02.02.2020. La notte che uscimmo dall’euro, Sergio Rizzo
(2018, Feltrinelli)
Il nome di Sergio Rizzo è certo associato al giornalismo e all’inchiesta politica. Stupirà in molti scoprire che, invece, con 02.02.2020. La notte che uscimmo dall’euro Rizzo si avvicina, forse come mai prima d’ora, alla narrativa, con un’opera che potremmo definire di distopia fantapolitica, dove di fantasioso, tuttavia e ahinoi, c’è davvero poco. Siamo in Italia, tra un anno, negli ultimi mesi del 2019. Il governo giallo-verde sta portando avanti il proprio programma. Ai due viceministri sembra sia giunto il momento di attuare il cosiddetto “Piano B”: uscire dall’euro segretamente e in un weekend. Le conseguenze saranno disastrose.
Alla fine del 2019 l’Italia sta vivendo una crisi nerissima. La propaganda di ispirazione autarchica portata avanti dal governo, unitamente a una nuova “Battaglia del grano” che ricalca quella di Mussolini, ha portato l’Italia a una crisi di risorse. Quello che viene prodotto dal nostro paese, infatti, non basta a soddisfare le richieste e i bisogni di tutti i cittadini, e i prodotti agroalimentari hanno subito un incremento dei prezzi straordinario. Inoltre, in conseguenza alla revisione della riforma Fornero e all’introduzione del reddito di cittadinanza, lo spread è salito a 900 punti, il deficit tra debito pubblico e PIL è al 7,2 percento e l’Italia è vicina alla bancarotta e alla “guerra” con l’Unione Europea.
Il lettore è calato nella realtà del nostro futuro prossimo attraverso alcuni personaggi. Il primo di essi è l’incisore a cui è stato dato il compito di disegnare la Nuova Lira. Le indicazioni avute dal Governo sono chiare: il colore dev’essere verde, e via i faccioni di Leonardo, Caravaggio, Michelangelo… Sulle 500 mila lire compare ora «il volto indecifrabile, ornato con radi e lunghi capelli, del guru dei populisti prematuramente scomparso», Casaleggio; sulle 50 mila lire ci sarà Gipo Farassino, canzoniere in lingua piemontese; e sulle 1000 lire, invece che la Montessori, «l’ex deputato che si presentò in tv con la pistola», Buonanno.
Tra i personaggi attraverso cui prendere coscienza della realtà italiana del 2019-2020 c’è anche una banchiera sposata con un deputato della Lega colluso con i russi, che viene a scoprire di un movimento di speculazione di potenti risparmiatori italiani che intendono guadagnare dal fallimento dell’Italia. E oltre a lei, ritroviamo quell’avvocato di provincia che per ambizioni mal riposte si ritrova al capo del governo di un paese del G7. Il premier Conte, mai nominato, viene rappresentato come un uomo tormentato dai rimorsi, che si scopre con sua onta un Arlecchino servo di due padroni, pentito di aver accettato il proprio incarico e ormai consapevole che sarà ricordato sui libri di storia come l’artefice del fallimento dell’Italia.
Neanche la sua “conversione” riuscirà a porre freno all’attuazione del Piano B. All’ultimo venerdì di gennaio 2020, l’Italia annuncia che abbandonerà l’Euro. Siamo all’inizio di una catena di eventi drammatici, un ripercuotersi di problemi e sciagure che mandano in tilt il nostro paese e che l’autore illustra con precisione di saggista ma anche con l’abilità di un narratore. Egli, da giornalista esperto di politica ed economia, non inventa nulla, ma descrive semplicemente quelle che sarebbero le effettive e motivate conseguenze di un programma chiaro. Rizzo riesce qui nel raro tentativo di parlare scientificamente di attualità politica attraverso un’impostazione romanzesca – per quanto la sua prosa, come ci si attenderebbe dall’autore, sia vicina a quella giornalistica più che letteraria, e i tecnicismi, per quanto ridotti, non manchino.
02.02.2020 è quindi un’opera da due piani di interpretazione: può essere letto come un romanzo distopico di fantapolitica su una società futura; al tempo stesso, e soprattutto, come un saggio brillante e interessante sulla nostra società di oggi, che risponde alla precisa domanda: quali sarebbero le conseguenze di un’uscita italiana dall’Euro e dell’Unione Europea?
Giuseppe Rizzi
Non so se davvero finiremo così, o se il buonsenso da ambo le parti (Italia ed Europa) finirà con il prevalere: ma di sicuro questo è uno dei tanti scenari possibili.
E penso che nessun autore o lettore debba sottrarsi alla possibilità di decifrare la realtà di oggi anche attraverso la Parola.
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Anch’io la penso come te, il contributo della parola nel decifrare la realtà, oggi più che mai, è fondamentale
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Potrebbe scrivere libri di fantascienza politica…..
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Non mi sembra uno scenario così fantascientifico ma tristemente possibile, al netto delle esagerazioni del caso
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È esattamente così. Quella della costruzione distopica è solo una finzione letteraria in cui inserire considerazioni tutt’altro che fantasiose.
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