Non siamo tutti uguali: democrazia e competenza secondo Tom Nichols

La conoscenza e i suoi nemici, Tom Nichols
(LUISS University Press, 2017)

 

conoscenza e nemici«L’io valgo quanto te è un mezzo utile per la distruzione delle società democratiche». In questa citazione dallo scrittore Clive Staples Lewis possono essere riassunte le preoccupazioni di Tom Nichols per il futuro della democrazia americana.
Nel saggio La conoscenza e i suoi nemici: l’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia Nichols, professore all’U.S. Naval War College e analista di sicurezza internazionale e politica estera, porta avanti una lucida disamina dei rischi che questa forma di governo sta correndo in rapporto alla totale sfiducia delle masse verso l’idea stessa di competenza. Per essere più precisi, il problema non è solo la sfiducia ma anche la rabbia e l’aggressività che vengono rivolte alle più varie comunità di esperti, medici, insegnanti, avvocati e via dicendo.

L’autore rivendica un concetto che oggi è messo continuamente sotto attacco: l’opinione di un esperto riguardante la sua area di competenza vale molto di più di quella di un comune cittadino. Non è elitarismo, è democrazia. La democrazia infatti si basa sul concetto di uguaglianza politica, non di uguaglianza effettiva: ogni cittadino è uguale a un altro nel suo esprimere un indirizzo politico tramite il voto. Ma ciò non significa che siamo tutti ugualmente capaci di fornire un’opinione valida su un certo argomento: che si tratti di una macchina da riparare o di una campagna di vaccinazioni da istituire, l’opinione di una persona comune non ha lo stesso valore di quella del meccanico o dello scienziato. A maggior ragione se i cittadini si mantengono in uno stato di beata e rabbiosa ignoranza: che un americano adulto su cinque ritenga che il sole giri intorno alla terra è già preoccupante, ma ancor più allarmante è il fatto che molti ritengano di non aver bisogno di saperlo.

Il rifiuto dell’idea stessa di competenza (in questo senso la «fine della competenza») accompagnato da processi psicologici sempre esistiti produce una miscela esplosiva il cui caso limite è la teoria del complotto. «Le teorie del complotto esercitano una grande attrattiva per coloro che hanno difficoltà a dare un significato a un mondo complicato e non hanno pazienza per spiegazioni meno spettacolari». A volte è molto più semplice e soddisfacente credere a complicate sciocchezze che accettare l’incomprensibilità della situazione: ecco dunque che gli aerei rilasciano  “scie chimiche”, Obama è nato in Africa e Bush è stato coinvolto nell’organizzazione dell’attentato alle Torri Gemelle.

Il libro di Nichols ha almeno due meritiIl primo: è un saggio, ma un saggio frizzante, ironico, divertente, disinvolto, dunque una lettura assolutamente piacevole. Il secondo è che, leggendo, si ha l’impressione (o almeno così mi è parso) che l’autore dia le parole a percezioni e intuizioni confuse che fino a quel momento non si riusciva a esprimere.

È il caso del bias di conferma e dell’effetto Dunning-Kruger, due processi psicologici che secondo Nichols rendono molto spiacevoli per non dire estenuanti certe conversazioni fra persone. Il primo infatti tende a rendere infalsificabile una qualunque teoria secondo il principio “ciò che conferma la mia teoria è una prova e ciò che la confuta è un errore o un’eccezione”: su tale premessa un confronto fra posizioni differenti assume più l’aspetto di una lotta corpo a corpo che di un dibattito. Il secondo invece descrive il fatto, scientificamente dimostrato, che gli incompetenti non sono consapevoli delle loro mancanze (tecniche, politiche, culturali…), anzi, il più delle volte ritengono di essere più intelligenti e capaci della media delle persone; ciò impedisce loro di riconoscere un esperto quando lo vedono e di affidarsi al suo giudizio.

In definitiva, La conoscenza e i suoi nemici è un libro del tutto consigliato per l’acutezza con cui coglie un punto dolente della nostra contemporaneità: sostenere l’uguaglianza effettiva di tutti i cittadini è una falsità, un’ingiustizia ed un rischio. È dalle democrazie degenerate che sorgono le tirannidi.

 

Adriano Cecconi

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