Brindille: come un germoglio diventa quercia

Brindille vol.1 di 2- I cacciatori di ombre
e
Brindille vol.2 di 2 – Verso la luce
Frédéric Brrémaud & Federico Bertolucci
(Saldapress, 2018 e 2019 – trad. Vania Vitali)

Brindille_piatta_sitoUn incendio divampa nella foresta, le fiamme lambiscono gli alberi, consumandoli con una rapidità sconcertante. Una ragazza corre a perdifiato, cercando di scampare al fuoco infernale; all’improvviso, un muro le ostacola la fuga, ma lei riesce a scavalcarlo mettendosi finalmente in salvo. Oltre la barriera la foresta è tranquilla, non ancora devastata dal rogo; la ragazza scorge l’ingresso di una caverna e si inoltra al suo interno, procedendo rannicchiata: ancora non lo sa, ma ciò che la attende al di fuori della caverna è lontano da ogni immaginazione, un’avventura che sicuramente non avrebbe mai creduto possibile.

La ragazza si risveglia dopo qualche ora in un luogo sconosciuto: è in un villaggio i cui abitanti sono simpatiche creature antropomorfe dalla pelle verdastra. Sono loro che l’hanno ritrovata priva di sensi nei boschi limitrofi e l’hanno accudita. Tuttavia, una nota amara turba l’animo della giovane: non si ricorda niente del suo passato, come se fosse sparito completamente dalla sua memoria. Non sa da dove proviene e non ha un posto in cui andare, così decide di rimanere nel villaggio assieme ai suoi benefattori. Eppure, se in un primo momento tutti gli abitanti erano incuriositi da lei, la rispettavano, la lodavano e la consideravano una di loro, di colpo la situazione si ribalta: i villici si rendono conto che la sconosciuta è un pericolo enorme per la comunità, perché i malefici Cacciatori di Ombre la stanno cercando; decidono così di abbandonarla per evitare il proprio massacro.

La ragazza è sola, senza nessuno che le stia vicino e pure senza ricordi. Inizia così a vagare per i boschi ignara del pericolo che corre e della crudeltà dei suoi inseguitori. Ma l’angoscia della solitudine è destinata a durare poco, perché, fortunatamente, la giovane errante si imbatte in un lupo parlante. L’incontro non è fortuito, perché anche il Lupo era sulle sue tracce: come spiega l’animale, lui non è altro che una sorta di “angelo custode”, una guida necessaria per esplorare quel mondo fantastico e sconosciuto, ricolmo di fascino e morte. Così, Brindille (è questo il nome che il Lupo dà alla ragazza*) e il Lupo si avventurano attraverso lande inesplorate, iniziando un viaggio in cui i pericoli sono dietro l’angolo, assieme a sfide da affrontare e vincere. Contemporaneamente, Brindille deve intraprendere anche un altro percorso, quello che la porterà a scoprire (o ri-scoprire) chi è veramente.

Ciò che colpisce fin dalle prime pagine durante la lettura del fumetto è lo stile adottato da Frédéric Brrémaud: al pari di Brindille, pure il lettore si ritrova catapultato all’improvviso (e senza spiegazioni) dentro questo universo fantastico e proseguendo con la lettura non scopre più di quanto non faccia la protagonista. Viviamo l’avventura a fianco di Brindille, la vediamo mentre affronta sfide sempre diverse e mentre si affanna alla ricerca della sua vera identità, del suo passato: seguiamo i suoi ragionamenti e proprio come lei spesso non comprendiamo gli eventi che si susseguono. Le spiegazioni sono praticamente assenti e il lettore viene chiamato attivamente a partecipare alla ricostruzione della storia, mettendo insieme i vari indizi che si ritrovano tra le vignette e cercando di dar loro una spiegazione. O meglio, diverse spiegazioni, perché spesso un dettaglio ulteriore che viene presentato costringe ad abbandonare l’ipotesi precedente e a pensarne un’altra.

Ciò avviene anche perché la narrazione di Brrémaud ha un’architettura estremamente rifinita, ripulita da ogni dettaglio superfluo; essenziale, ma non limitata. Economica. Si percepisce che ciò che viene raccontato è solamente un piccolo frammento di quanto veramente accade durante l’intero arco temporale e con una ragionevole approssimazione si può ricostruire una buona parte di quanto non viene presentato.

Quella raccontata in Brindille è una storia tutto sommato breve, che si dipana in neanche 200 pagine. Al di là di quanto già detto finora, un altro punto di forza di questo fumetto è la sua capacità di concedersi rapide digressioni e di concentrarsi non solo sulla protagonista e sul suo compagno Lupo, ma anche su altri personaggi che orbitano attorno a loro. Non è un’attenzione prolungata, ma istantanea: in poche tavole o vignette si entra in contatto con questi personaggi, seguiamo le loro vicende per poi ritornare sui binari principali, uno sguardo fugace ma prezioso, che carica l’opera di piccoli abbellimenti, in modo da decorare la struttura senza appesantirla: è come l’eleganza leggera di un capitello ionico, dalle morbide volute geometriche – non è dunque la rigorosa semplicità di un capitello dorico, ma neanche la piena ricchezza di uno corinzio.

E lo stile grafico di Bertolucci si fonde e si amplifica alla perfezione con le caratteristiche della narrazione appena discusse (come se queste due fossero in risonanza). Le forme tracciate dal fumettista non sono né troppo povere, né troppo cariche di dettagli, e si reggono su un equilibrio visivo impareggiabile, che regala tavole di estrema limpidezza e forza: infatti, sono proprio i personaggi a presentare un’espressività impareggiabile e che, attraverso i tratti del disegno, sono in grado di comunicare emozioni trasparenti, brillanti. Inoltre, le figure sono delineate da linee esili, morbide e cariche di energia, a tal punto da imprimere una cinetica speciale alle vignette, alla tavola, alla storia: anche in questo caso, il dialogo tra gli autori è fortemente attivo.

L’atmosfera è magica e viene ricreata anche grazie all’uso dei colori e delle luci da parte dell’illustratore. Nella maggior parte delle tavole è presente un continuo gioco di tenui tonalità calde e tonalità fredde – rispettivamente di giallo-fieno e verde (o verde-acqua, o blu) -, rotte di tanto in tanto dalla violenza dei rossi che accompagnano i Cacciatori di Ombre ed esprimono il loro impeto distruttivo.

Dunque, ci ritroviamo avvolti da un vortice di sensazioni, un continuo sali-scendi di felicità e paura, di spensieratezza e angoscia: Brindille è un racconto visivo di suggestioni fortissime, in cui le emozioni sono permeanti e incessanti, a partire dalla calma inquietante del primo volume fino ad arrivare alla frenesia del secondo volume e della conclusione finale, che svela un colpo di scena apprezzabile (ma non sconvolgente) e una storia dal delicato percorso ciclico. Giunti alla fine della lettura ci vengono date molte meno spiegazioni di quanti siano gli interrogativi sorti, ma, se da un lato si vorrebbe leggere e saperne di più, sviscerando in fondo la complessa stratificazione del mondo di Brindille, dall’ altro siamo pienamente soddisfatti di quanto letto e consapevoli che ulteriori rivelazioni rovinerebbero la magia dell’opera. Meglio il “non-detto”, una scintilla per far volare la fantasia.

Francesco Biagioli

* In francese brindille significa ramoscello, dunque è questo il motivo del nome (i due volumi che compongono la serie sono infatti pubblicati da Glénat rispettivamente nel 2018 e 2019); nell’adattamento italiano, invece, la scelta deriva dalla fusione delle parole brina e scintille.

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