Bestioline in decomposizione: l’esordio di Dizz Tate

Bestie, Dizz Tate
(Neri Pozza, 2023 – Trad. di Annalisa Di Liddo)

In una Florida che sembra marcire incessantemente sotto il sole, c’è una città con al centro un grande lago nero. Forse nelle sue acque si nasconde un mostro, forse invece è solo pieno di rifiuti tossici che lo hanno inquinato fino a renderlo denso e melmoso come petrolio. Non si respira bene perché fa sempre e solo caldo, e la città di Falls Landing è un’enorme carcassa che si decompone all’infinito, senza però mai sparire dentro una di quelle fosse che squarciano senza preavviso la terra in tutto lo stato.

Sull’asfalto bruciacchiato di Falls Landing c’è un rumore che risuona più degli altri: è lo sciabattare delle infradito di strass delle bambine, delle ragazzine, delle madri (nel mondo che racconta Dizz Tate non esistono padri, o se esistono sono ombre inaffidabili e viscide). A tredici anni, con un desiderio ingordo di osservare tutto e una crudeltà che non conosce fine, si è creature terribili. Le ragazzine viaggiano e vivono sempre in gruppo, studiando il comportamento delle compagne di qualche anno più grandi.

La loro preferita è Sammy, la figlia del predicatore, che un giorno si è presentata a scuola con i capelli rasati e che è riuscita a fare innamorare Eddie, il più bello di tutti. È strano e affascinante osservare Sammy, i luoghi in cui si muove, le persone con cui parla. Un’altra favorita delle bestioline è la sua amica Mia, che insieme alla madre è ben inserita nel giro dei talent scout che percorrono il paese alla ricerca della prossima stella di Hollywood. Quando però Sammy sparisce, è attraverso la voce collettiva delle ragazze che il lettore viene condotto per campi di sterpaglie bruciate dal sole, attraverso lo squallore dei parchi divertimenti, oltre i cantieri abbandonati, fino a scoperchiare per davvero qual è l’ammasso nero e viscido che si annida sotto Fall’s Landing come una massa cancerosa.

Si è molto parlato dell’esordio di Dizz Tate paragonandolo alle Vergini suicide di Jeffrey Eugenides. Alcune somiglianze sono certamente presenti: la dimensione collettiva della narrazione, l’atmosfera soffocante della provincia americana, la presenza fortissima di un elemento femminile dal potere intossicante, la condizione adolescenziale. La strada intrapresa da Tate, però, si rivela diversa da quella delle Vergini. L’autrice non teme di sprofondare spesso in una scrittura che si rivela decisamente macabra e cruda, né di addentrarsi in immagini di un deciso surrealismo, a cui non sempre si può (né, forse, si deve) trovare un significato metaforico preciso.

Non si può davvero dire che Tate abbia dato vita a un edificio narrativo lineare, quanto che abbia impastato una matassa densa e filamentosa che ci restituisce delle sensazioni di una vividezza spiazzante. Mano a mano che si prosegue nella lettura, si ha l’impressione che la consequenzialità e la determinatezza degli avvenimenti diventino sempre meno importanti, a favore invece di una cortina che avviluppa tutto, generando a un organismo che ingloba ogni angolo di questo mondo, e il cui scopo ultimo è quello di raccontare cosa significhi essere creature che pulsano di vita in un mondo il cui lo stato perenne è la decomposizione.

Di fatto, la trama di Bestie si colora di un surrealismo sempre più forte col procedere della narrazione, lasciando il lettore incerto su quale sia il vero epilogo della vicenda, ma generando con successo un crescendo di tensione che si mantiene costante per tutto il romanzo. Questa ottima tensione, unita al grande fascino delle piccole bestie protagoniste della storia e all’espressionismo assai efficace del linguaggio, riesce a bilanciare i momenti narrativi più eccessivamente barocchi, così come la relativa mancanza di chiarezza (che non è sempre facile ricondurre al surrealismo di cui sopra).

La bestialità precosciente di Fall’s Landing finisce per risultare davvero magnetica, anche per il modo in cui le ragazzine somigliano a un branco di bestioline che ha una mente, un corpo e un’anima unica. È quel particolare tipo di sorellanza tinta di sadismo che funziona sempre bene quando si vuole descrivere un gruppo di ragazzine, e probabilmente funziona perché in fondo è reale: poche condizioni d’esistenza sono brutali quanto l’adolescenza femminile, e Dizz Tate lo sa. Che questa brutalità venga descritta attraverso la fuga, il desiderio, la decomposizione o l’oscurità, non ha importanza; nulla è crudele come essere vivi in un mondo morto – o, peggio ancora, essere cadaveri in un mondo che ci vorrebbe vive a tutti i costi.

Emma Cori

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