André Baudry: la questione omosessuale negli anni ’70

Gli omosessuali e altri scritti, André Baudry
(Wojtek Edizioni, 2022 – Trad. di P. Adriano, L.Di Lella, G. Girimonti Greco e F. Musardo)

gli-omosessuali-e-altri-scritti-9788831476195Figura poco nota in Italia, André Baudry (1922-2018) è stato uno scrittore e intellettuale francese che ha dedicato la sua intera vita alla causa omosessuale. Fondatore del primo vero movimento di liberazione omosessuale in Francia Arcadie, creò anche l’omonima rivista letteraria e scientifica che dal 1954 al 1982 raccolse articoli, ricerche e considerazioni sui problemi della vita quotidiana della comunità omosessuale. Dopo la protesta contro l’elezione del presidente francese François Mitterand, Baudry si trasferì in Italia, nella provincia di Napoli, dove scelse di vivere l’ultima parte della sua vita.

In occasione del centenario della sua nascita, Wojtek Edizioni presenta Gli omosessuali e altri scritti. Oltre a contenere una traduzione aggiornata del saggio Gli omosessuali, pubblicato in Francia nel ‘73 e in Italia nel ‘74 , scritto a quattro mani da Baudry e Marc Daniel, suo collaboratore, il libro raccoglie anche alcuni articoli scritti su Arcadie, e infine una piéce teatrale dal nome Il procuratore, dalla traduzione finora inedita in Italia.

In Gli omosessuali, con una scrittura semplice e discorsiva, sobria e al contempo precisa, André Baudry espone una panoramica delle più recenti teorie, discussioni, pensieri e posizioni dell’epoca in campo scientifico, politico, legislativo e culturale sull’omosessualità prettamente maschile. Questo perché, sebbene anche il tema dell’omosessualità femminile venga affrontato nel testo, era opinione degli autori che solo l’omosessualità maschile fosse di natura tale da mettere completamente in discussione l’intero sistema machista ed eteropatriarcale della società moderna, e per questo costituisse agli occhi dell’opinione pubblica e del governo un’entità pericolosa, nemica dell’ordine morale e sociale.

Alla luce della più recente mancata adozione del DDL Zan, molte delle riflessioni che prendono forma in Gli omosessuali appaiono tristemente ancora valide per il presente. Nonostante i progressi che sono stati compiuti negli ultimi decenni, quindi, è strano come suonino familiari certi problemi, che sembrano ripetersi nel tempo:

«L’assenza di ratificazioni legali e sociali dell’unione omosessuale è la causa principale della sua fragilità. […] A questi si aggiungono i problemi di ordine giuridico, o anche semplicemente fiscale, che riguardano la comproprietà, la possibilità di fare testamento in favore di chi dei due sopravvive, i diritti di successione in caso di morte dell’uno o dell’altro, i rapporti con la famiglia del defunto: problemi che il codice civile ignora e che producono a volte palesi ingiustizie, come nel caso di quell’omosessuale sessantenne che, vissuto per quasi quarant’anni con il suo compagno, si vide, alla morte di quest’ultimo, messo alla porta, dall’oggi al domani, dal nipote erede dell’appartamento.»

L’esperienza già ventennale nel movimento Arcadie conferisce agli autori la lucidità necessaria a riconoscere le problematiche principali degli omosessuali di quel periodo, che non sono ancora tanto diverse (con un certo sconforto bisogna ammetterlo) da quelle attuali. Le lotte che si sono svolte, in circa 50 anni, hanno portato però a un miglioramento delle condizioni di vita, un cambiamento delle leggi e dell’opinione pubblica, che sono andate proprio nella direzione anticipata dai due autori.

Le numerosissime pubblicazioni della rivista Arcadie, e la minuziosa e incessante ricerca condotta in Les Homosexuels, sono indice dell’instancabile laboriosità propria di chi sceglie di costruire il futuro, mattoncino dopo mattoncino; ci rivelano la profonda determinazione degli autori, la loro ferma convinzione che, con il giusto metodo e un lungo lavoro nella direzione giusta, si potranno ottenere condizioni di vita migliori per una comunità che ne ha urgente bisogno.

Obiettivo primario di Arcadie, in particolare del lavoro di André Baudry, era quello di utilizzare il modo più efficace – attraverso la carta stampata e la divulgazione di informazioni e fatti concreti – per riuscire ad arrivare alle orecchie di tutti e permettere  alla comunità omosessuale di venire accettata e integrata nella società il più rapidamente possibile.

«Ancora una volta accanto agli altri», dichiara in un numero di Arcadie, «non contro gli altri, non fuori dal mondo e dalla società, non fuori dalla famiglia o dalla patria o dalla religione»

Questa prospettiva di integrazione sociale, che mira all’ottenimento della parità dei diritti, è talvolta vista con sospetto da diversi membri della comunità LGBTQIA+, accusata di potersi rivelare assimilazionista: si avverte il rischio che, attraverso la mediazione e il compromesso, la comunità LGBTQIA+ possa perdere parte della sua identità nel processo di omologazione.

Seguendo questo ragionamento, la possibilità di unirsi civilmente e di adottare bambini per le coppie omogenitoriali, ad esempio, non farebbe che avvicinare, fino a sovrapporla del tutto, la comunità LGBTQIA+ al sistema eteropatriarcale, rigorosamente basato sul matrimonio e la famiglia nucleare.

Una posizione, questa, ampiamente condivisa dai movimenti di stampo rivoluzionario, il cui ideale è quello di sovvertire ed eliminare l’intero sistema con cui le strutture sociali dividono, attraverso binarismi ed etichette, i generi e le identità sessuali. In Italia, negli stessi anni, abbiamo avuto un grande esponente di questo pensiero: Mario Mieli, con il suo autorevole Elementi di critica omosessuale (1977) inneggiava ad un mondo dove i corpi e le identità potessero muoversi fluidi e liberamente tra i generi e gli orientamenti sessuali, superando qualsiasi distinzione e tentativo di conformazione.

Su questa linea di pensiero André Baudry si poneva in maniera piuttosto critica, il che corrisponde forse alla parte meno attualizzabile del suo pensiero. Non reputava che i nascenti movimenti rivoluzionari fossero diretti verso traguardi concreti e raggiungibili, mentre i suoi sforzi si concentravano nell’incoraggiamento dell’integrazione sociale, per permettere alla comunità omosessuale di superare la propria situazione di oppressione, di illegalità e di disagio, e per guidarli verso il raggiungimento di diritti che potessero salvaguardare le loro vite.

Sebbene dai dialoghi un po’ didascalici, la sua pièce teatrale Il procuratore, che compare al termine della raccolta, riassume proprio quelli che sono i disagi dell’omosessuale degli anni ’70 a cui lo scrittore intendeva porre fine: le sofferenze derivate dall’oppressione degli omosessuali costretti al silenzio, l’inutile rigidità della legge contro l’evoluzione dei costumi morali, l’infelicità che comporta il matrimonio forzato, da entrambe le parti.

Il lieto fine della storia, però, rivela ancora una volta quanto Baudry stesso credesse nella possibilità di cambiare il sistema e veder sorgere un mondo migliore per le prossime generazioni. Scrive così, in un capitolo di Gli omosessuali:

«Non si deve parlare dell’opinione pubblica come di qualcosa di statico e immutabile. Essa si evolve, meno rapidamente di quello che farebbero credere certi articoli, più in fretta di quello che vorrebbero i custodi del moralismo tradizionale. L’omosessualità trae vantaggio dalla liberalizzazione generale dei costumi e delle idee. La letteratura, il cinema, il teatro hanno a questo riguardo una funzione che non deve essere né esaltata né sottovalutata.»

Davide Lunerti

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