Nostra sorella Antigone, di Elena Porciani
Se mi si chiedesse di parlare dei modelli e dei personaggi che hanno formato la mia persona e il mio sistema di valori durante l’adolescenza, non potrei non citare l’Antigone di Sofocle. Il mio primo incontro con quest’eroina è avvenuto a scuola, durante una lezione di letteratura greca, e complice l’entusiasmo dell’insegnante sono stata subito accesa di entusiasmo dalla forza maestosa e pulsante di quest’eroina e ancor più mi ha entusiasmata il fatto che si trattasse di una figura femminile forte e positiva: considerando che l’idolo della mia infanzia è Mulan, è semplicemente naturale che nella mia adolescenza di classicista io abbia deciso di emulare Antigone.
Ho letto la storia della principessa tebana in varie versioni, ma sono riuscita a guardarla da tutte le prospettive solo dopo la lettura del saggio di Elena Porciani Nostra sorella Antigone. Disambientazioni di genere nel Novecento e oltre, edito da Villaggio Maori Edizioni.
Mi sono approcciata al testo senz’altra conoscenza tecnica se non i ricordi vividi del testo sofocleo e la conoscenza di qualche versione successiva, non avevo mai sentito nominare la maggior parte degli intellettuali che l’autrice cita e non disponevo di strumenti per la comprensione del testo al di fuori dei miei studi classici, eppure la lettura è stata scorrevole e sempre entusiasmante e mi ha anzi spronata ad approfondire il lavoro e il punto di vista dei molti autori citati.
Nell’Introduzione Porciani spiega il titolo e lo scopo dell’opera, soffermandosi in particolare sulla parola disambientazione: “[…] disambientare significa spostare il personaggio, con un effetto di straniamento, dalla sua origine nell’attualità, da Tebe a Scampia, dalla letteratura classica agli scenari contemporanei segnati dalla guerra, dalla violenza e dalla violazione dei diritti, ogni volta rinnovandone e valutandone la disponibilità all’attualizzazione.”
Più che all’analisi del testo sofocleo, infatti, l’attenzione dell’autrice è rivolta alle strade che partono da Antigone e che la dipingono in maniera sempre diversa, da paladina dei diritti delle donne a figura fintamente rivoluzionaria e in realtà sottoposta alla classica morte femminile, quella per impiccagione, passando per riflessioni sul suo ruolo di meteca, personaggio ai limiti della vita cittadina che non ne è parte ma ci vive, e sul suo travagliato rapporto con il potere maschile. Ogni autore che ha analizzato la figura della protagonista nel corso dei secoli ha scelto infatti di porre l’accento su un aspetto diverso del personaggio, che si trasforma di versione in versione da vergine pietosa in agguerrita sfidante del potere costituito. L’autrice non si limita a supportare una teoria a scapito le altre ma ne offre un quadro complessivo, mostrando come ogni interpretazione sia figlia del proprio tempo e del contesto sociale in cui è stata sviluppata.
Il saggio è suddiviso in quattro sezioni: nella prima, Antigone ricorrente, si introduce il tema della ricezione e della rielaborazione dell’originale sofocleo in età moderna offrendo una visione d’insieme della situazione. In questa fase della lettura sono rimasta sorpresa nello scoprire che, sebbene credessi di avere una buona conoscenza delle diverse versioni dell’Antigone prodotte in età moderna, ignoravo in realtà diverse rappresentazioni esotiche, alcune disambientate addirittura in Africa. Nella seconda sezione, La differenza di Antigone, il fil rouge della discussione è la rilevanza del personaggio nel dibattito sul ruolo politico e sociale del femminile e nella terza sezione, Antigone meteca, vengono analizzate anche quelle posizioni che rivendicano per Antigone un ruolo tutt’altro che femminista e al contrario legato all’oikos, il focolare domestico. In questa sezione si parla inoltre del rapporto tra Antigone e sua sorella Ismene, con una interessante digressione sul testo Mia sorella Antigone di Grete Weil. Il personaggio di Ismene, certo meno eroico e attraente di Antigone ma anche più naturalmente emulato, mi aveva sempre incuriosita e intimorita al contempo e dunque leggerne in maniera esaustiva e puntuale è stato molto interessante.
La quarta sezione, Antigone performata, racconta disambientazioni non solo geografiche e concettuali, ma anche tra generi letterari diversi, spaziando dal racconto che Marguerite Yourcenar dedica ad Antigone in Fuochi passando a Simone Weil e Virginia Woolf.
La lettura di Nostra sorella Antigone è stata per me la riscoperta e il riconoscimento dell’eroina che ho sempre desiderato essere, nonché un ottimo strumento per guardarla da vicino e da più angolazioni possibili. Nonostante le ambiguità che accompagnano il suo personaggio, la decontestualizzazione che spesso viene sottintesa quando le si attribuisce un codice di valori e la ricchezza di spunti di riflessione ben più ricchi e articolati, per me Antigone resterà la ragazza decisa ad opporsi ad ogni costo in modo di ciò che le dice il cuore che mi ha folgorata quando avevo sedici anni, e ringrazio Elena Porciani per avermi permesso di riavvicinarmi a quest’amica.
E’ sicuramente una figura che ha affascinato generazioni di studentesse… complessa e moderna
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Sì, sempre attuale e tormentata 🙂
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grazie alla Dama con l’unicorno per l’inattesa recensione! viva Antigone!
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