La felicità è come l’acqua, Chinelo Okparanta
(Racconti Edizioni, 2019 – trad. Federica Gavioli)
L’ultima novità in casa Racconti edizioni, da oggi in libreria, è un vero gioiello: La felicità è come l’acqua raccoglie dieci racconti di Chinelo Okparanta – una giovane scrittrice di origini nigeriane, ma residente negli Stati Uniti da quasi trent’anni.
L’aspetto più notevole della raccolta è la sua capacità di costruire una sola trama, un solo processo di formazione che coinvolge dieci personaggi differenti, dieci situazioni, due continenti e due Paesi lontanissimi per usi e costumi. Si ha l’impressione, alla conclusione del libro, di aver acquisito una nuova consapevolezza, di aver accompagnato i protagonisti lungo un percorso irto di ostacoli.
I primi cinque racconti, da Su Ohaeto Street a Runs Girl, sono accumunati dall’ambientazione africana – le vicende si svolgono a Port Harcourt, città di origine della stessa autrice – e dalla concretezza. Al centro della narrazione vi sono la famiglia, e il ruolo della donna al suo interno: in Su Ohaeto Street e Wahala! si analizza la figura della moglie, priva di potere decisionale, obbligata dalla famiglia d’origine a sottomettersi alla volontà del marito; Una storia, una storia!, Chiarezza e Runs Girl indagano il rapporto conflittuale tra madri e figlie – le prime rigide e imperiose, le seconde incerte, influenzate dal giudizio dei parenti al punto da commettere azioni sconsiderate o veri e propri crimini.
Le vicende sono rese ancora più vivide dalla minuziosa descrizione delle tradizioni e degli ambienti nigeriani. Particolare attenzione è riservata alla cucina: il cibo rappresenta dopotutto uno status quo, un’occasione sociale, un simbolo di appartenenza.
Il sesto racconto, America, prelude a un cambio di scenario e di tematiche, e introduce per la prima volta un tema caratteristico della produzione di Okparanta (ancora più evidente nelle opere seguenti, non ancora pubblicate in Italia): l’omosessualità e la discriminazione che ne consegue.
La protagonista, infatti, tenta di trasferirsi negli Stati Uniti spinta dall’amore verso un’altra donna.
L’America appare qui come un’utopia, un Paese dalle mille opportunità, dove ognuno – soprattutto le donne – può decidere cosa fare della propria vita.
Il percorso verso l’autoconsapevolezza procede con gli ultimi quattro racconti: Il rifugio, Grace, Progetti, Tumori e farfalle, ma appare meno agevole di quanto lasciasse presagire America. Le protagoniste sono ancora una volta donne (con l’unica eccezione di Progetti) che tentano di emanciparsi dalle tradizioni più degradanti.
Ma è difficile spezzare i legami con il Paese d’origine; ed ecco che in un ambiente moderno come le università americane si affacciano i matrimoni combinati, e la buona volontà di un’associazione di difesa si scontra con le strettoie della burocrazia. In Tumori e farfalle perfino anni di lontananza non sono sufficienti a troncare un rapporto malato.
I racconti americani sono caratterizzati da un’attenzione maggiore ai moti dello spirito. Diversamente da quanto accade nei racconti africani, l’America resta un fondale piatto su cui i personaggi si muovono rimuginando su se stessi, sul concetto di famiglia (ancora una volta), sulle possibilità offerte dalla nuova terra.
In conclusione, La felicità è come l’acqua è un testo di denuncia, ancora più apprezzabile in quanto non ha la necessità di gridare: Questo è sbagliato! Sono sufficienti la prosa precisa dell’autrice, le vicende talvolta incredibili nella loro durezza a scuotere il lettore. Chinelo Okparanta ci mette di fronte alla realtà dei fatti senza addolcirla, senza indorare la pillola. Nella sua sobrietà, colpisce fino in fondo.
Sonia Aggio
L’ha ribloggato su l’eta’ della innocenza.
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