademia, per il prestigio della loro cultura e della loro tradizione letteraria, pur con anni di ritardo, non manca di prendere in considerazione.
Di questi, al momento, l’Italia è l’unica a non aver avuto riconoscimenti nel nuovo millennio. Troppe volte la Francia, forse a compensare una assenza di 23 anni (Le Clezio, 2008; Modiano, 2014), l’anno scorso gli USA (Dylan, 2016); due volte l’Inghilterra (Pinter, 2005; Lessing, 2007); nel 2011 la Svezia, con Transtromer; la Germania è stata premiata nel 2009 con Herta Muller, senza dimenticare che nel 1999 aveva vinto Gunter Grass; la letteratura di lingua spagnola ha visto il meritato riconoscimento di Vargas Llosa nel 2010; in fine due anni fa la giornalista bielorussa nata in URSS, non Russia pura, ma l’aria geoculturale è quella. Insomma, dal 1997, quando noi abbiamo ricevuto l’ultimo Nobel, gli altri sette ‘Big’ sono stati premiati una o due volte. Ora dovrebbe toccare a noi.
4. Magris è il più illustre scrittore italiano vivente
E dato che il momento dell’Italia è giunto, nessuno degli italiani meglio di lui. Claudio Magris è il più accreditato e meritevole. È ormai un classico vivente, tanto che Mondadori gli ha già dedicato vari volumi nella prestigiosa collana dei Meridiani, e nel 2013, come si ricorda, un suo estratto è stato oggetto della prova di maturità agli esami di Stato. Vincitore di tutti i più grandi premi letterari italiani: Premio Strega, Premio Bagutta, Premio Campiello Europa, Premio Fondazione Il Campiello alla carriera. Nessuno può competere con lui in Italia
5. Il prestigio internazionale di Magris
L’accademia di Svezia spesso premia prima un paese, e poi sceglie a quale dei suoi autori conferire il premio. E nel punto 4 abbiamo detto perché, se questa logica sussiste, Magris è dei nostri il più accreditato. Ma a prescindere dall’Italia, perché si dovrebbe ritenere Magris degno di tale prestigio? Germanista di caratura mondiale, intellettuale stimatissimo e indiscusso, saggista d’eccellenza, romanziere apprezzatissimo. I suoi articoli accademici sono su riviste di tutto il mondo, i suoi libri sono tradotti in tantissime lingue, da germanista e ed esperto di letteratura mitteleuropea viene citato in qualsiasi Università, è inoltre una figura di rilievo nel panorama culturale non solo Italiano ma anche slavo, germanofono e dell’intera Europa continentale.
6. Gode di molta stima in Svezia
In fondo sono gli svedesi a decretare il vincitore, e in Svezia Claudio Magris è molto apprezzato dal pubblico e dalla critica. A confermarlo in una recente intervista* è Enrico Tiozzo, professore di letteratura italiana all’università di Göteborg ed esperto di Premio Nobel. Evidenzia infatti che recentemente un importante giornale svedese abbia scritto un approfondimento su Magris, dichiarando nel titolo che Magris è degno di vincere il Nobel.
7. La credibilità dei bookmakers
Magris è quotato tra i favoriti dalle compagnie di scommessa. L’anno scorso era quotato tra i 33/1 e i 50/1, mentre quest’anno le sue quotazioni sono in ribasso, intorno al 10/1, comparendo tra i primissimi nomi insieme ai soliti Murakami, Thiong’o, Atwood, Marias e alla new entry Yan Lianke. Ma Murakami non potrà vincerlo perché troppo popolare per gli standard dell’Accademia, Atwood è canadese come Lianke è cinese, ed entrambi i paesi hanno vinto recentemente. Thiong’o è l’eterno favorito e ormai si sta perdendo credibilità, per quanto resti molto plausibile nel caso in cui si voglia premiare un paese africano, mentre Marias è troppo ‘giovane’ e popolare. E bene, solitamente le compagnie di scommessa ci prendono sempre. Il vincitore effettivo è solitamente sempre tra i favoriti.
E basta.
Volendo, potrei continuare con altri punti, attingendo alla statistica o a qualche altra considerazione fantascientifica, ma mi fermo qui. Mi sono esposto abbastanza e la possibilità di star sbagliando è dietro l’angolo.
1. Potrei finire come quel giornalista che l’anno scorso intitolava con sicumera: “Who Will Win the 2016 Nobel Prize in Literature? Not Bob Dylan, that’s for sure”
2. Potrebbe sì vincere l’Italia, ma a sorpresa non con Magris, come l’outsider Fo del ’97 (forse la Maraini, o forse la Ferrante se a Stoccolma vogliono essere nuovamente snobbati alla premiazione, di certo non Baricco. Alessandro mettiti l’anima in pace!).
3. È in fondo probabile che a Stoccolma continuino a ignorarci, e preferiscano i pur meritevoli Thiong’o, Kadare, Ko Un, Adunis, Krasznahorkai o forse dei nuovi Carneade quali sono stati Modiano e Aleksievic.
4. Ma in tal caso, se non quest’anno, potrebbe accadere l’anno prossimo.
Io però, giovedì alle 13, sarò a seguire la diretta streaming, in attesa che la porta si apra, che il Presidente dell’Accademia dica il nome del vincitore. Sarò a tifare per Magris peggio che per Grosso al rigore del 2006 (no, forse proprio peggio no). E già mi vedrò, a nome fatto, deluso e affranto, o peggio con una smorfia di sgomento come l’anno scorso, quando udii Bob Dylan.
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* “Nobel delle mie trame…”, Il Giornale, 3-10-17
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Tra gli italiani, sicuramente meritevole! sperem…
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