Penelope al di là dell’attesa: la rivincita della moglie fedele

La morte di Penelope, Maria Grazia Ciani
(2019, Marsilio Editori)

la morte di penelopeIl mio primo approccio personale alla mitologia, al di là delle letture scolastiche, è stato mediato dalle edizioni Marsilio della collana Variazioni sul mito: volumetti tascabili, ognuno dedicato a un personaggio mitologico, che raccolgono diverse versioni della stessa storia rimodellata e riscritta nel corso dei secoli.

Ogni volume è corredato da una ricca prefazione della curatrice, Maria Grazia Ciani, a cui devo quindi buona parte della mia curiosità verso il mondo classico e del coraggio nel maneggiare la materia epica per scavare nei suoi non detti e nelle infinite possibilità di diventare contemporanea. Quando quindi proprio Maria Grazia Ciani ha pubblicato un romanzo ad argomento mitologico per Marsilio, non potevo lasciarmelo sfuggire: La morte di Penelope ha guadagnato di diritto un posto nella mia libreria

L’autrice parte da una versione poco nota del ricongiungimento di Penelope e Ulisse, un si dice raccontato da scoliasti, commentatori e mitografi: la fedelissima Penelope sarebbe stata sedotta da Antinoo, uno dei suoi pretendenti, e per questo uccisa dal marito ritornato.

Il brevissimo romanzo di Maria Grazia Ciani racconta, in una narrazione che procede per immagini e rimbalza dal punto di vista di Penelope a quello di Antinoo, le tappe fondamentali dell’innamoramento tra i due, un gioco di sguardi, desideri e silenzi che rimane puramente platonico, e forse per questo ancor più sensuale.
Ogni capitolo costruisce un crescendo di tensione che trova compimento nella scena madre finale, in cui Ulisse, impulsivo e risoluto, non ha bisogno neanche di parlare con la sua sposa per riconoscerne il tradimento e punirla.

La ragione principale per cui La morte di Penelope è una lettura consigliata è il ribaltamento totale di prospettiva che effettua nei confronti del ben noto personaggio mitologico. Penelope è una figura sfuggente, irrisolta, che mi ha sempre attratta ma da cui non sono mai stata convinta fino in fondo.

L’astuzia e la fedeltà sono i suoi attributi fondamentali, ma la prima è sempre al servizio della seconda: insomma, Penelope non poteva non essere intelligente, perché è la moglie di Ulisse e l’eroe più ingegnoso dell’epica classica non avrebbe certo potuto sposare una sciocchina qualunque, ma la sua astuzia serve solo e soltanto a mantenersi pura in attesa del ritorno del marito, da brava donna virtuosa.
Possibile che una donna così sveglia non desideri altro che il ritorno di un uomo con cui, in fondo, non ha passato che una piccola porzione della sua vita? Possibile che l’inquietudine e la smania che sempre accompagnano l’intelligenza non la tocchino affatto?

La Penelope di Maria Grazia Ciani conosce l’irrequietezza e si sente prigioniera nel ruolo di sposa devota che è costretta a recitare. Desidera riappropriarsi della sua esistenza ed esserne protagonista, e trova una via di fuga nell’amore romantico, che tutto sommato con Ulisse non ha mai vissuto, presa più da un’unione cerebrale che dalla passione. Questa Penelope non ha paura di agire e usa la sua astuzia per garantirsi una via d’uscita e raggiungere il suo obiettivo. Il titolo, quindi, si riferisce non solo al decesso della donna, ma anche alla morte del personaggio così come siamo abituati a pensarlo. Nonostante questo cambio di prospettiva, tuttavia, il personaggio non viene totalmente stravolto: Penelope è ancora la regina posata e austera dell’Odissea, solo più umana, coerente e consapevole.

La morte di Penelope ci mostra quindi come la materia mitologica è in realtà viva e pulsante e può ancora, in un gioco di maschere rimosse e veli scostati, rivelare qualcosa sui personaggi multiformi e sfaccettati dell’epica, che sono poi l’archetipo di ogni essere umano.

Loreta Minutilli

 

in copertina: Penelope e i pretendenti, John William Waterhouse, 1912

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