Shhh. L’estate in cui tutto cambia, Magnhild Winsnes
(Mondadori, 2019)
L’erba e i fiori crescono rigogliosi nella campagna, ondeggiando al passaggio delle automobili; dentro una di queste è seduta Hanna, una ragazzina bionda che guarda rapita il panorama fuori dal finestrino. Sua madre la sta portando dagli zii per trascorrere una settimana di vacanza nella loro casa fuori città: finalmente, dopo un anno potrà rivedere sua cugina Siv e giocare con lei tutto il giorno, catturando insetti, oppure arrampicandosi sugli alberi.
Siv e Hanna sono sempre state amiche per la pelle e in passato hanno condiviso numerose avventure estive, ma questa volta c’è qualcosa di diverso nell’aria. La sorella maggiore di Siv, Mette, è cresciuta, sviluppando quella voglia di libertà e trasgressione tipica dell’adolescenza: in particolare, è innamorata di Sindre, uno scapestrato dalla discutibile abilità alla guida. La più piccola Siv è affascinata da questo mondo nuovo che le si apre davanti e cerca di seguire la sorella agli incontri con gli amici più grandi; contemporaneamente, inizia a stufarsi dei giochi infantili che la cugina le propone.
Al contrario di Siv, Hanna non ha ancora baciato nessuno, né ha osservato coi propri occhi il mondo dei ragazzi grandi, che fumano e vanno in macchina. Lei continua a essere la stessa Hanna degli anni precedenti – un po’ ingenua e scalmanata -, che vuole giocare o pescare granchi sulla spiaggia. Al tempo stesso, continua ad avere la “cattiva” abitudine di non saper tenere la bocca chiusa, e più di una volta si lascia scappare una parola di troppo che puntualmente mette nei guai le cugine. Così, la rottura tra le due ragazzine si fa sempre più netta con il passare dei giorni.
Hanna cercherà di ricucire questo squarcio, e attraverso le pagine la seguiamo dunque nella scoperta degli altri e di se stessa, nel suo interfacciarsi con una realtà della quale era completamente all’oscuro. Si crea così un silenzioso “scontro” tra personaggi raffigurati con energia e semplicità (ne conseguono tutti i pregi e i difetti del caso). Le varie figure che si presentano sulla scena sono “delineate con pennellate vigorose e un po’ grossolane”: sappiamo di loro quanto basta – sia per quanto riguarda il carattere, che la vita passata.
In generale, l’intera opera – fin nelle sue fondamenta – presenta una architettura minimale: le tavole sono per la maggior parte composte da due sole vignette di forma circolare con bordi non netti che portano ancora il segno del pennello che li ha tracciati. Tutto intorno c’è il vuoto. L’autrice abbozza queste “chiazze” di vita creando un’atmosfera quasi sospesa. Tuttavia, la narrazione non appare intermittente, ma nel complesso le poche vignette imprimono un ordine e una fluidità veramente apprezzabili.
Il lettore è infatti portato a sfogliare le pagine a un ritmo sostenuto, tanto da garantire al fumetto una parvenza di animazione. Tale risultato viene raggiunto anche tramite dialoghi concisi affiancati da un disegno molto semplice, immediato: poche (e leggere) linee digitali permettono alla mano di Winsnes di raffigurare personaggi con uno stile che ha il sapore delle migliori illustrazioni di libri per l’infanzia.
Tuttavia, il flusso della lettura viene di tanto in tanto interrotto da splash page o doppie splash page: di colpo, girando pagina ci troviamo di fronte a campi lunghi privi di dettagli, ampie vedute che trasmettono ora quiete, ora tensione, e che portano il tempo a dilatarsi. In tutto il volume si osserva una predominanza degli spazi vuoti e, soprattutto, dei silenzi. Significativo in questo senso è il titolo del fumetto, che non solo sottolinea l’importanza della tranquillità, ma esprime anche un elemento fondamentale della storia, vale a dire la parlantina di Hanna e la sua incapacità nel dire le bugie. L’autrice compie un piacevole lavoro di pulizia, di limatura, sottraendo dettagli laddove non sono necessari, ma contemporaneamente arricchendone storia e disegni in precisi momenti: per esempio, in alcune vignette gli alberi sono delle semplici macchie verdi, mentre in altre vengono rappresentati da forme eleganti con rami che si innalzano sinuosi e ricchi di foglie.
Shhh. L’estate in cui tutto cambia non è certamente il primo fumetto a raccontare il delicato passaggio tra infanzia e adolescenza e il ruolo propulsivo dell’estate nello scatenare questa evoluzione interiore (ne sono un esempio i recenti E la chiamano estate di Mariko e Jillian Tamaki e Una sorella* di Bastien Vivès, entrambi pubblicati da Bao Publishing), ma senza dubbio abbiamo tra le mani un’opera prima di valore: mediante una narrazione efficace e ben calibrata, Magnhild Winsnes riesce a farci assaporare appieno un frammento di vita di una ragazzina appena prima che si verifichi l’imminente metamorfosi dettata dalla crescita. Una storia adatta ai palati più svariati.
Francesco Biagioli
*Già recensito qui.