“Per chi è la notte” tra amicizia e orrore

Per chi è la notte, Aldo Simeone
(Fazi editore, 2019)

coverPer poter parlare di Per chi è la notte è necessario che io parta dalla fine. Più precisamente, dai ringraziamenti. È in questa sezione che l’autore svela l’interessante genesi del romanzo.
Il libro, infatti, nasce da una suggestione, da una vicenda storica che ben si presta come base per un racconto. Il paese di Bosconero si ispira infatti a Fabbriche di Careggine, un paese fantasma della provincia di Lucca. Il piccolo borgo di origine medievale, ormai quasi spopolato, fu abbandonato nel 1947 e sommerso dalle acque, a causa della costruzione di una diga, nel 1953. Ma se questa premessa può far scattare qualcosa nel lettore, e fargli pensare a Resto qui di Marco Balzano – anch’esso incentrato su un paese sommerso, in questo caso Curon –, Per chi è la notte non si limita ad arricchire la realtà, ma getta un ponte verso il sovrannaturale e il folklore.

Il romanzo narra innanzitutto la storia di un ritorno fisico e mnemonico. Il protagonista, adulto o forse già anziano, ci racconta gli eventi che segnarono il suo passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Siamo a Bosconero, in Garfagnana, ed è il 1943. Pacifico, chiamato da tutti Francesco, è un ragazzino solo, arrabbiato, segnato dallo stigma di avere un padre disertore. Il suo unico amico, se così si può chiamare, è Secondo, un ragazzo più grande a sua volta proveniente da una famiglia disfunzionale. Il ragazzo riversa la sua fiducia e il suo bisogno di approvazione nella fede fascista, e tenta di coinvolgere Francesco nelle indagini sul parroco del paese, don Dante, sospettato di nascondere ebrei e comunisti.

La maturità del narratore gli permette di evidenziare le peculiarità e le dinamiche del paese in guerra (indicando i meccanismi della borsa nera, ad esempio), ma il protagonista, ancora undicenne, ci permette di comprendere la dimensione mitica e spaventosa di Bosconero – circondato, come il nome lascia supporre, da una fitta foresta.

Il bosco è zona vietata perché dimora degli streghi, esseri dotati di poteri sovrannaturali, abitanti della notte ostili agli esseri umani. Per tutta la vita, Francesco è vissuto con il terrore del bosco e degli streghi, al punto di non osare entrarvi. Ma l’ingresso in scena di Tommaso, uno dei bambini ospitati dal don, cambia le carte in tavola.
Il ragazzino sprona Francesco a superare le sue paure e a entrare nel bosco. Nella sua dimensione, la guerra è una minaccia ben più terribile degli streghi, ed è da essa che i due devono fuggire.
L’amicizia tra i due ragazzi segue un percorso inverso rispetto agli altri personaggi: mentre il loro legame si rafforza, il paese collassa a causa della guerra. I legami si rompono, i rapporti di forza si ribaltano; su tutto incombe il bosco con i suoi orrori – all’inizio solo evocati, poi reali.

Il merito dell’autore è di essere riuscito a trasformare un elemento del folklore locale (gli streghi che secondo la leggenda chiedono ai viandanti nel bosco: “Per chi è la notte?”) in un universo coerente, molto solido, arricchito da leggende secondarie, aneddoti, rituali precisi.
Il senso di inquietudine che si avverte durante la lettura risponde perfettamente ai canoni di un certo horror: non ci sono jumpscare, apparizioni improvvise di mostri che fanno urlare il protagonista. Il libro è pervaso da un senso di angoscia, di intrappolamento, anche di inevitabilità.

La paura di Francesco non lo rende un testimone attendibile. La sua incapacità di discernere la realtà dalla fantasia fa sì che alcuni punti risultino oscuri, torbidi – ma ancora una volta, lo spaesamento del protagonista è lo spaesamento del lettore, che termina la lettura con l’impressione di aver assistito a qualcosa di troppo grande per la sua comprensione.

Per chi è la notte, affrontato con scetticismo, mi ha davvero stupito. L’autore, peraltro al suo esordio, ha saputo svecchiare una combinazione di elementi – bambini, formazione, Seconda Guerra Mondiale – dandole un nuovo respiro. L’unico elemento che ho trovato lievemente discordante è stato lo stile, in alcuni punti un po’ troppo retorico, ma il romanzo è pienamente riuscito.
Un’ulteriore nota di merito, infine, va all’epilogo in cui inquietudine e nostalgia raggiungono la loro massima intensità.

Sonia Aggio

3 Comments

  1. Questo libro tocca le corde del mio cuore…. la mia famiglia paterna è originaria proprio di quei luoghi. Mio padre Francesco visse da sfollato, verso la fine della guerra (che in Garfagnana fu terribile) proprio nel paesino che ora sta sotto l’acqua del lago artificiale…. Il lago viene svuotato ogni 10 anni circa, un’occasione per vederlo.

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...