Vlad, il ritorno del vampiro alla sua umanità

Vlad voll.1-3, Matteo Strukul & Andrea Mutti
(Feltrinelli Comics, 2019)

9020932_3712557Nell’anno del Signore 1461, Vlad III, voivoda di Valacchia, si rifiuta di pagare il tributo annuale – di mille bambini e diecimila ducati – a Maometto II il “Conquistatore”, sultano dell’Impero Ottomano. Non solo: per rimarcare l’importanza del proprio gesto, Vlad uccide anche i messaggeri turchi. Allo stesso destino funebre vanno incontro anche Hamza Pasha e i suoi uomini, inviati dal sultano per trattare la pace con Vlad: tutti loro vengono brutalmente uccisi in un agguato e impalati. I ribelli mettono poi a ferro e fuoco numerosi villaggi al confine tra Valacchia e Impero Ottomano. Tali oltraggi non possono esser tollerati; per questo, Maometto II decide di partire  da Costantinopoli alla guida del suo esercito per muovere guerra al voivoda sovversivo e riprendere così il controllo dei suoi territori.

Questa appena raccontata è l’impalcatura storica del grande palcoscenico sul quale si muovono i personaggi che animano le vicende raccontate nella serie Vladla recente trilogia a fumetti firmata Matteo Strukul e Andrea Mutti pubblicata da Feltrinelli Comics nel 2019. Il protagonista indiscusso è Vlad l’Impalatore (Vlad Țepeș), l’uomo che si cela (ed è proprio il caso di dirlo) dietro alla leggendaria figura di Dracula, il non-morto, il vampiro per antonomasia, il mostro radicato così profondamente nell’immaginario collettivo.

Tuttavia, nei tre capitoli della serie – Le lame del cuoreNeve e fuoco Il tempo del sacrificio – non c’è alcun riferimento alla via sovrannaturale che Vlad ha intrapreso negli anni (sotto l’abile guida di Bram Stoker), trasformandosi nel Dracula a tutti noto.  Infatti, l’autore Matteo Strukul apre il primo numero con queste parole: «sognavo da anni di poter raccontare la storia di Vlad l’Impalatore, noto a tutti come Dracula. Senza vampiri, senza creature sovrannaturali. Solo i fatti. […] Volevo provare a narrare l’uomo, le sue scelte, la sua volontà, strenua, di proteggere il proprio popolo.»

Osserviamo così una re-inversione del personaggio rispetto al canone recente, o forse è più corretto dire una riscoperta del nucleo carnale del personaggio. Ecco che tra le pagine del fumetto ci ritroviamo di fianco a Vlad, l’Impalatore, l’uomo impetuoso con il desiderio di guidare il proprio popolo verso la libertà, di difendere la cristianità dagli infedeli, l’uomo la cui ferocia si consuma nei massacri, nelle torture e nell’impalamento degli avversari sconfitti a monito per i suoi nemici.  Ma fra le vignette non c’è solamente guerra e violenza. Nella capitale di Târgoviște, o nella fortezza di Poenari arroccata sui Carpazi, possiamo ammirare anche i lampi di un uomo inghiottito nel vortice della passione, rapito dall’amore – clandestino e, a tratti, anche morboso – per Katharina Von Siegel, la donna della sua vita. 

Un Dracula che “ritorna all’umanità” e abbraccia questa realtà materiale  in tutte le sue forme e contraddizioni: fedele cristiano ma uccisore feroce, feroce uccisore ma amante avvinto. Vlad è così un personaggio che si sviluppa in più dimensioni, dotato di un proprio volume, di luci e ombre, di conflitti interiori ben espressi dalla penna di Matteo Strukul, che decide sì di raccontare i fatti, ma non si limita a una sterile presentazione degli avvenimenti. Le vicende sono amalgamate all’interno di un denso impasto narrativo e di una piacevole analisi del protagonista e tutto ciò non fa che attirare il lettore nel mondo a fumetti ricreato dagli autori.

La trama di Vlad viene ragionata e organizzata in modo da incastrarsi perfettamente all’interno del mezzo fumettistico, che conferisce alle vicende le appropriate tinte epiche; una volta terminata la lettura si ha come la sensazione che questa storia non possa esistere se non sotto forma di vignette. Strukul decide di adottare una griglia libera: le tavole sono variegate e  caratterizzate da immagini fluttuanti nel bianco della pagina, vignette distinte e vignette sovrapposte, vignette strette e larghe, splash page e doppie pagine. Inoltre, il ritmo si evolve con l’avanzare degli eventi. Se nel primo capitolo si osserva una narrazione più distesa, più intimistica, con l’arrivo della guerra la storia accelera e si fa più incalzante in accordo con quanto espresso anche dai disegni, che quasi si quasi si disintegrano: le forme si fanno sempre più caotiche, a sottolineare il feroce tumulto degli eventi che riempiono le pagine.

Il tratto di Andrea Mutti è “gentilmente sporco” e frenetico, elaborato da una mescolanza di pennarello a punta fine (o pennino, se non erro) e pennello, che delineano figure dai contorni  sottili e intermittenti, alle volte confusi, come se fossero immersi nella nebbia, o in una tormenta di neve; solamente il pennello dona ai corpi la loro gravità, macchiandoli con il nero e concedendo così ombre, mistero, paura. Senza dubbio, il risultato dell’utilizzo del pennello rappresenta la caratteristica più intrigante dell’apparato visivo dell’opera. I personaggi si muovono poi all’interno di ambientazioni spoglie, prive di dettagli: ne consegue un’atmosfera di forte desolazione. La rappresentazione della Valacchia e della Transilvania (a tutti gli effetti protagoniste della storia) fa eco all’animo del protagonista. Il tutto è rifinito da una colorazione (realizzata da Vladimir Popov) acquosa, dalle tinte generalmente grigie e spente. La predominanza di colori freddi viene talvolta rotta da sequenze condizionate da un largo impiego di rossi accesi: sono queste le scene più concitate di guerra, durante le quali le pagine  stesse si macchiano di sangue cremisi.

Tuttavia, se da un lato i neri, gli schizzi di inchiostro e le figure confuse sono azzeccate ed efficaci nel rappresentare l’impeto delle guerre, da un altro – e qui si parla di gusti puramente personali –, non mi sono parsi altrettanto validi nel trasmettere le emozioni o nel raffigurare le espressioni facciali dei personaggi, e, soprattutto, del protagonista. Senza nulla togliere al disegnatore, sembra che il “Vlad grafico” differisca dal “Vlad scritto” e rimanga più freddo e granitico di quanto gli eventi, i suoi comportamenti e le sue parole ci vogliano far intendere. Un altro dettaglio che appare dissonante sono le onomatopee: in alcuni casi queste sono ben inserite all’interno della vignetta e del racconto, mentre in altri sono aggiunte a posteriori e la font e i colori scelti risultano poco compatibili con i disegni e i toni adottati per la serie.

In conclusione, all’interno di una panorama narrativo (non solo letterario) in cui Dracula viene presentato nella maggior parte dei casi ben munito di zanne insanguinate e vestito di nero, la trilogia Vlad di Strukul e Mutti ci garantisce la visione di un uomo e di tutte le incertezze e i contrasti che l’umanità si porta con sé, nonostante agli autori piaccia comunque giocare sulla doppia nomea – storica e leggendaria – che Vlad III si è conquistato, e non disdegnino talvolta di richiamare l’eredità vampiresca del personaggio. Possiamo così osservare la vita di un demone umano della guerra affiancarsi a quella di un amante passionale, inquieto. Tutto ciò racchiuso all’interno di una architettura narrativa caratterizzata da numerose didascalie in cui testo e immagine si fondono a creare un racconto coinvolgente e scorrevole, carico di pathos: siamo di fronte a un “piccola” epopea in tre atti, una lettura senza dubbio intrigante, caldamente consigliata agli appassionati del personaggio e a tutti coloro in cerca di un bel fumetto (e romanzo) storico.

Francesco Biagioli

Lascia un commento