“Il paese dove non si muore mai” non è il Paradiso

 

Il paese dove non si muore mai, Ornela Vorpsi

(Minimum Fax, 2018)

 

Nel paese dove non si muore mai, le persone possono venire arrestate per aver sostenuto che al mercato non si trovano più patate, la giustizia è opaca e imparziale e le bambine vengono picchiate dalle maestre per aver portato delle vecchie cartoline a scuola.

Nel paese dove non si muore mai, le belle donne sono intrinsecamente delle puttane, i prigionieri dei froci, e solo la malattia è in grado di conferire rispetto alla dignità umana. Qui Madre-Partito infesta anche le favole dei bambini, i figli non voluti spariscono in aborti clandestini o in suicidi per affogamento e i “fucilati politici” non hanno diritto alla sepoltura.

0x300Il paese dove non si muore mai è l’Albania comunista, dove Ornela Vorpsi ha trascorso i primi 22 anni della sua vita. L’emigrazione in Italia trova una ragione nell’ammissione all’Accademia di Brera per studiare arte contemporanea e nel sogno di vedere finalmente aperte le porte dell’agognata Terra Promessa. L’Italia si rivela però meno idilliaca della sua immagine giunta oltremare: le donne vengono comunque considerate puttane, Madre-Partito lascia il posto a un capitalismo sfrenato e stimati professori considerano l’arte una realtà defunta. E se l’Albania è il paese dove non si muore mai, in Italia non esiste nemmeno il conforto dell’eternità.

Tutto questo la Vorpsi ce lo racconta 13 anni dopo la prima pubblicazione de Il paese dove non si muore mai, suo acclamato romanzo di esordio, con una lunga nota finale che conclude la nuova edizione dell’opera. L’autrice oggi vive a Parigi, immersa in un universo artistico in cui si destreggia tra fotografia, scrittura, videoarte e pittura. La sua carriera nel mondo della letteratura ha ormai raggiunto la piena maturità attraverso la lingua francese, ma per descrivere il “paese dove non si muore mai”, nel 2005, la Vorpsi ha usato l’italiano: una lingua “svestita d’infanzia” che le ha consentito di raccontare con il dovuto distacco le sfumature più turpi della sua terra natia. Sicuramente si tratta di un linguaggio grezzo, quasi sporco nelle sue imperfezioni, ma è questa rozza imprecisione a valorizzare la crudezza dei temi trattati e la peculiare forma narrativa con cui vengono esposti.

Il paese dove non si muore mai è un insieme di racconti completi ma imperfetti: sono spaccati di vita, sensazioni, brevi storie o ricordi sfumati, intrecciati in un percorso di vita che, anche se chiaramente ispirato alla biografia della sua autrice, diventa nei fatti il riflesso della storia di un intero popolo. Alla voce della bambina Ornela si uniscono quelle di Elona, di Ina, di Eva, pseudonimi diversi di un’unica anima: quella dell’autrice, delle donne albanesi e dell’umanità piegata alla dittatura comunista. Non importa la veridicità del dettaglio narrato, ma la sua potenziale universalità.

Sullo sfondo di un mosaico eterogeneo di tematiche e personaggi, due elementi ritornano con particolare insistenza: la letteratura come salvezza dall’oppressione e la sensualità dei corpi femminili come dono prezioso e come condanna sociale. La Vorpsi sottolinea il potenziale di ribellione insito nella letteratura attraverso gli sforzi che una bambina può compiere per appropriarsi di libri rifiutati dal regime, e la dignità che il piacere della lettura conferisce anche alle figure più marginali della società. Il fascino del corpo femminile traspare invece dalla durezza con cui viene demonizzato e umiliato nella quotidianità di una città albanese, e dall’innegabile bellezza che nonostante tutto gli si invidia.

La Minimum Fax riporta così nelle librerie nostrane una piccola perla letteraria pubblicata originariamente dalla casa editrice Einaudi, abbellita però da una copertina delicata e provocatoria che aggiunge un tocco di piacere anche visivo a una lettura sempre molto intensa e coinvolgente. Possiamo quindi confrontarci nuovamente con il ritratto impietoso di un’Albania retrograda e bigotta che traspare con durezza dai ricordi dell’infanzia dell’autrice, trascritti in un’autobiografia originale nella sua forma narrativa e di grande impatto emotivo.

(Anja Boato)

 

 

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