Donne in traduzione, E. Di Giovanni, S. Zanotti (a cura di)
(Bompiani, 2018)
Raccolta di saggi fresca di stampa, Donne in traduzione è in libreria dal 4 luglio e rappresenta una pietra miliare imprescindibile nell’evoluzione dei Cultural studies e dei Gender studies applicati ai Translation studies: un approfondimento, insomma, che riguarda a 360 gradi tanto la traduzione letteraria quanto l’universo della femminilità, oltre a quello della traduzione delle donne.
Come spiegato dalle curatrici del volume, si tratta sia di traduzioni di opere di scrittrici sia di traduzioni effettuate in prima persona da persone di sesso femminile – e sempre di donne sono le prospettive linguistiche cui si fa cenno dall’inizio alla fine, con l’obiettivo di creare un vero e proprio compendio che faccia luce sullo stato dell’arte attuale e che lo faccia presente anche al pubblico italiano.
Molti dei saggi presenti nell’opera, non a caso, erano finora inediti nel nostro Paese e aiutano ad avere un quadro complessivo più chiaro e aggiornato del dibattito mondiale intorno al contributo femminile nell’ambito della letteratura e della sua trasposizione fra una cultura e l’altra, fra una nazione e l’altra, fra un codice e l’altro.
Per riuscire nell’intento, E. Di Giovanni e S. Zanotti hanno deciso di osservare da vicino alcuni procedimenti creativi e traduttivi, analizzati con l’attenzione di chi conosce in prima persona tale ambito e spiegati con precisione e con dovizia di particolari, in modo da rendere il quadro d’insieme comprensibile sia in un’ottica divulgativa che in una più strettamente settoriale.
Ad emergere sono, così, le poliedriche voci di protagoniste della scrittura ben consapevoli di sé stesse, che sanno impugnare la penna per veicolare messaggi pregnanti e che sanno riflettere sulle parole altrui con una sapienza esegetica formidabile, pur mantenendo la giusta umiltà e la consapevolezza che ogni approccio al testo può condurre a conclusioni diverse e a rese interlinguistiche sorprendenti.
L’evoluzione tematica mantiene alto il livello qualitativo della collezione, grazie, da un lato, alla presenza di una bibliografia ad hoc costantemente presente e consultabile e, dall’altro lato, a una grande sensibilità di fondo nell’indagare le ragioni di certe scelte, di determinati riferimenti, dell’uso di alcune espressioni. I rimandi più frequenti sono alla Bibbia e alla linguistica del Novecento, dalle manipolazioni testuali tout court alle teorie che stanno dietro a ogni delicata operazione di “passaggio geografico”, in un buon equilibrio fra ciò che si suppone il lettore sappia e ciò su cui lo si vuole informare meglio.
Da non sottovalutare la posizione femminista di chi ha contribuito a questa prima edizione, con la speranza di sensibilizzare su come “l’instabilità lavorativa e lo scarso trattamento economico pesino irrimediabilmente sulle condizioni delle traduttrici, costringendole a dividersi tra l’attività di traduzione e altre attività lavorative”, secondo quanto ha scritto Wolf nel 2015 ed è stato poi riportato in apertura (ossia nel capitolo Donne in traduzione: prospettive di genere negli studi traduttologici.
E ultima, ma non per importanza, l’affettuosa dedica a Rosa Maria Bollettieri, attraverso cui si immagina – e si crea effettivamente – un filo rosso tra la ricerca passata, presente e futura, tenendo conto delle dinamiche alle quali è sottoposta al giorno d’oggi la traduzione in ogni sua sfaccettatura. Un saggio autorevole e di piacevole lettura, dunque, che sta al passo con i tempi, aiutando chi traduce in generale e le donne, in particolare, ad essere più visibili nelle varie e complesse fasi che portano alla rielaborazione di un’opera letteraria di qualsiasi natura, genere ed epoca.
(Eva Luna Mascolino)
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