La notte del corvo, Marco Galli e Apehands
(Coconino Press/Fandango, 2019)
La Bajada, anno del Signore 1896.
La Bajada è una classica cittadina del West, fondata vicino alla costa.
Gli abitanti di La Bajada sono in fermento perché si sta avvicinando la data delle elezioni del sindaco e il vecchio sceriffo Tinto Nada, un leggendario pistolero dei tempi che furono, è il candidato favorito e vuole assolutamente vincere la contesa.
Gli abitanti di La Bajada sono in fermento perché una nave proveniente dalla Colombia si è arenata sulla costa. La nave trasportava, tra le altre cose, un gruppo di disgraziati peones, schiavi per le miniere che hanno visto bene di squagliarsela dopo il naufragio, rifugiandosi sulle montagne. Il fatto getta la cittadina di La Bajada nel panico, generando un’ondata di isteria collettiva.
Nessuno sa come chi siano e come siano fatti questi fuggiaschi, ma tutti se li immaginano come creature deformi e, soprattutto, minacciose: giorno dopo giorno aumentano gli avvistamenti di questi diavoli cannibali. Così, per guadagnare consensi in vista della votazione tanto attesa, lo sceriffo Tinto Nada decide di organizzare una “bella caccia all’uomo come una volta”. Quella che sembra una piccola sciocchezza da risolvere facilmente si trasforma in una vicenda tremenda, che degenera nel momento in cui fa la sua comparsa in città El Grajo, un fuorilegge spietato e mascherato da corvo.
Fin dalle prime pagine si respira l’atmosfera del West, delineata con pochi tratti, viva ed energica: come l’autore stesso afferma, “basta mettere un cappello in testa a una persona e una pistola in mano e già un lettore è calato direttamente nel western”* ed è proprio questa la forza iconica del genere. Marco Galli riesce a ricreare un microcosmo contemporaneamente classico e moderno, che riflette il periodo storico di fine ‘800, il tramonto dell'”epopea cowboy”. Sotto questa luce, il personaggio di Tinto Nada risulta essere quello più emblematico e interessante: un anti-eroe romantico e nostalgico che rappresenta i lontani e mitici giorni seppelliti dal frenetico scorrere del tempo. Tuttavia, nonostante sia passato da essere un pistolero, a ricoprire le cariche di sceriffo e sindaco, non si deve pensare che abbia dimenticato la sua grinta: il lupo perde il pelo ma non il vizio.
La nostalgia è presente tra le righe e tra le vignette, ma il racconto è crudo, spietato e privo di facile sentimentalismo. Significativa anche la scelta del narratore, William Pontry, un giornalista di Frisco inviato a La Bajada dal direttore del quotidiano per scrivere un reportage sulle elezioni. William è una figura esterna a cui piace scrivere dell’alta società e non di “vaccari puzzolenti” e attraverso il suo occhio l’ambientazione western viene filtrata e raccontata con il distacco necessario. La narrazione è dinamica, incalzante e le vignette sono ampie in ogni pagina e si susseguono con un ritmo sempre più serrato fino a culminare in uno psichedelico climax finale mozzafiato.
Per mezzo di questa estraneità, l’autore è in grado di mettere in scena una validissima avventura western, elaborata e coinvolgente, che risulta anche essere una sottile (ma feroce) parabola della contemporaneità: c’è una barca che si incaglia, ci sono schiavi migranti che fanno paura alla popolazione, c’è un uomo che decide di sfruttare quei poveri disgraziati per farsi propaganda personale. Marco Galli racconta quindi una storia di degenerazione sociale: la nascita e la propagazione di falsità, di bufale che rimbalzano di bocca in bocca e che sollevano la rabbia del popolo e di persone che intendono farsi giustizia da soli, fregandosene della legge e della morale. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
A completare questa notevole narrazione, ci sono poi gli splendidi disegni di Apehands. Ma chi è Apehands?
Marco Galli è stato colpito da una rara sindrome che lo ha costretto in un inferno di “sette mesi di paralisi totale” e di successiva “convalescenza” di altri sei mesi, al seguito dei quali ha riacquistato una limitata autonomia. La sua forza – racconta l’autore al termine del fumetto – era come quella di un mollusco e i pollici delle mani non si opponevano. Ha deciso di riprovare a disegnare, sfidando la fatica fisica e nell’aprile del 2017 ha iniziato La notte del corvo. Galli parla di come la sua mente pensasse una cosa e la sua mano facesse tutt’altro, creando per conto suo come disaccoppiata dalla mente. Da qui lo pseudonimo di Apehands, “mani da scimmia”, che è lo stesso Galli, ma anche un secondo autore, una mano ribelle e fortemente espressiva.
Infatti, la grazia dei disegni de La notte del corvo è sbalorditiva. con poche linee vengono rappresentati luoghi, personaggi, espressioni, movimenti.** Le tavole sono cariche di dinamismo e i personaggi mai statici, caratterizzati da una energia palpabile (quasi vibrazionale, visto l’andamento irregolare del tratto); inoltre, man mano che si sfogliano le pagine si percepisce l’evoluzione nel tempo del tratto di Apehands/Galli, lo sperimentalismo anche derivato dalla riscoperta degli strumenti stessi: all’inizio predominano le matite, che successivamente vengono affiancati da pennarellini, pennarelli colorati, acquerelli e che portano alla progressiva creazione di un’atmosfera complessa, varia, suggestiva.
Abbiamo tra le mani una fumetto composito, una mescolanza di stili diversi, narrativi e visivi. Il genere viene scomposto e ricomposto da una visione artistica personale e libera. È una “ballata anarchica del West”, disegnata dalla mano anarchica di un autore eccezionale, che ha lottato contro la malattia per realizzare un’opera stratificata e di grande valore. Un fuoco d’artificio a sancire l’inizio di questo 2019 fumettistico.
Francesco Biagioli
* https://rbe.it/2019/02/15/notte-corvo-graphic-novel-frontiera/, è una bella intervista, come anche questa: https://www.lospaziobianco.it/marco-galli-ritornare-creare-malattia/
** Non solo umani! Nelle tavole fanno capolino – come un buon western richiede – numerosi cavalli alcuni raffigurati in maniera realistica dal punto di vista anatomico, mentre altri sono re-interpretati, deformati in sembianze dinamiche e efficaci
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