Il lato oscuro dei “Miracoli”

Miracoli, Anna Beecher
(Edizioni Atlantide, 2021 – Trad. di C. Nubile)

Se fosse possibile condensare un romanzo sfaccettato come Miracoli in poche parole, mi affiderei a due brevi frasi che Emily, voce narrante, adotta in tempi diversi per descrivere il miracolo dell’esistenza. «I corpi potevano essere salvati», osserva infatti con stupore quando il nonno le racconta la storia di un cucciolo di labrador salvato dalla morte, o quando il padre di un’amica le fa sfiorare la pelle sotto cui vibra il suo pacemaker. «La gente poteva morire», si rende conto contemporaneamente, quando un’amica della madre muore di malattia, o quando il tempo si porta via l’anziana nonna.

Le persone possono essere salvate o possono morire. Il dramma di Emily è che anche suo fratello Joe, due anni e sette mesi più grande di lei, oscilla tra una possibilità e l’altra: a volte il cancro retrocede, i medici sono fiduciosi, i parenti hanno speranza, altre volte le cure sembrano non bastare, Joe non riesce più a mangiare e il suo corpo si spegne. L’infelicità di Emily è in realtà quella di suo fratello, il dolore di essere la sorella sana, di amare incondizionatamente qualcuno che può morire (o essere salvato), senza avere nemmeno il diritto di soffrire, di togliere per un istante a Joe il suo ruolo da protagonista nella tragedia della malattia.

Miracoli non è però solo la storia di Emily e Joe: con uno sguardo imparziale avanza all’indietro negli anni per abbracciare l’intera famiglia, al di là del cancro e delle sue conseguenze. La voce narrante a volte ci porta negli anni Cinquanta, quando il nonno Edward è ancora ragazzo e scopre l’amore tra le braccia di un suo amico, Jack, finché il loro segreto non arriva alle orecchie sbagliate e lui si ritrova lontano da casa, per dimenticare, e non solo nascondere, la sua omosessualità. La voce ci parla anche di nonna Eleanor, che in passato ha amato un uomo violento ma che ha condiviso la sua vita con un marito timido, lui che quasi non la vuole toccare, e lei che si rifugia tra le braccia di un altro. A volte, la voce di Emily ci porta ancora più indietro, alle storie di Mary Webb e Thomas Blood, i genitori di Edward, senza che nessuna di queste linee narrative abbia alcun reale impatto sulle altre.

I riflettori rimangono però puntati su Joe, perché è Emily a guidare il viaggio tra le storie dei suoi familiari. Ogni pensiero, ogni racconto, ogni parola è in realtà rivolta al fratello: l’identità del lettore si confonde con quella di Joe, il tu a cui fa riferimento Emily in ogni istante, il centro dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni. La sua angoscia, il senso di impotenza, le difficoltà di adattare la sua vita quotidiana alla straordinarietà della malattia, sono tutti elementi che plasmano la vita di Emily privandola di un’identità propria, quasi come se il cancro di Joe avesse inglobato ogni aspetto della sua vita, dall’università alla relazione con il suo compagno.

Anna Beecher affronta i tormenti dei suoi personaggi con un realismo straziante. Il pathos della narrazione passa attraverso i dettagli, i pensieri fugaci di Emily, le piccolezze che riempiono la sua vita. Lo stile non insiste sul dolore né lo glorifica per arrivare più facilmente al cuore del lettore. Al contrario, i pensieri di Emily tendono a posticipare l’elemento disturbante alla fine di ogni riflessione, come piccole schegge acute su cui però spesso non rimane il tempo di soffermarsi. Il dolore si disperde nell’insieme eterogeneo di emozioni che attraversano Miracoli.

Questo crudo realismo ha una duplice radice: da una parte, Beecher ha saputo lavorare bene sulla struttura del romanzo per bilanciare gli elementi narrativi e le emozioni che li accompagnano; dall’altra parte, sicuramente ha influito anche la dimensione autobiografica del racconto. Miracoli è infatti dedicato a John Beecher, fratello di Anna, morto in giovane età di cancro.

È significativo che l’edizione italiana dell’opera abbia una doppia versione dell’immagine di copertina: Joe ed Emily camminano l’uno di fianco all’altro dando le spalle al lettore, ma solo uno dei due viene raffigurato, dando così l’impressione che i fratelli siano destinati a proseguire le loro strade in solitudine. Eppure, l’ombra dell’altro li accompagna metaforicamente nello spazio lasciato vuoto sulla copertina. Indipendentemente da come si conclude il libro, Miracoli è infatti la storia di un legame indissolubile, in cui la distanza (spaziale, temporale, fisica, simbolica) non è mai così insormontabile da rappresentare una minaccia.


Anja Boato


L’immagine di copertina è reperibile su pixabay: https://pixabay.com/it/photos/figli-fratelli-gli-amici-caro-4293465/

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