111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo – Romolo Giovanni Capuano
(Stampa Alternativa)
In linea generale, siamo abituati a pensare che i libri siano una fonte di informazioni ufficiale e affidabile, da considerare come un punto di riferimento incrollabile e senza data di scadenza. Questo succede soprattutto con i saggi, con i manuali, con i libri di testo, con i testi sacri e con tutte le tipologie letterarie connesse. Tuttavia, spesso sottovalutiamo un dettaglio che, in verità, non dovrebbe mai essere trascurato: in che lingua è stato scritto per la prima volta il discorso che abbiamo fra le mani?
In tutti i casi in cui arriva fino a noi attraverso una traduzione più o meno affermata, infatti, va tenuto presente che la nostra lettura è in gran parte debitrice anche a chi si è occupato di capirlo al nostro posto in originale e, poi, di comunicarlo a propria volta al pubblico di un’altra lingua.
Finché si tratti di romanzi, di raccolte di poesie, di racconti o di pièce teatrali, una lieve variazione di significato o una sfumatura non colta possono non avere grandi conseguenze sull’impatto che ha l’opera in diverse nazioni: lì per lì confondono o raccontano lievi bugie, dopodiché – una volta smascherate – sono oggetto di interesse e di curiosità, di rinnovata conoscenza e di approfondimento culturale. E finisce lì. Quando, invece, parliamo di testi cardine come La Bibbia o di importanti episodi con conseguenze storiche di un certo calibro, la faccenda si fa ben più complessa.
Lo racconta con un’incredibile dovizia di particolari e di esempi 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo, scritto da Romolo Giovanni Capuano e pubblicato da Stampa Alternativa nel 2013. Nella conclusione al testo, si legge addirittura che la stessa origine del verbo italiano tradurre deriva da… Un errore di traduzione! Si trattò, nel XV secolo, di una comprensione errata del termine latino traductum da parte dell’umanista Leonardo Bruni: il termine, che significava introdotto, fu scambiato per il participio translatum e prese ad equivalere sistematicamente in italiano a tradotto, nel senso di trasferito da una lingua all’altra.
“Per un gioco del destino, quindi, la stessa esistenza del verbo “tradurre”, che diamo per scontata e pacifica, deriva da un errore di traduzione, compiuto da un singolo individuo, poi propagatosi a macchia d’olio in tutto il mondo occidentale! Sorprendente, no?”, suggerisce l’autore. E altrettanto sorprendente è il modo in cui i lettori scoprono, sezione dopo sezione, che la famosa Piazza Rossa di Mosca non è mai stata Rossa, così come Rosso non è neanche stato il Mare tanto celebre nel Vecchio Testamento. Analogamente, viene raccontato che Nerone è diventato miope pur senza esserlo e perché si sia verificato un vero e proprio incidente diplomatico in Sudan.
Naturalmente, non mancano i riferimenti alla narrativa: nella saga di Harry Potter, per esempio, c’è un’improprietà legata a un medaglione descritto dall’autrice J. K. Rowling, mentre la famosissima scarpetta di cristallo di Cenerentola non era forse tale. Addirittura, viene messa in discussione la peste nera del Trecento, la nuova religione inaugurata da Martin Lutero e la crociata dei fanciulli in cui, forse, non c’erano veri e propri fanciulli coinvolti nella missione.
Tra vicende più o meno fortunate, curiosità sulle abitudini degli antichi romani durante le lotte dei gladiatori e Presidenti americani che decidono di bombardare o meno il Giappone, i resoconti di Capuano si fanno intriganti, ai limiti dell’incredibile, assolutamente rivoluzionari. Con la semplicità di chi sa risalire alle fonti e di chi, grazie alla conoscenza delle lingue, riesce a stanare i luoghi comuni più radicati in un’intera società e cultura, smaschera tranelli e apre nuovi mondi, scagiona degli individui e ne condanna degli altri, con uno stile semplice ed efficace, genuino e diretto, che non si perde in lunghi preamboli o in giochi di parole.
Anche perché, a quanto pare, c’è già chi gioca con le parole senza saperlo mentre traduce. Scherzare ulteriormente con il fuoco significherebbe fare più gossip che informazione, quando lo scopo principale del volume è fare riflettere su quante “storie edificanti che riguardavano le lingue” ci siano al mondo. Dalla notte dei tempi e fino ai nostri giorni.
Eva Luna Mascolino