La sottile linea rossa: cosa si trova oltre il Confine?

Il Confine Voll. 1-3, Mauro Uzzeo & Giovanni Masi 
(Sergio Bonelli Editore, 2019)

 

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Riassunto delle puntate precedenti: sono ormai passati più di due anni dal 4 novembre 2017, data del keynote annuale di Sergio Bonelli Editore durante il quale venne presentata l’etichetta Audace, nuova avventura editoriale dedicata a “progetti con una caratterizzazione narrativa e grafica dal taglio più ‘adulto’ rispetto alle abitudini della nostra Casa editrice”, stando a quanto affermato da Michele Masiero, direttore editoriale. Durante l’evento furono anche mostrati alcuni dei fumetti che sarebbero ricaduti sotto il nuovo “audace ombrello bonelliano”. Tra le proposte, spiccava quella di un progetto misterioso chiamato Il Confine e sintetizzato da una semplice immagine promozionale firmata Massimo Carnevale.

Nel teaser poster (visibile qui) si osservano già alcuni di quegli elementi fondamentali e caratterizzanti dell’opera, che ne definiscono l’immaginario visivo e narrativo. Sono raffigurati otto ragazzi, che fluttuano come i protagonisti della Golconda di Magritte; tuttavia, sullo sfondo non ci sono case basse dal tetto rosso, ma una foresta di conifere innevata e immersa nella nebbia. Una macchia rosso acceso “sporca” il disegno e crea un fulcro per concentrare l’attenzione.

L’immagine trascina con sé l’eco del paranormale, l’ansia di una minaccia innominabile e ignota che si annida nei boschi. “La più antica e potente emozione umana è la paura, e la più antica e potente forma di paura è la paura dell’ignoto”, scriveva H. P. Lovecraft il secolo scorso: una frase breve che, oltre a sottolineare quello che è di fatto un nodo cruciale della sua narrativa orrorifica, viene citata in continuazione in qualunque salsa. Noi, dal canto nostro, non siamo da meno e la riproponiamo in questa breve recensione, perché gli autori de Il Confine hanno saputo giocare con molta intelligenza e astuzia, sfruttando il mistero dell’ignoto, sia per derivare le angoscianti atmosfere racchiuse nei volumi pubblicati finora, sia per catalizzare l’attenzione necessaria durante la lavorazione della serie.

Infatti, per diverso tempo il progetto è rimasto avvolto in un alone di riserbo e non se ne è saputo niente fino alla dichiarazione che Il Confine sarebbe stata un’opera transmediale, non solamente un fumetto della SBE, ma anche una serie televisiva live-action prodotta in collaborazione con Lucky Red, e poi anche un romanzo e un gioco di ruolo Una nuova proprietà intellettuale e di ampio respiro, capace di svilupparsi su diversi binari narrativi paralleli: non sappiamo ancora quale sarà il destino delle declinazioni televisive o ludiche di questo neonato universo narrativo, ma durante l’edizione del Lucca Comics&Games 2019 era possibile acquistare in anteprima i primi tre volumi cartonati della serie a fumetti (che usciranno poi regolarmente in libreria a cadenza bimestrale a partire dal prossimo 28 novembre). Proprio di questi tre volumi parliamo di seguito.

Siamo in Nord Italia sulle Alpi Occidentali, a due passi dal confine con la Francia. Da settimane continuano le ricerche di una scolaresca misteriosamente scomparsa senza lasciare tracce. La polizia italiana brancola nel buio, così come quella francese. La tragedia rimbalza ovunque nella cronaca nazionale, sui quotidiani e in televisione. I genitori dei ragazzi scomparsi sono stufi di aspettare gli sviluppi di indagini a detta loro inesistenti. I giornalisti calcano la mano sulla vicenda, cercando di scovare elementi oscuri, dichiarazioni poco chiare da parte delle Forze dell’Ordine, che nel frattempo non hanno in mano neanche una misera pista, solo tante domande senza risposta.

La sparizione degli undici ragazzi della classe IV B del liceo Manzoni ha gettato scompiglio nella ristretta comunità montana e la tensione al suo interno è palpabile. Gli eventi narrati si svolgono infatti in quello che sembra un piccolo paese incastonato tra le vette alpine e sviluppatosi in epoca recente attorno al nucleo centrale di un vecchio borgo d’alta quota, profondamente radicato nel tempo e nel territorio. Fin dalle prime pagine, impariamo a conoscere i luoghi cardine della storia: la piazzetta principale con la chiesa, la stazione di polizia, la scuola, l’ospedale, ma soprattutto il romitorio d’epoca romana, i boschi e la cava di pietra a ridosso della montagna.

Proprio quest’ultima rappresenta l’elemento più agghiacciante nella geografia intricata del fumetto: il rilievo montuoso è una presenza costante, lugubre, silenziosa; da tempo immemore scruta le vite degli uomini che hanno calpestato le sue pendici ed è certamente testimone di una verità sconvolgente. È quasi superfluo dirlo: i richiami ai misteriosi e antichi orrori nascosti nella Derry di Stephen King, o nella Twin Peaks di David Lynch e Mark Frost sono fortemente consolidati nelle pagine de Il Confine, ma non per questo ne sminuiscono l’originalità.

Quello che viene descritto dagli autori è un diorama ben caratterizzato, ricchissimo di dettagli. Non esiste solamente la storyline principale, ma c’è l’intento di mostrare tutta la complessa architettura sociale che orbita intorno al luogo: l’universo narrativo si svela così attraverso i particolari delle vignette, attraverso dialoghi e allusioni nascoste nelle pieghe fra i balloon. Personaggi e ambientazione si mescolano in un tutt’uno di notevole impatto: il paese in cui è ambientata la storia pulsa tacitamente di vita e ciascun individuo ha una sua storia da raccontare (più o meno silenziosa). In questi primi tre numeri, fra tutti i personaggi che salgono sul palcoscenico de Il Confine, quelli che spiccano maggiormente sono senza ombra di dubbio i protagonisti: Laura Denti e Antoine Jacob, due consulenti investigativi.

Laura Denti è un’ex-poliziotta italiana (cacciata per problemi di tossicodipendenza), attualmente membro dell’Interpol, abilissima nel ritrovare persone scomparse. La sua etica professionale è atipica e risoluta, e si traduce, spesso e volentieri, in un modus operandi a detta di molti deprecabile: è irascibile e determinata, afflitta da un passato burrascoso che alle volte si ripresenta alla sua memoria (in alcuni casi sembra di percepire nel personaggio di Laura richiami al vice questore aggiunto Rocco Schiavone, con cui pure condivide, in parte, l’ambientazione).
A fianco dei metodi poco ortodossi della Denti si trova la quiete ascetica di Antoine Jacob, un esperto montanaro francese e massimo conoscitore delle vette di quella regione. Antoine è calmo, riflessivo e ha un intuito e un’intelligenza fuori dal comune, racchiudendo in sé elementi filosofici che derivano dalla stravaganza meditativa di Dale Cooper di Twin Peaks, ma anche di Rustin Cohle di True Detective, del recente Sherlock televisivo o dell’Ozymandias di Alan Moore.

Antoine  e Laura provengono da parti opposte del confine di stato, e le loro personalità appaiono come agli antipodi (tuttavia, con il prosieguo della storia ci si rende sempre più conto di quanto invece siano simili, umani anche loro fino in fondo). Anche in questo caso viene sottolineata l’importanza narrativa e simbolica del Confine.
Se si considera la sua definizione geopolitica, allora il Confine è davvero lo spartiacque tra Italia e Francia, linea di contrasto tra le diverse autorità statali, ma anche muro invalicabile per una moltitudine di migranti che desiderano superarlo nella speranza di una vita migliore. Se considerata la sua definizione psicologica e personale, allora il Confine rappresenta i limiti e le paure dei personaggi, i loro tentativi di vincerle, i loro passi falsi ed errori passati con cui adesso devono fare i conti. Se si considera la sua definizione paranormale, allora il confine non è altro che la sottile linea rossa che divide l’universo reale da un altro universo inspiegabile, in cui pure tempo e spazio sembrano non esistere più: se questa barriera viene frantumata, allora la dimensione concreta e quella onirica si fondono in un caos di eventi agghiaccianti.

Ciò che traspare dalle pagine è una confusione irreale, antitetica alla concretezza rigida che si palesa nelle vite dei personaggi, segnate aspramente dall’assunzione di medicinali, o di alcol, o di droghe. A evidenziare ancora di più questo contrasto sono i numerosi riferimenti alla politica italiana, alle elezioni regionali: da una parte abbiamo la quotidianità più tangibile, dall’altra una sequenza di eventi incomprensibili dalle tinte esoteriche.

Il tutto viene raccontato attraverso uno stile schietto, limpido, con un registro narrativo rigoroso e di matrice bonelliana, che viene infuso con il respiro ampio e moderno tipico dei prodotti recenti della casa editrice milanese. Gli autori de Il Confine hanno adottato un approccio tipico delle produzioni audiovisive e, difatti, l’opera mostra un taglio fortemente cinematografico, con una particolare attenzione dedicata proprio alla natura seriale del progetto: ad esempio, a inizio e fine di ogni volume si trova un riassunto dell’episodio precedente e un’anticipazione del successivo (che denota una cura notevole anche nella presentazione e nella veste grafica, curata da Fabrizio Verrocchi).

Dal punto di vista visivo, i disegnatori che hanno realizzato questi primi tre numeri hanno dimostrato una destrezza notevole, riuscendo a esprimere con il loro tratto le atmosfere tipiche della serie, senza tuttavia perdere il proprio stile personale, inserendo in ciascun volume elementi peculiari che hanno così definito l’approccio del lettore e il suo coinvolgimento (o almeno nel mio caso specifico è stato così). Le spesse linee grossolane e angolose di Giuseppe Palumbo ricalcano bene la spietatezza cruda del primo episodio e i conflitti  interiori dei personaggi (rappresentati in una sottile alternanza tra dettagli e campi lunghi, che segnano una successione sinuosa di coinvolgimento e distacco emotivo). L’angoscia onirica del secondo episodio viene sapientemente modulata dal tratto più dolce e morbido di Bruno Cannucciari e dai suoi volti più delicati, parimenti espressivi. Il flashback del terzo episodio viene invece affidato alla mano di Carlo Ambrosini, che realizza figure grottesche dai  rigidi contorni geometrici e ricoperte da una moltitudine di linee frenetiche che veramente danno l’idea di star sfogliando un album di vecchie fotografie della Grande Guerra: forse la sua è la scelta più adatta, se consideriamo anche il percorso di riflessione sul tempo e sui paradossi temporali che l’autore ha portato avanti negli anni all’interno delle storie di Dylan Dog.

A completare questo affresco visivo di notevole spessore ci sono i colori (supervisionati da Emiliano Mammucari) di Adele Matera e Alessia Pastorello: viene prediletto l’uso di un cromatismo tenue e sporcato di grigio, spezzato, di tanto in tanto, da elementi colorati di rosso acceso (un elemento simbolico di forte importanza all’interno dell’universo narrativo) o da intere sequenze (le più concitate) in cui dominano tinte calde e sature a rafforzare una sorta di tensione viscerale. La storia, i disegni e i colori vengono infine racchiusi da copertine rigide a opera di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti, il quale, come al solito, si dimostra un gigante nel suo campo e realizza in grafite illustrazioni formidabili, che catturano l’attenzione e sono una sintesi delicata di estetica e narrazione: le cover sono infatti ricche di dettagli e di silenziose anticipazioni degli eventi raccontati nei volumi (comprensibili solamente dopo la lettura).

Senza ombra di dubbio, Mauro Uzzeo e Giovanni Masi hanno dato vita a una macchina estremamente pregevole, con una sua logica interna che ha permesso lo sviluppo di un universo narrativo solido, coerente e intrigante. Abbiamo accennato in precedenza al fatto che Il Confine fosse un racconto corale, composto da un pantheon di personaggi fortemente caratterizzati immersi in una ambientazione altrettanto vigorosa; adesso, risulta opportuno ribadire come questa sia un’opera corale fin dalla sua genesi, che è stata resa possibile dall’aggregazione di un’équipe di personalità notevoli del panorama fumettistico italiano, ciascuna con il proprio compito, a partire dai layout di Federico Rossi Edrighi fino ad arrivare alle copertine di LRNZ.

Si potrebbero perdere ore a elucubrare sui possibili sviluppi della serie, cercando di risolvere gli enigmi che coinvolgono (e sconvolgono) i personaggi: la struttura dell’opera è complessa e mescola al suo interno i topoi letterari dell’orrore geologico lovecraftiano, la semplicità e la suspense di Lost e il gusto surreale di Twin peaks; il tutto viene chiaramente tradotto in un contesto italiano immediato, con richiami alla cultura, alla Storia, alla magia pericolosa dei boschi e delle montagne (si consiglia in questo caso di recuperare il fumetto La galaverna di Marco Corona di cui abbiamo già parlato qui).

Esistono certo delle critiche da sollevare.
In alcune sequenze, ad esempio, si percepisce un certo sfasamento tra intenti e risultati, come se la complessità aprioristica non venisse correttamente declinata in una forma narrativa pienamente efficace e che sfocia in risoluzioni leggermente caotiche o riduttive; ancora, in alcuni momenti si preferirebbe un’introspezione psicologica maggiore, o un contatto maggiore con i personaggi per comprenderne meglio le motivazioni e i sentimenti.

In generale, salvo  in rari casi, gli autori de Il Confine sono stati capaci di fare del silenzio un punto di forza assoluto dell’opera: giocando sul mistero dell’ignoto, Uzzeo e Masi hanno dato vita a una serie in cui ciò che non viene rivelato è estremamente più importante (e affascinante) di ciò che invece viene detto alla luce del giorno. Certamente un progetto da tenere sott’occhio, nella speranza che il prosieguo sia valido come quanto letto finora, se non di più.

Francesco Biagioli

 

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