Le patient, Thimoté Le Boucher
(Éditions Glénat, 2019)
È notte quando due poliziotti si imbattono in una giovane donna che vaga per le strade con in mano un coltello insanguinato. Lei è Laura, la figlia più grande (e più stramba) di quegli strambi dei Grimaud. Dopo aver arrestato la ragazza, gli agenti si dirigono verso la casa della famiglia, in “via delle cornacchie”, e, con orrore, rinvengono sette cadaveri. Oltre a Laura, l’unico superstite della strage è Pierre, il fratello di appena quindici anni, che però è caduto in coma a seguito delle ferite subite.
Pierre Grimaud si risveglia dopo sei anni, nel letto di un ospedale. Il ragazzo, ora ventunenne, è ancora paralizzato e per questo viene introdotto a un percorso di riabilitazione. Inoltre, Pierre partecipa anche a sedute di psicoterapia con Anna Kieffer, una giovane psicologa che in passato aveva collaborato con la polizia proprio riguardo al “Massacro delle Cornacchie“ (questo il nome mediatico dell’evento) prendendo in cura la stessa Laura Grimaud, che dopo la condanna si era chiusa in un mutismo totale.
Proprio durante gli incontri con Anna, Laura aveva rotto il silenzio per rivelare di non essere lei l’autrice degli omicidi, ma nient’altro era uscito dalle sue labbra. Agli occhi della psicologa, la versione ufficiale dei fatti non appare più così attendibile, e anche durante le sedute di ipnosi a cui Pierre viene sottoposto sembrano presentarsi nuovi indizi riguardo la vicenda. In particolare, la mente e la memoria del giovane paziente sono infestate dalla presenza di un “uomo vestito di nero” che era presente la notte della strage.
Chi è stato, dunque, l’assassino dei Grimaud? È stata davvero Laura? Chi è questo Uomo in Nero che perseguita Pierre? Sono queste le domande che ossessionano Anna; lei spera che il ragazzo possa darle le risposte che cerca durante il percorso di psicoterapia. Con lo scorrere del tempo e il susseguirsi delle sedute, tra i due si instaura un sincero rapporto di fiducia che sfocia poi in una vaga forma di attrazione reciproca. Agli occhi di Anna, Pierre appare come un giovane capace di emanare una purezza unica; agli occhi di Pierre, Anna appare come una figura degna di fiducia e capace di comprenderlo. L’intero fumetto si va così a ricamare attorno alla coppia Pierre-Anna e al rapporto paziente-analista.
I due protagonisti orbitano l’uno attorno all’altro, come un sistema binario di stelle, di cui seguiamo gli spostamenti e i progressi (quelli nella riabilitazione di lui e quelli nelle indagini di lei). Inoltre, espandendo il campo, si può osservare l’insieme dei pianeti che gravitano attorno ai due astri, vale a dire tutti gli altri personaggi: i membri del personale sanitario dell’ospedale, oppure il gruppetto di giovani pazienti con cui Pierre fa amicizia, oppure l’ispettore di polizia Henri Carrier, anche lui dubbioso circa gli esiti delle indagini del Massacro delle Cornacchie.
Di Timothé Le Boucher avevamo già parlato riguardo al suo I giorni che scompaiono pubblicato nel 2019 da Bao Publishing. La solidità e la bravura del giovane autore francese, già dimostrate in occasione del suo precedente lavoro, vengono adesso confermate con questa nuova impresa di quasi trecento pagine: un’opera poderosa che, oltre agli aspetti puramente medici, lambisce psicologia e criminologia. Parlando della fondamenta delle due opere, I giorni che scompaiono partiva da un soggetto assurdo, forse più curioso e intrigante, mentre con il recente Le patient l’autore decide di concentrarsi su un’idea semplice, ma non meno complessa nel suo sviluppo: c’è stato un omicidio, tuttora avvolto da un alone di mistero, e l’unico testimone attualmente in vita si risveglia dopo sei anni di coma e può finalmente parlare. All’interno di questa ossatura “classica”, Le Boucher costruisce così una storia molto tradizionale: un thriller avvincente e solido che forse non regala molte sorprese, ma intrattiene ed è capace di catturare l’attenzione, di imprigionare il lettore all’interno delle pagine e all’interno dello stesso ospedale.
Scrittura e disegno di Le Boucher sono inconfondibili. La tavola si presenta generalmente con una struttura frazionata, composta di molte vignette. Tuttavia, in questo ultimo fumetto si può osservare una massiccia presenza di campi lunghi e di vignette mute in cui viene ritratto l’ambiente ospedaliero: gli esterni, gli interni, i corridoi spogli, le stanze con il tipico controsoffitto a quadrotti. Tutto questo permette all’autore di focalizzare l’attenzione proprio sull’ambientazione in sé e di modulare una atmosfera che è contemporaneamente pacifica e carica di tensione.
Laddove il ritmo de I giorni che scompaiono era frenetico, in Le patient si osserva invece un clima di vita sospesa, in cui il tempo scorre senza sosta, ma lentamente, come miele. Così, anche le molte vignette che rappresentano dettagli della stanza di Pierre (la lampada, il condizionatore, le plafoniere) non servono altro che a metterci in contatto con lui, ad avvicinarci alla sua degenza, che – nell’impossibilità di muoversi – si perde nell’osservazione confusa e prolungata dei pochi elementi che l’ambiente spoglio concede alla vista. L’ospedale, luogo di cura, diventa così anche una culla di angosce. L’Uomo in Nero non perseguita solamente Pierre; ciascun personaggio ha un proprio uomo in nero che lo insegue, che si nasconde nei corridoi pronto a colpire.
Dal punto di vista del disegno, si può osservare con piacere un netto miglioramento di Le Boucher rispetto alle opere precedenti, nonostante il livello fosse comunque già molto alto. La mano dell’autore raggiunge una mirabile finezza, soprattutto per quanto riguarda le forme anatomiche, i corpi. Non ci sono situazioni particolarmente virtuose o dinamiche, tuttavia la precisione essenziale del fumettista si sposa bene con l’atmosfera statica della storia e con quel tempo “mieloso” dal lento incedere che caratterizza l’intero racconto.
Linee sottili ricreano personaggi leggiadri, quasi luminosi. Le ombreggiature sono ricavate solamente per mezzo della colorazione digitale, che gioca con una palette cromatica di colori grigiastri e dalle tinte pastello. Di rado, questa alternanza di toni slavati di grigio, viola e verde ospedaliero viene rotta da lampi di rossi, verdi e rosa accesi, e da macchie nere: il nero è il colore della strage, delle cornacchie e, soprattutto, dell’uomo misterioso (dell’Uomo in Nero) che si annida nei recessi ipnotici della memoria di Pierre, ma non solo.
Il rigore e la precisione espressi dall’autore non si ritrovano solo nei disegni, ma anche nei dialoghi e nella struttura della tavola, inquadrata da una variegata griglia direttrici ortogonali. Questa architettura viene talvolta rotta da linee diagonali, sghembe, e compongono tavole frantumate come un vetro, coincidenti con il sopraggiungere dei ricordi durante le sedute di ipnosi: la composizione della pagina richiama così il processo psicologico in atto (vale a dire il riemergere di frammenti di memoria), in modo da amplificare il contatto emotivo e psicologico con il protagonista.
Le patient non presenta alcuna suddivisione in capitoli, ma è composto da un unico corpo massiccio di pagine che raccontano una storia angosciante e in continua evoluzione. I personaggi sono le colonne portanti dell’opera, in particolare l’intero racconto è focalizzato su Pierre e Anna, sul loro rapporto e sulle loro personalità complesse, ambigue e contraddittorie. Pagina dopo pagina impariamo a conoscere i due protagonisti, eppure, andando avanti con la lettura, veniamo puntualmente contraddetti: quello che pensavamo di loro non è che una parte della verità, se non una terrificante bugia.
Timothé Le Boucher realizza così un fumetto bilanciato, dal rigore geometrico che, pur con qualche ingenuità, è capace di accompagnare il lettore all’interno di una spirale soffocante di malattie, crimini, emozioni e pulsioni incontrollabili, il tutto immerso in una ambientazione nosocomiale che non fa altro che accrescere un dualismo terrificante tra salvezza e dannazione. Uscito in Francia a inizio 2019, non dovrebbe passare molto tempo prima di ritrovare Le patient sugli scaffali delle fumetterie e libreria italiane: quando ciò accadrà, il consiglio è di procurarvene una copia, non ve ne pentirete.
Francesco Biagioli